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La fede cristiana al tempo del Coronavirus: stralci della lettera del nostro Vescovo Mariano Crociata

Di Cora Craus –

Crediamo di fare cosa gradita ai lettori/ci riportando alcuni stralci della pubblicazione: “La fede in Tempi di “Distanziamento sociale”. Lettera ai presbiteri, ai diaconi, alle persone consacrate e a tutti i fedeli”, scritta dal Vescovo della Diocesi di Latina – Terracina – Sezze –  Priverno, Monsignore Mariano Crociata.

Abbiamo, arbitrariamente, dato una parola chiave a ciascun brano. Alla fine del pezzo troverete tutte le indicazioni per poter leggere interamente il documento.

La Fiducia.

“Ci sono motivi di fiducia sulla possibilità di superare la malattia e sul contenimento della sua diffusione, se tutti saremo responsabili con i nostri comportamenti. Il pensiero va anche a quanti sono provati dalle restrizioni introdotte in tutte le attività, dalla scuola al lavoro e alla vita sociale ed ecclesiale. Dobbiamo aiutarci in questo temporaneo cambiamento di abitudini. Dobbiamo soprattutto aiutare i bambini e i ragazzi, messi alla prova, insieme alle loro famiglie, da un ritmo di vita a cui non sono abituati, senza dimenticare gli anziani e le persone sole. Una cosa dobbiamo subito dirci, e cioè che l’epidemia finirà; non possiamo dire quando, ma finirà. La domanda è: come dobbiamo attraversare questo tempo fino a quel punto? E poi anche: come ci troverà quel punto quando arriverà, come saremo quando sarà tutto finito? La risposta dipende dal nostro senso di responsabilità e dalla nostra disponibilità”.

L’uomo animale sociale.

“Le prescrizioni cautelative si muovono tutte, necessariamente, in senso contrario al bisogno umano fondamentale di incontro, di scambio, di unione, di vicinanza, di prossimità, di intimità. Abbiamo bisogno gli uni degli altri, e perciò di cercarci e di incontrarci; abbiamo bisogno di accoglienza reciproca, di legami comunitari, di contatto, perché attraverso il contatto passa il flusso delle emozioni e dei sentimenti, l’esperienza del voler bene e dell’essere voluti bene, la gioia e la forza per affrontare la vita, passa perfino il rapporto con noi stessi e la nostra autocoscienza. Tutto questo è ora sottoposto a limitazioni e proibizioni. Dobbiamo tenere un distanziamento sociale con tutti, ma il distanziamento non è un mero fatto meccanico e funzionale; il suo significato e i suoi effetti sono molto più profondi della convenienza igienica e sanitaria al cui scopo è stato disposto. Soprattutto dobbiamo ammettere che il contatto non è solo positivo e produttivo, può anche diventare canale di trasmissione di un contagio. Il male ti colpisce proprio là dove attingi il bene, svelando l’ambiguità della nostra condizione umana. Ne prendiamo atto e cerchiamo di discernere la verità e la bontà delle nostre scelte quotidiane. Abbiamo bisogno di contatto e di incontro, ma si rende temporaneamente necessario distanziarsi. Questa necessità deve diventare un’occasione per reimparare ad apprezzare il bene della famiglia e dello stare insieme, dell’incontro e dello scambio, dell’amicizia e degli affetti, per prepararci a coltivarlo e a viverlo meglio, a fronte di una abitudinarietà che rischia di farcene perdere il senso e la qualità. L’attesa di una rinnovata e serena esperienza di prossimità e di effusione degli affetti affini la purezza e l’apprezzamento del dono, e approfondisca l’intensità e l’apertura dei nostri sentimenti e dei nostri legami”.

La solidarietà.

La solidarietà e la fraternità le riscopriamo più facilmente quando siamo sotto una comune minaccia; allora sentiamo forte il bisogno di stare uniti e di aiutarci a superare le comuni difficoltà. In tempi di distanziamento sociale, dovremmo sentire ancora più urgente l’esigenza di incrementare la qualità della solidarietà e della fraternità, e di affinare l’attenzione verso chi è più debole e solo. Possono essere riscoperti lo stare in famiglia, il dialogo pacato, la condivisione dell’esperienza della vita. Quanto ai poveri, aumenteranno durante questa epidemia, come aumenteranno i bisogni di aiuto nelle situazioni e per motivi molto diversi tra loro. Risuoni per noi l’appello ad aprirci a una riscoperta cordiale generosità. Non serve a nulla, e non aiuta, vivere solo preoccupati della propria sicurezza e tranquillità. Insieme superiamo meglio i pericoli che corriamo tutti; se ci aiutiamo, usciremo meglio e prima da questo periodo di prova e di minaccia.”

I nuovi Media.

 “È il momento di valorizzare le nuove forme della comunicazione e dello scambio attraverso il web e i social media, che permettono di raggiungere tanti, senza tuttavia ricadere in una variante del solito attivismo frenetico. Costante deve essere l’invito alla preghiera personale e all’ascolto della Parola di Dio. Far conoscere l’ora in cui il parroco celebra può essere l’occasione per invitare a mettersi in preghiera alla stessa ora nelle proprie case, per alimentare quel bisogno di Eucaristia che, frustrato in questo tempo, prepara una celebrazione tanto più vera quanto più ardentemente attesa e desiderata. Particolarmente utile potrebbe risultare la condivisione di una riflessione sulla Parola di Dio del giorno e in particolare della domenica”.

L’intero documento disponibile su: www.diocesi.latina.it

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Cora Craus

Cora Craus

Giornalista