Tredici grandi della letteratura nel libro di Rossana Carturan: “Ognuno finisce come può”
di Cora Craus –
“Ognuno finisce come può” di Rossana Carturan racchiude un romantico e poetico “Memento Mori” di tredici immortali della letteratura. Una coraggiosa scelta narrativa in un momento in cui, culturalmente, si tende a rimuovere l’idea stessa della morte. Salvo esorcizzarla con plateale e collettive manifestazioni di sdegno, di dolore, con “comodo uso” di fatti di cronaca.
“Ciascuno finisce come può” (ed. Il seme bianco – pag. 90 – €9,90) è l’ultimo lavoro, appena pubblicato, della scrittrice, latinense di adozione, Rossana Carturan, sono racconti ispirati alla vita e alla morte di autori e autrici quali Cesare Pavese, Pier Paolo Pasolini, Simone De Beauvoir, Emily Brontë. Sono racconti di magistrale fantasia e creatività, “veri strumenti di lavoro”, del romanziere. Tra le righe si respira un sotterraneo magico e mistico senso della vita. Vogliamo ricordare che l’unico veritiero dato storico da cui il libro prende l’imput sono le date di morte dei protagonisti.
La penna di Rossana Carturan riesce a farci vivere con grande verosimiglianza “cosa avessero potuto fare o pensare questi grandi scrittori poco prima della loro morte. Giocare con i loro pensieri, su ciò che ci è noto per la loro esistenza letteraria e su ciò che avrebbe potuto essere o è stato”. Verosimiglianza, concetto infido in questo momento di fake news à gogò. Ma lo abbiamo sottolineato all’inizio il libro è frutto della creatività dell’autrice!
Abbiamo ritrovato nelle parole di Rossana Carturan l’essenza vera di un scrittrice amata all’inverosimile: Virginia Wolf. Con quella delicata descrizione che ricorda l’intensa tenuità degli acquarelli “Si alzò nuovamente in piedi e con calma prese a camminare lungo il fiume. Mentre avanzava lungo la riva, ad ogni passo si piegava a raccogliere un sasso dalla forma curiosa che infilava nelle tasche del cappotto. Una brezza soffiava leggera a scompigliarle i capelli raccolti”. Nella realtà Virginia Wolf, che per tutta la vita soffrì di fortissime crisi depressive, si suiciderà, affogandosi nel fiume Ouse dove fu ritrovata con le tasche del cappotto piene di sassi.
Nel capitolo dedicato ad Emily Brontë abbiamo rivissuto l’emozione di una storia di passione, vendetta, ossessione, una storia di “spiriti orribili”, soprattutto un’attrazione senza appello tra Catherine e Heathcliff immersa in un’ambientazione da incubo, un antico maniero nella brughiera inglese da cui prende il titolo il romanzo: “Cime tempestose”.
Attraverso i tredici racconti abbiamo avuto l’impercettibile e pure piacevole sensazione di ritrovare l’eco dello stile narrativo di ciascun autore. Una curiosità, una domanda sospesa: è stata una istintiva ed involontaria fusione con l’opera del personaggio di cui si raccontava la storia o una sottile e voluta ricerca capace di catturare le vibrazioni di antiche pagine scritte e che, pur non offuscando la personalissima narrazione della Carturan, fa dono, al lettore, di un lieve e rinnovato ricordo?