“Anche una cuoca deve imparare a dirigere lo Stato” affermò Lenin e Teresa Noce ne accettò la sfida.
di Cora Craus –
Appare arduo concentrare in poche righe l’intensa e “avventurosa” vita di Teresa Noce: da umile sartina a Madre Costituente della Repubblica italiana, passando per la fondazione del Partito Comunista italiano, partigiana nelle Brigate Internazionali, deportata nei “campi della morte” di Ravensbrück, sindacalista, deputata, giornalista, scrittrice…
Proponiamo la lettura del suo libro, “Rivoluzionaria professionale – autobiografia di una partigiana comunista.” (Ed. RedStarpress – pag.415 – € 22), perché crediamo che mai come oggi sia importante, utile prendersi il tempo per riflettere sulla vita di ideali, di lotta, di scelte, di assunzioni di responsabilità di donne, la cui vita è più attuale di quanto si possa immaginare.
L’autobiografia è una narrazione particolare dove si uniscono il piacere e la fatica della scrittura, la riflessione e la ricostruzione di sé e del proprio mondo cosa a cui non sfugge nemmeno Teresa Noce battagliera Madre Costituente. Questo libro è una narrazione e un testamento politico prima ancora di essere il racconto della vita dell’autrice e questa differenza viene immediatamente percepita in chi ha avuto la possibilità di leggere anche “Gioventù senza sole” libro che racconta sotto forma di romanzo la prima parte della sua vita. Quella sua prima autobiografia fu pubblicata mentre lei si trovava in Spagna, nelle Brigate Internazionali, durante la guerra civile, con il nome di battaglia di Estella, nome suggeritole da Palmiro Togliatti. Fu durante la guerra civile spagnola che nacque la più famosa compagnia della Resistenza Partigiana: “La Brigata Garibaldi”.
I primi due capitoli del libro sono un inno alla lettura, lettura come conoscenza, lettura come autoconoscenza di sé e del mondo. “Leggendo il giornale e in seguito tutti i pezzi di carta stampata, tutti i giornali e i libri che riuscii a procurarmi, scoprii che Torino era una grande città e che vi succedevano tante cose, sia belle sia brutte. Capii che il mondo non si limitava a me, alla mia famiglia, alle compagne e alla scuola”.
Nel libro di Teresa Noce, che attraversa quasi tutto il Novecento, sfilano tragedie mondiali e drammi personali, tragedie politiche e sociali ma è anche una fonte inesauribile di coraggio che illumina la storia e si irradia fino ad oggi fino alla lettrice/re. “L’esperienza di Teresa Noce. Un esperienza – scrive Igor Papaleo, nella prefazione – che in pochi conoscono, nonostante il suo nome oggi titoli piazze e strade, si ritrovi in resoconti parlamentari e contratti sindacali, pubblicazioni politiche e tesi di laura. L’esperienza di una donna che scelse di vivere in piedi e si organizzò per farlo, trovando nel Partito comunista l’opportunità e lo strumento della sua emancipazione”.
Teresa Noce potrebbe da sola potrebbe fronteggiare e vincere il mito americano dell’uomo che si fa da sé. In questo caso della donna e che donna! La sua nascita tutt’altro che privilegiata nasce, infatti, in una famiglia poverissima e molto sgangherata con un padre sfaticato e manesco una madre certamente responsabile e accogliente ma bigotta e dagli orizzonti limitati. Teresa comincia a lavorare a sei anni come tantissimi altri bambini nelle sue condizioni. Orgoglio, fierezza e amore per la politica saranno le sue vere armi di riscatto e di lotta.
Perché leggere l’autobiografia di Teresa Noce? È la memoria di una comunista per i comunisti? Lascio la risposta alle parole di Emilio Sereni. “Il vostro racconto mi ha dato un po’ d’Italia. Ricordo le donne e gli uomini semplici, spinti in Francia dalla miseria o dalla persecuzione, uomini che avevano imparato a maledire il loro paese, e poi, come me, si sono commossi al vostro racconto, perché hanno in esso conosciuto, ricordato, un’altra Italia. E sono convinto che altre donne, altri uomini semplici del nostro paese, hanno bisogno di conoscersi, di commuoversi a questo racconto, a questa realtà”