Le poesie della giovane Adua Biagioli Spadi. “L’alba dei papaveri”
di Cora Craus –
Una tavolozza di versi, un puzzle di sentimenti, preziose tessere di un mosaico di emozioni nella silloge “L’alba dei papaveri – poesie d’amore e identità” (ed. la vita felice – pag.88 – € 12), di Adua Biagioli Spadi. Vi è nelle composizioni di questa giovane poetessa una capacità quasi magica di trasfondere forza e semplicità.
Ci siamo soffermati a lungo su una lirica dedicata alla sua terra d’origine: “Pistoia”. Il ritratto della propria città che cela e disvela, esalta e rafforza il personale ritratto di se stessa, della propria anima, canta i desideri profondi di trovare e ritrovarsi. Tutta l’intensa e delicata raccolta è un’affascinante viaggio alla ricerca di se stessa dentro di sé, dentro la propria ombra, la propria anima. Emerge un bisogno di abitarsi e condividere sentimenti, stati d’animo “ Intravedo le ciglia velate/folte cornici di occhi più grandi/così arresi, spalancati alla luna/. [.] Come un mistero emergi più viva/ nell’intreccio accurato di stelle”.
Versi dall’ampio respiro, e moltiplicati dettagli, espandono la loro forza e catturano l’attenzione, un caleidoscopio di parole, in una voluta o involontaria sinèstesi rivelano una intensa inquietudine. Per lei, poetessa e affermata pittrice, sembrano scritte le parole del conterraneo toscano Leonardo da Vinci: “La pittura è una poesia che si vede e non si sente. La poesia è una pittura che si sente e non si vede”.
Conquista l’armoniosa costante ispirazione, quasi simbolico filo di “briciole” d’infantili e fiabesche letture, a fiori “Profuma il glicine della vita”, a stelle “ l’incedere dell’uomo verso il sole/ è un mistero di stelle fra le dita”. Così come il delicato specchiarsi nella Luna, sublime simbolo di femminilità “Niente è più mio della luna/ nel cielo senza ali/”.
Nelle liriche di Adua è forte la “sensazione” che abbia voluto fermare in esse, attimi di riconoscimento di sé, pragmatica, sotto questo aspetto la composizione: “Quando mi piaccio”; “dipingo alla rinfusa/ e rido degli errori più ostinati,/ho il possesso dei pianeti “. Così come in “Poeti” supera l’indagine su se stessa abbracciando una intera categoria dando forza di universalità alle parole “Siamo gli amanti armati d’inchiostro/nella stanza della Terra/battuta dalla pioggia/ [.]Siamo le anime grezze dei diamanti/dei sottili travagli inconfessati”.
Ci siamo perse e ritrovate, insieme all’autrice, nell’ansia, nell’emozioni, nell’immaginazione de “La pagina bianca”. Così come tangibili, corporei sono diventati i versi di “Parole antiche”.
In questa raccolta, opera prima, di Adua Biagioli Spadi, l’attenzione della poetessa si concentra, d’altronde lo dichiara esplicitamente nel sottotitolo – “poesie d’amore e identità” – sulla ricerca di aspetti profondi e luminosi, sulle policromie dell’animo umano. E, la parola nitida, pulita, ricercata emerge con forza espressiva. Affascina l’invisibile ponte, creato con maestria, tra la descrizione della realtà e il dilagare della poesia. Colpiscono in questo opera prima la linearità della “narrazione” e l’acuta introspezione, dove l’eleganza del verso si fonde con la capacità della lettura psicologica.