Gemelli. Croce e delizia di mamme e fratelli.
di Emanuela Federici –
Doppi Problemi. Doppie Responsabilità. Doppie preoccupazioni. Quando si pensa ai gemelli questi pensieri arrivano come un fulmine a ciel sereno e investono ogni mamma di mille paure.
Dai 12 ai 14 parti gemellari ogni 1000 nascite. Un proporzione che porta ogni genitore a riflettere sui propri doveri e sui comportamenti più corretti.
E allora cosa c’è di meglio dell’esperienza di due mamme per spiegare qual è il modo migliore di affrontare un’avventura così bella e così complessa?
Flavia, 39 anni, di Roma. Mamma di Lorenzo e Niccolò, 3 anni e mezzo (monozigoti), e di Lavinia, 5. Ci racconta le sue difficoltà. “Devo dire che durante la gravidanza ero spaventata all’idea di dover accudire entrambi nello stesso momento. Non sapevo come affrontare le loro esigenze. Solo successivamente ho capito che l’organizzazione all’interno della casa risultava meno difficoltosa rispetto alle attività all’esterno. Già una semplice passeggiata – ci spiega meglio – diventava impossibile dovendo stare dietro a tutti contemporaneamente. Il periodo più complesso, comunque, è stato quando hanno iniziato a gattonare, perché era davvero difficile seguire entrambi”.
Flavia ci parla del loro rapporto, di quanto siano diversi. Ognuno col suo carattere e con la propria sensibilità da tenere in conto quando c’è da riprenderli o da insegnare loro qualcosa. “Hanno un rapporto affiatato tra loro. Si cercano sempre. Può esserci un litigio per qualcosa, ma in generale sono molto affettuosi”. E con la sorella il rapporto è molto stretto, anche grazie a Flavia che ha saputo coinvolgerla in tutte le attività con i fratelli. “Ho voluto che fosse parte integrante della loro crescita, anche affidandole qualche responsabilità. In questo modo lei non si è mai sentita messa da parte”.
E se le chiedo un consiglio da dare alle mamme, lei mi risponde – con infinita dolcezza – di dedicare del tempo ai propri figli singolarmente. “Ritagliarsi degli spazi con ognuno di loro, come se fosse figlio unico, avvicina molto e aiuta a rafforzare il legame naturale che vi unisce”.
Gabriella invece è una donna dinamica, piena di energie. 51 anni, di Terracina, mamma di Claudio e Valentina, di 17 anni, e di Anna, di 19. Le chiedo subito se ha trovato difficoltà quando doveva uscire di casa con tutti e tre, reduce dalla precedente testimonianza, ma lei mi stupisce dicendomi che erano i momenti migliori della giornata. “Adoravo stare fuori casa. Non mi creava molti problemi perché avevo imparato a gestirli tutti. Anche al parco, mentre spingevo i due sulle altalene tenevo d’occhio la piccola che giocava lì intorno”.
E per le cose in casa? “Ero da sola quasi sempre, ma me la cavavo benissimo! Cercavo di alternarli nelle loro cose: se una dormiva, facevo il bagnetto all’altro e se allattavo uno all’altra spettava il biberon. Per il ruttino, invece, una sulla spalla e l’altro sulle gambe. E nel frattempo dovevo star dietro anche alla più grande”. Un portento, mi dico!
Mi informo sul loro rapporto e scopro che, a dispetto delle mie previsioni, i due gemelli sono in continuo disaccordo e quasi mai fanno fronte comune. Anzi, spesso le due sorelle si coalizzano contro Claudio. Anche a lei chiedo un consiglio per le mamme: “La cosa importante è renderli autonomi preparandoli ad affrontare le avversità. Bisogna spiegare e mostrare loro, anche praticamente, come superare le difficoltà, non eliminare dalla casa ogni pericolo”.
A questo punto mi interessa sapere cosa ne pensano due fratelli del “rapporto tra gemelli”. Giorgia e Giacomo, 16 anni, mi rispondono entrambi (neanche a farlo apposta) che è bello avere qualcuno della propria età con cui confrontarsi. Ma se per Giorgia è terribile avere sempre qualcuno a cui essere paragonata, per Giacomo è una condizione difficile per il mantenimento delle amicizie, visto che molte sono in comune.
“Ognuno ha una personalità definita. Forse ci sforziamo anche un po’ nel mantenere questo distacco proprio per sottolineare la nostra individualità”. Un problema che loro sottolineano con fervore: “Spesso i genitori ci trattano come se fossimo parte di un’unità. Stessi interessi, stessi sport. Noi vorremmo essere trattati come figli normali e non essere mai paragonati!”.
Pensieri contrastanti e esperienze diverse quelle che vengono fuori da questo confronto. Sicuramente dovute alle diverse condizioni di vita (città in cui si vive, disponibilità economiche, aiuti in casa…), oltre che a diverse tipologie caratteriali.
Ma c’è qualcosa che mi ha colpito profondamente. Qualcosa che unisce tutti e che li vede d’accordo. La certezza per ognuno di loro di non potersi mai sentire solo.