Aprilia, una periferia immensa
di Marina Cozzo –
Il territorio di Aprilia, immenso come la sua storia.
E’ di circa 180 chilometri quadrati l’area geografica assegnata alla competenza di Aprilia al momento della fondazione: 180 chilometri quadrati di paludi abitate prevalentemente da animali, piante e insetti, ma anche di zone già conquistate dagli uomini e facilmente mantenute nella loro rurale caratteristica bellezza.
Così, troviamo zone di grande importanza ed interesse storico:
– Buon Riposo – Campo di Carne.
La storia di questa zona apriliana si perde nella notte dei tempi.
Si pensi che era il giugno del 481 a.C. quando gli anziati misero in fuga, dal tratto tra Anzio e Campo di Carne, il console romano Lucio Emilio. Questi, per non subire una più cocente sconfitta, si rifugiò, nottetempo, a Lungula (attuale Buon Riposo), località volsco-anziate, conquistata nove anni prima dal suo collega Postumo Cominio Aurunco (fonti: Livio, II°,Cap.33 e 39, e DIONIGI di Alicarnasso: VI° Cap. 91 e VII° Cap. 36 e 85).
Sembra, secondo ipotesi storiche acclarate, che il campo di battaglia dove si svolsero quelle guerre fosse proprio l’odierno territorio di Campo di Carne, che geograficamente soggiaceva tra le due città volsche.
Poi, per conquistare definitivamente Anzio e il suo agro, i Romani impiegarono ben 154 anni, promuovendo molte campagne militari a partire dalla fondazione di Roma
Mai si sarebbe pensato che, dopo più di due millenni (circa 2.425 anni), la stessa città marittima fosse nuovamente teatro di una guerra, per giunta molto più devastante delle precedenti, e che si sarebbero fronteggiati altri eserciti sullo stesso campo di battaglia.
Sulla piana di Campo di Carne, divisa dal celebre cavalcavia su cui i terrapieni si giocarono le sorti della Seconda Guerra Mondiale.
Quivi nel 1944 si giocarono in parte le sorti dell’ultima guerra, dove gli eserciti alleati subirono si qualche insuccesso inferto loro da quello tedesco, ma non persero l’ultima battaglia, avvantaggiati come erano dall’imponente superiorità di uomini e mezzi da essi impiegati nella piana di Campo di Carne, di Campomorto e nei borri macchiosi di Buon Riposo.
Nota sopratutto per la tenuta Garibaldi, dove ancora adesso si trovano una chiesetta, la tomba-mausoleo della famiglia Garibaldi, (contente, fra gli altri, il figlio primogenito di Giuseppe Garibaldi, Menotti), un cimitero storico risalente al periodo napoleonico, le sorgenti di Carano ed alcuni edifici rurali, luoghi dell’epopea del Risorgimento, un tempo utilizzati come granai, nei quali muli e cavalli, utilizzati proprio per il trasporto dei cereali, accedevano lungo due scale laterali, ancora oggi relativamente ben conservate, anche se parzialmente modificate.
Questa parte di Aprilia pare essersi fermata nel tempo, perché sono rimasti intatti natura e ambiente che conserva le caratteristiche tipiche della campagna romana/pontina con vegetazione riparia ancora non compromessa lungo i fossi che l’attraversano e con le coltivazioni presenti di kiwi e cereagricole ben inserite nel contesto.
Incontaminato sembra essere ancora anche il fitto boschetto di bambù che, se pur non autoctono ma opera dell’uomo, inserito nei pressi del mausoleo, contribuisce alla creazione di un’atmosfera quasi magica del luogo.
Proprio per la salvaguardia del comune di Aprilia, questo lembo di territorio miracolosamente sfuggito, sino ad ora, alla speculazione edilizia, si è costituito un Comitato che ha promosso una petizione popolare per richiedere il riconoscimento di Monumento Naturale a tutta la zona.
E’ una frazione ai piedi degli incantati Colli Albani e il suo territorio è diviso a metà: una parte è governata dal comune di Aprilia, dove si trova la stazione ferroviaria, e l’altra dal comune di Lanuvio.
Dal secolo XVI la località dava il nome ad una tenuta che apparteneva alla famiglia Savelli di Albano, per poi passare agli inizi del Settecento ai Chigi, di circa 911 ettari, confinanti con il territorio di Ariccia e con le tenute di Montagnano, Tor di Bruno, Pescarella, Casalazzara, Valle Oliva e Colli di S. Paolo.