Il mistero del campanile di San Michele, lo racconta Tinto al 73° della battaglia di Aprilia
di Marina Cozzo –
L’intervista a Francesco Tinto
Aprilia, 28 Maggio 1944.
Dopo quattro mesi di scontri tra le forze alleate e l’esercito tedesco presenti sul fronte italiano, un reparto di scozzesi, i Gordon Highlanders, entra in Aprilia , (The Factory così definita dagli americani per la sua struttura architettonica simile alle fabbriche inglesi).
Quell’infausto giorno decretò la distruzione del borgo, ridotto ad un cumulo di macerie, a soli otto anni dalla fondazione. Desolazione e distruzione dovunque, in un luogo che non aveva più nulla del progetto iniziale.
Unico elemento rimasto miracolosamente in piedi la statua di San Michele , che nonostante gli evidenti segni lasciati dai combattimenti, resistette maestosa, simbolo di un messaggio di speranza per una rinascita e ricostruzione della città e della sua vita sociale.
E così fu!
Il centro, in parte venne ricostruito come da progetto originario. La chiesa venne immediatamente rimessa su, tranne che per un elemento vitale per una comunità: il campanile.
Si dovette aspettare il 1999 perchè esso risorgesse, come un’Araba Fenice, dalle sue stesse macerie.
Era l’epoca dell’amministrazione comunale diretta dal sindaco Gianni Cosmi. Alcuni tecnici, in prospettiva del Giubileo dell’anno 2000, proposero il progetto.
Erano gli architetti Francesco Tinto e Marco Raffaelli, mentre all’interno della Casa Comunale, l’ingegner Luciano Giovannini curava tutta la procedura burocratica.
Le imprese edili erano la Pieralisi Costruzioni e Stradaioli: quest’ultima realizzò tutta la struttura in cemento armato, mentre la prima si occupò del resto.
La progettazione e la direzione dei lavori dei due professionisti fu tutta pro-bono, rinunziando alla quota parte delle parcelle: le somme vennero messe a disposizione dell’amministrazione per pagare le spese vive.
- Architetto Tinto, il progetto del campanile è quello originale?
“Beh sul progetto ci furono tante polemiche, spesso a riempir la bocca. Il caso di Aprilia è stato unico, come ha affermato anche il professor Giorgio Muratore, – docente della Sapienza in Architettura e Storia dell’Arte – perchè un campanile, distrutto in caso di guerra non è mai stato ricostruito. Comunque per rispondere alla domanda esso lo è sia per le dimensioni che per le proporzioni con la facciata della chiesa. La cella campanara originale conteneva sette campane, noi ne abbiamo inserite otto.”
- Perchè Aprilia è un caso unico per la ricostruzione del campanile?
“Ricostruire e spendere denaro per una cosa che ha un mero significato simbolico è vista senza senso, non avendo una reale esigenza. Tutt’ora non ha un valore e una funzione propria se non quella culturale. Ma poi scattavano delle “priorità” della comunità: dopo la distruzione il cardine primo della città veniva riedificato, dove era e come era. Veda, il campanile, come da progetto primordiale, doveva fare da asse con Via degli Aranci (via religiosa), mentre la Torre Civica faceva asse con Via dei Laurei (via laica). Questo rappresentava la caratteristica urbanistica dell’intero nucleo cittadino. Evidenziare questo, significa evidenziare il significato vero e profondo della ricostruzione della torre campanaria.”
- Quindi, architetto, tra tutte le contestazioni con questo progetto volevate dare un segnale
“Esattamente! Vorrei ricordare che l’impresa fu arricchita da donazioni di tanti privati. Per esempio Nicola Prezioso ha fatto allestire tutta la illuminazione sia della torre che del castello campanaro; Domenico Caferra offrì l’orologio e la croce con le due colombe, opera di Cottiga”
- Avendolo ricostruito nello stesso posto, significa che avete ripreso la zona occupata dal campanile. Ma io ricordo che prima vi era un basamento con un tetto
“Infatti. Noi abbiamo scavato nel basamento e siamo andati in profondità, per le fondamenta, tra trivellazioni e pali. La voragine del campanile era stata riempita con le sue stesse macerie. Tra esse abbiamo scovato anche reperti militari tedeschi, americani, di tutto. La cadenza della cortina è una tessitura a croce. Questa è la novità portata, ma usando sempre il mattone rosso, come in origine.”
- Voi avete fatto una grande opera, con il campanile, nel rispetto delle “regole” architettoniche religiose cattoliche?
“Si, infatti, e mi passi una polemica. Il Sagrado di una chiesa serve alla preparazione spirituale del credente prima del suo accesso. Per salire sul sagrado vi sono sempre tre gradini che servono a questo scopo, mentre nel rifacimento dei marciapiedi, già metà del primo gradino è andata via: questa è davvero una manifestazione di incapacità e non conoscenza dello scopo di quella struttura. Lì c’è un errore grandissimo e imperdonabile perché non è stato tenuto conto del significato liturgico.”