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Ozpetek dipinge una Napoli Velata tra noir e melodramma

di Marina Bassano –

E’ una Napoli molto Velata quella che si intravede nel film di Ferzan Ozpetek, con un cast stellare che ha come protagonista quasi assoluta Giovanna Mezzogiorno.

Il regista turco gira per la prima volta nella città campana, e ne rilascia un’immagine colorata e fatta più di persone che di paesaggi. La religiosità popolare e le immagini iconiche vengono portate all’estremo nel film, così come il sostrato folclorico che si personifica nella figura di Peppe Barra, musicista popolare che interpreta magistralmente il ruolo di Pasquale.

Più generi si incontrano nella pellicola di Ozpetek, che però resta sempre fedele alle sue linee guida: l’erotismo, le ossessive presenze dall’aldilà che non lasciano il mondo dei vivi, un passato da riscoprire che torna prepotentemente, la follia.

C’ anche tanto barocco all’ interno dei musei e nelle case dei protagonisti a fare da contorno a un melodramma tinto lievemente di giallo, che introduce via via il tema del doppio con il personaggio maschile Andrea, caro a molti registi.

La vista velata costituisce un tema centrale nel film, che passa per un gruppo di non vedenti tra le strade di Napoli e che termina non a caso con uno sguardo fugace al capolavoro di Giuseppe Sanmartino, il Cristo Velato, e che conclude il suo percorso tortuoso intorno ad un oggetto chiave rappresentato da un occhio portafortuna. Gli occhi sono simbolo di un senso primario: passiamo attraverso quelli di Giovanna Mezzogiorno, inquieti, spaventati e nostaligici, fino a quelli privati al suo Andrea, con un’efferata violenza.

A non essere velato è il senso di morte che pervade la città dipinta da Ozpetek, una paura che la città cerca continuamente di esorcizzare e su cui cerca di giocare, che trova la chiusura del cerchio nel lavoro di medico legale della protagonista Adriana.

La storia raccontata da Ozpetek è sempre in bilico tra presente e passato, tra ciò che è reale e ciò che non lo è, così come Napoli è in bilico tra vita e morte, tra sacro e profano, che sfociano uno nell’altro abbattendo i confini, fino a trovare un equilibrio che è ciò che conferisce luce e autorità a una delle maggiori prove cinematografiche del regista turco.

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Marina Bassano

Marina Bassano

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