Un excursus tra le organizzazioni insignite del premio Nobel per la Pace: Unione Europea
Di Cora Craus –
Un’utopia: una Patria europea e non l’Europa delle patrie questo era il sogno di Altiero Spinelli maturato durante il confino a Ventotene. E prima di lui fu il sogno di Giuseppe Mazzini e della sua “Giovine Europa”. In una recente intervista ha ricordato Walter Veltroni, citiamo a memoria, che possiamo considerare l’Europa Unita come l’unica utopia politica realizzatasi nel ventesimo secolo.
Un’utopia che ci ha garantito ottant’anni di pace. Sì, l’Unione europea, con tutti i suoi errori, limiti, difetti rimane, la realizzazione di un grande sogno, di una grande utopia. Questo stesso pensiero deve aver animato l’Accademia di Oslo quando il 10 dicembre del 2012 assegnò il Premio Nobel per la Pace all’Unione Europea con questa motivazione: “Il ruolo di stabilità giocato dall’Unione ha aiutato a trasformare la gran parte d’Europa da un continente di guerra a un continente di pace. Il lavoro dell’UE rappresenta la “fraternità tra le Nazioni”, e costituisce una forma di “congressi di pace” ai quali si riferiva Alfred Nobel nel 1895 come criterio per il premio Nobel per la Pace”.
Da sottolineare che da subito l’Unione destinò la consistente somma ricevuta (raddoppiandola) al progetto “Bambini per la Pace” che prevedeva l’apertura di scuole nei paesi più poveri e in guerra e grazie a questo gesto, negli anni seguenti ventotto mila bambini poterono andare a scuola. Non possiamo dimenticare, come non lo dimenticò l’Europa, che il 10 dicembre è anche la Giornata Mondiale dei Diritti Umani.
Per la prima volta gli allora rappresentanti dell’Unione insieme alle istituzioni UE e al Forum Europeo della gioventù lanciarono un concorso per chiedere ai giovani, dagli otto ai ventiquattro anni, cosa significasse per loro la pace. Il testo preciso della domanda fu “Pace, Europa, Futuro: cosa significa per te la pace in Europa?”.
Furono quattro i vincitori, tra cui la sedicenne italiana Elena Nicoletta Garbujo, e tutti presero parte ufficialmente alla cerimonia dell’assegnazione il 10 dicembre ad Oslo. Elena Nicoletta Garbujo vinse grazie al suo tweet in cui scrisse: “Pace ponte avente comuni estremità”.
L’Unione Europea fu la ventunesima organizzazione internazionale a vincere il prestigioso premio; il discorso di ringraziamento fu letto dal belga Herman Van Rompuy, Presidente del Consiglio Europeo; e dal portoghese José Manuel Durăo Barroso, Presidente della Commissione Europea.
Vogliamo ricordare un breve passo del discorso di Van Rompyy: “La guerra è vecchia come l’Europa. Questa Europa che porta le cicatrici di lance e spade, cannoni e fucili, trincee e carri armati. La tragedia della guerra riecheggiava già nelle parole di Erodoto 25 secoli fa: “In tempo di pace i figli seppelliscono i padri ma in tempo di guerra sono i padri a seppellire i figli”. Eppure…dopo due guerre terribili che hanno gettato nell’abisso il nostro continente e il resto del mondo…un’era di pace duratura è finalmente sorta in Europa”.
Chiudiamo con le parole di José Manuel Durăo Barroso: “…la pace non può però dipendere dalla buona volontà di donne e uomini. Deve ancorarsi nelle leggi, negli interessi condivisi e in un senso sempre più radicato di una comunità di destini. [.] La nostra ricerca di unità europea non è un congegno perfetto: è un’opera in divenire che richiede costanza e diligenza. Non è fine a se stessa, ma votata a raggiungere fini superiori. Sotto molti aspetti, testimonia la ricerca di un ordine cosmopolita nel quale i benefici degli uni non vadano necessariamente a discapito degli altri. Nel quale il rispetto delle regole comuni è al servizio di valori universali”.