Un’attrice, una donna, una madre. Da Latina, Elisabetta Femiano, alla riconquista del teatro
di Luisa Belardinelli –
Una latinense doc ma che volge lo sguardo anche altrove. Una donna in costante sperimentazione di nuovi mondi teatrali.
Diplomatasi all’ accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico di Roma, Elisabetta nel corso degli anni ha interpretato, ma anche scritto e diretto molti spettacoli teatrali. Nel nostro territorio si è contraddistinta con interpretazioni di altissimo livello come ad esempio “La notte di Medea”, una sua personale e molto apprezzata elaborazione drammaturgica di Medea di Euripide.
Ha da poco terminato una tournè italiana con lo spettacolo “Farà giorno” regia di Piero Maccarinelli. Il progetto ancora più ampio a cui Elisabetta Femiano si è legata fa capo all’Associazione romana Artisti Riuniti.
L’Associazione, nata nel 2004, può vantare la collaborazione negli anni di esponenti di rilievo: con 4.48 PSYCHOSIS, interpretato da Giovanna Mezzogiorno, per la regia di Piero Maccarinelli al Teatro Palladium, IL FUCILE DA CACCIA di Inoue Yasushi, adattato da Rocco Familiari e il primo lavoro teatrale scritto e diretto da Cristina Comencini, DUE PARTITE (Margherita Buy, Isabella Ferrari, Marina Massironi, Valeria Milillo) e molte altre rappresentazioni.
Con “Farà Giorno” la nostra Elisabetta ha avuto nuovamente l’opportunità di solcare i Teatri d’Italia, da Napoli a Ostia, da Milano a Torino, ecc.
“Ad un certo punto della mia carriera ho scelto insieme a Danilo, mio prezioso compagno d’amore e anche d’arte (Danilo Proia è anche lui regista e sceneggiatore) di diventare madre e di dedicarmi alla crescita di nostro figlio. Continuavo certo a respirare il palcoscenico ma limitatamente al mio territorio che, seppur non molto sensibile all’arte teatrale, mi ha donato comunque molto e dato la spinta a riemergere. Danilo e mio figlio in questo mio viaggio esperienziale sono i miei primi fan”.
In “Farà Giorno”, Elisabetta ci confida le sue emozioni legate al suo ruolo, quello di Aurora, “un personaggio rivoluzionario, vittima e carnefice di un conflitto sociale che sfocerà nella riscoperta di sé e delle sue origini”. Aurora è una donna che ha il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, di comprendere l’altro al di là del proprio ego e soprattutto è concreta nell’agire. In un momento di crisi e di disincanto come questo, un personaggio così ti scalda il cuore”. La nostra città, Latina, dovrebbe prendere spunto dall’anima di questa storia. Aurora ritorna ad essere pura, onesta con se stessa e concreta”. E al telefono Elisabetta ha ragione, mentre la sento intenta a prepararsi per andare in scena, stavolta nella bella Torino. Non è impossibile risalire la montagna. Tutti noi dovremmo anche solo per un istante indossare i panni di Aurora. Tutti noi così potremmo rimetterci in gioco. Latina ha i suoi talenti e bisogna ‘lottare’ affinchè vengano riconosciuti e tutelati.
Salutandomi Elisabetta è propositiva e desiderosa di tornare a Latina. “Siamo tutti responsabili. Se ognuno di noi riflettesse sulla situazione, forse un “Farà Giorno” potrà esserci e una nuova Aurora per la nostra Latina e per noi tutti potrà sorgere”.