Autori pontini. “Come acqua di ruscello” di Antonio Sorabella
Di Cora Craus –
“Come acqua di ruscello” di Antonio Sorabella è un memoir, un racconto di ricordi autobiografici pescati nella “memoria emotiva”: un autentica biografia del sentire interiore dell’autore; che con lievi punte d’ironia racconta di padri, figli, amici e l’amore incondizionato per il nonno. A questo svelamento si intreccia la storia della famiglia Sorabella e della città di Gaeta.
Il libro è un risalire dalla notte dei tempi all’odierno presente. Pagina dopo pagina vediamo sfilare una moltitudine di persone che non vengano mai trasfigurate in personaggi ma l’autore lascia loro la forza e la dignità di esseri umani. Succulenti affreschi di vita vissuta, di storia locale si alternano a freschi bozzetti narrativi dove le parole non cercano raffinatezza, compiutezza di pensiero bensì la travalicante forza dei moti dell’animo. Il lettore, si trova avvolto nello srotolarsi di ricordi, di tradizioni contadine, nella lotta continua contro l’ostilità della natura: bella e micragnosa. La miseria atavica cui si aggiunge la paura per i drammatici eventi della seconda guerra mondiale. E le pagine di questo libro sono un’ulteriore conferma che, in Agro Pontino, la Seconda Guerra nel suo aspetto più vergognoso e spietato è stato vissuto dopo l’otto settembre del 1943, dopo l’Armistizio.
Antonio Sorabella ci offre una testimonianza preziosa, piena di storie e informazioni ciononostante non si fa mai tentare dalla fredda e oggettiva ricostruzione storica. Ma lascia che a narrare sia l’alfabeto delle emozioni, delle ferite incise sulla pelle viva dei protagonisti. Si apprezza molto la scelta d’inserire due brevi brani firmati da Ada Sereni e Don Paolo Capobianco nel capitolo: “Gli Ebrei clandestini nel porto di Gaeta” una pagina, una storia drammatica che racconta come per gli ebrei la guerra sia durata più che per gli altri; infatti ancora nel ‘47/48 molti di loro scappavano clandestinamente in Israele e in Palestina con passaggi di fortuna su navi senza bandiera.
In un altro capitolo vi è un’amarissima nota di colore: ed è il racconto dei preti che ai moribondi insieme all’ l’estrema unzione chiedevano anche la donazione dei loro beni. Provocando ulteriore povertà, e la sua stessa famiglia, ricorda l’autore, non fu esente da tale pratica.
Antonio confida al lettore come sia nato il titolo del libro: “è stato suggerito da mia nonna Maria Antonietta detta Marietta quando ormai 88enne pensando a tutti agli anni vissuti, disse che erano trascorsi “Come acqua di ruscello”.
Il memoir con una copertina impreziosita da un delicato disegno di Paola di Lallo è un libro fatto di frammenti di vita, in cui molti lettrici/tori si ritroveranno, di capitoli, a volte piccolissimi, dove si accomodano ricordi e cenni descrittivi di chiese, palazzi, piccoli segreti di personaggi locali.
“Come acqua di ruscello”
Ed. Independently published – pag. 114 – € 7
Anche versione E-book