Quei filamenti d’oro
di Alga Madìa –
“Quando due persone fanno l’amore nasceranno sul loro ventre dei filamenti d’oro e loro si sentiranno legati, l’uno all’altra, per un tempo”.
Forse è il ricordo di una antica lettura, di una leggenda o un sogno o una favola che qualcuno mi raccontò da bambina. Non diceva per quanto tempo, o almeno io non lo ricordo, e questo negli anni mi ha sempre ricordato che nulla è per sempre: non in maniera scontata, certa, ipotizzabile. Una frase che mi fa ancora sorridere per la sua forma delicata, fiabesca, sicuramente pura – i filamenti d’oro che crescono come pianticelle di menta e si riproducono a dismisura – . Un sapore di fiaba orientale, ma dal significato profondo.
L’amore è cosa trascendente e non a caso l’anonimo autore di questo racconto di cui non so o non ricordo il seguito parla di amore e non di sesso, di amore e non di incontro casuale, celere; di legame e non di un incontro privo di consapevolezza, di emozione, di un seguito.
Pensavo: quei filamenti crescono solo in coloro che quel gesto lo fanno spinti da un sentimento reale e profondo. In un mondo dove tutto è lecito, un mondo che a volte dimentica che l’amore, comunque si voglia intendere, è alla base di qualunque credo religioso e che ha una composizione non solo chimica, ma morale, spirituale, cerebrale. Forse l’unica vera attrazione di questa vita.
Ciascuno di noi è consapevole dei filamenti sulla sua pancia e sicuramente non è fondamentale la durata di questo periodo, ma è umano immaginare che sia per sempre: sperarlo come una consapevolezza di eternità. E rubo le parole al testo di una canzone preziosa di Nicolò Fabi, bella quasi come credere ai fili d’oro – “…quando un gesto primitivo si fa divino” . Ecco un gesto antico, forse bestiale ma che può assumere i connotati di soprannaturalità.
Mi perdonino i lettori più arditi, più audaci, ma credo valga la pena pensare che in un gesto così sublime dovrà per forza esserci qualcosa di sovrannaturale, trascendente, meglio, di divino.