“Parlammo e nun ce capimmo”, i Timidi inaugurano la stagione domenica 27 a Terracina
Di redazione –
La cultura non si ferma, va avanti, senza paura, con cautela ma senza timore. Così l’imprenditore Mimmo Scevola, complice l’emergenza sanitaria Covid-19 trasforma la sua discoteca Vanilla sulla centrale via Posterula, 75 a Terracina in un teatro. Già, avete letto bene. Per una volta è la cultura che sostituisce e ingloba un luogo del divertimento notturno. Certo, sempre di luogo di intrattenimento si tratta, ma è un modo e un motivo di ritrovarsi differente, con la scommessa che verte su un palcoscenico dove il pubblico invece che dimenarsi potrà arricchirsi nello spirito e contribuire, chissà, alla crescita di una società migliore.
Così l’ex Vanilla da oggi si chiamerà Alberto Sordi, in onore del grande attore romano che proprio quest’anno avrebbe compiuto 100 anni, e inaugurerà un cartellone flessibile e variabile per l’emergenza sanitaria con l’ouverture domenica 27 settembre alle ore 18 mettendo in scena la commedia degli equivoci ‘Parlammo e nun ce capimmo’.
“Questa trasformazione non deve sorprendere, perché lo spirito che anima me e la mia squadra è sempre stato quello di contribuire all’intrattenimento, ma stavolta ammetto di aver voluto scegliere di allestire un teatro perché la società di oggi ha necessità di contrastare la sciatteria, la violenza, la superficialità e la barbarie –ha detto Mimmo Scevola, l’imprenditore impegnato in questa conversione storica-. Ognuno deve fare anche un esame con la propria coscienza, intuire, capire e dirottare energie verso quelle attività che puntino a migliorare la società in cui tutti operiamo e viviamo. Senza ipocrisia, ammetto che l’emergenza coronavirus ha accelerato questo percorso che avevo già pianificato, ma la volontà di creare un luogo che brilli dell’offerta culturale più ampia è un aspetto che appartiene al mio cuore”.
E nel programma che la direzione artistica sta allestendo l’ouverture parte proprio con una commedia, rendendo onore a quella tradizione della comicità degli equivoci di cui è particolarmente ricca la produzione partenopea.
Sarà la compagnia amatoriale denominata ‘I Timidi’, di casa al Piccolo Teatro Stabile del Villaggio della Mercede di San Felice Circeo, a inaugurare questo nuovo percorso culturale dell’intera provincia di Latina, perché il piccolo teatro Alberto Sordi assolve soprattutto a ogni tipo di normativa vigente. La pièce è un classico, dal titolo ‘Parlammo e nun ce capimmo – L’equivoco a teatro’, per la regia di Egidio Calisi, con attori Valeria Di Monte, Antonio Di Caterino, Raffaele De Luca, Roberto d’Onofrio e lo stesso Calisi.
Così verranno rappresentate alcune situazioni immaginate, basate proprio sulle difficoltà di comunicazione legate agli equivoci. Situazioni che spaziano dai tempi dell’avanspettacolo fino ai giorni nostri che abbraccia l’equivoco culturale, l’equivoco biblico, l’equivoco odontoiatrico, l’equivoco psichiatrico, l’equivoco divino, l’equivoco notarile. “Proprio per continuare a vivere e a far vivere la cultura e il teatro nello specifico abbiamo pensato mantenendo sul palcoscenico la distanza tra gli attori di creare delle gag. Così abbiamo pensato a uno spettacolo sula comunicazione, materia che richiede la massima chiarezza. Essa non deve mai partire dal presupposto che il nostro interlocutore abbia delle conoscenze che noi diamo per scontate” ha specificato il regista della compagnia Egidio Calisi.
Per intenderci, questo è un esempio: Nei primi anni ’50, una famiglia inglese, in gita di piacere, visitò una graziosa casetta di proprietà di un pastore protestante che sembrò loro particolarmente adatta per la vacanza estiva. Così, senza pensarci due volte, la presero in fitto ma, tornati a casa, si resero conto di non avere visto i servizi igienici; e così, il capofamiglia inviò al Pastore la seguente lettera:
“Egregio signor Pastore, siamo la famiglia che alcuni giorni fa ha stipulato il contratto di affitto per la casetta di campagna. Durante la nostra visita non abbiamo visto, però, il W.C. Voglia cortesemente illuminarci in proposito. Cordiali saluti.”
Ricevuta la lettera il pastore equivocò sull’abbreviazione W.C. e, credendo che si trattasse della Cappella Anglicana del paese, chiamata “White Chapel”, rispose così:
“Gentile Signore, ho molto apprezzato la sua richiesta ed ho il piacere di informarla che il locale a cui lei si riferisce si trova a 15 chilometri dalla casa, di fatto assai scomodo, specie per chi è abituato ad andarci con frequenza. Chi ha l’abitudine di trattenersi molto per la funzione, è bene che si porti da mangiare, così può restarci anche tutta la giornata. Il luogo si può raggiungere a piedi, in bicicletta o in macchina. È preferibile andare per tempo, per non restare fuori e disturbare gli altri. Nel locale c’è posto per 30 persone sedute e 100 in piedi. I bambini siedono vicino agli adulti; tutti cantano in coro. All’arrivo verrà consegnato un foglio; chi arriva in ritardo può servirsi del foglio del vicino. I fogli devono essere utilizzati anche per le volte successive, per almeno un mese. Ci sono altoparlanti installati, affinché il sonoro delle funzioni si possa sentire anche all’esterno.