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Antonio Farina, il nostro artista pontino espone alla Feltrinelli

di Luisa Belardinelli –

Antonio l’ho conosciuto molti anni fa, quando insieme ad una mia cara amica trascorrevamo serate a progettare in città piccoli eventi artistici. Farina è uno storico maestro del colore e della perfezione. Andavo spesso a trovarlo nel suo laboratorio, parlavamo molto, ci confrontavamo su tutto, dall’arte fino ad arrivare ai discorsi più disparati legati all’uomo e alla sua identità ideologica. Ricordo quell’odore di acrilico e olio, quelle tele dove era possibile immaginare i luoghi dei nostri ricordi e mi emoziono ancora. Maestro di grande intelligenza artistica e non solo. Poeta del colore, uomo di rara sensibilità che ha sempre creduto nell’arte e nei giovani talenti. Grande Antonio, sei un pezzo importante della nostra città !

“L’idea mi è venuta mentre sistemavo lo studio: sono usciti fuori tanti lavori abbozzati ed idee di quadri (realizzate in seguito su tela); tutto ciò ha fatto sì che potessi osservare la mia formazione artistica degli ultimi trentanni …e proporla in 28 disegni sulla “scala rossa””.  Antonio Farina

Così Antonio Farina ripercorre i  suoi trent’anni di laboratorio e di prove su carta esponendo .  Marcella Cossu, critica d’arte descrive dettagliatamente l’arte del nostro storico Maestro:
“L’approccio alla pittura di Antonio Farina è rassicurante, ultra-tradizionale, ma allo stesso tempo di assoluto sconvolgimento emozionale. Con quel tanto di “strapaese”, di radicamento spaziotemporale, di vera o presunta ingenuità che consente, in una realtà sempre più alienata e alienante, il riposo e il ristoro dell’occhio e della mente. Può, da un punto di vista della critica, essere o sembrare questa una diminutio? A molti, probabilmente; a quanti, credo, abbiano da tempo e nel medesimo ambito, più o meno scientemente, abdicato alla scomodità e alla responsabilità d’esercizio del libero arbitrio, per accodarsi al carrozzone di un’estetica prevalente, di edulcorata e consumistica globalizzazione, dove oggi, fatte salve alcune lodevoli eccezioni, sembrerebbe non essere posto per il canto di singoli sognatori come Antonio Farina.

La forza di Antonio Farina sta essenzialmente in quei suoi stralci di vegetazione, folta al punto da definirsi macchia, o giungla, così da impedire di filtrare al minimo raggio di sole, che invadono la tela prima da dritto e poi, riflettendosi in immoti stagni o canali, da rovescio. Sono canne, pini mediterranei, svettanti “calìps”, e poi, a pelo d’acqua, strani spannocchiamenti di rigogliose graminacee palustri mezze verdi e mezze bionde, un po’ marcite un po’ essiccate.

Impossibile sottrarsi al magnetismo del profondo blu-verde degli specchi d’acqua, degli intrecci e contorcimenti delle radici, un po’ come accade per le mangrovie palustri della Louisiana: la rivisitazione lirica di un mondo semiperduto, quello della lestra, della palude, del canale pontino d’immemore fascinazione, da Sartorio a Indrimi, reinterpretato, desertificato e amplificato dalla metafisica individualissima di un artista così singolare, al punto da far dimenticare ogni varia ed eventuale connotazione stilistica, in virtù di uno straordinario quanto inatteso afflato emozionale.

L’esposizione, organizzata da Fabio D’acchille, terminerà il 30 giugno.

 

 

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Luisa Belardinelli

Luisa Belardinelli

Giornalista