Al Garden Hotel espone con MAD Marcello Trabucco con la mostra “Lo spazio della memoria”
a cura di Cora Craus –
Un maestro, un professore, un architetto: Marcello Trabucco un artista eclettico, espone negli splendidi spazi del Hotel Garden a Latina. Dove si è appena conclusa la personale di Gino Di Prospero “Derive contemporanee” e subito a metà luglio si avvicenda un altro Maestro del nostro territorio. L’allestimento si dispone nei grandi spazi della hall dell’albergo di via del lido a Latina dove con Fabio D’Achille è stata montata l’esposizione. Quasi trenta, tra quadri, installazioni ed incisioni composte nei diversi materiali che l’artista utilizza per le sue opere. Saranno esposte fino al 31 agosto per Mad Museo d’Arte Diffusa.
“Il lavoro di Marcello Trabucco – scrive, in una bell’ analisi, la critica d’arte Laura Cianfarani – si muove agevolmente tra architettura, scultura, pittura e arte incisoria, in una poetica di trasversalità delle arti in cui è possibile scovare un parallelismo nella poetica barocca, dove le stesse giunsero alla quasi totale mancanza di distinzione. In Trabucco il trait d’union è costituito dallo spazio, vero e proprio punto di partenza e riferimento del fare artistico.
Risulterebbe, dunque, arduo e di poco valore tracciare un confine netto tra le quattro arti elencate: nelle mani del Maestro tutto è architettura, pittura, scultura e installazione, ma anche incisione nei segni graffianti, nelle linee e segmenti continui o spezzati, retti o angolati. L’opera plasma lo spazio ed è a sua volta plasmata da esso, senza presunzione di occuparlo o sottometterlo; l’elemento spaziale assume valore anche laddove è libero, o vuoto; si fa finestra in un contesto naturale per il quale e al cui interno è stata concepita l’architettura del quadro o installazione.
Il discorso dello spazio trova il suo contraltare nel recupero della memoria, sia che si tratti di testimoniare e ricostruire luoghi dell’antichità attraverso il medium incisorio; sia di inserire, nei lavori scultoree pittorici, frammenti di pietra che rimandano ad antichi reperti; sia infine nello stabilire, attraverso l’utilizzo di materiali di recupero, una continuità con un tempo naturale, in un dialogo tanto con il New Dada quanto con la Land Art.
Il rapporto con l’antico si configura nella volontà di calarsi nel luogo e di ribadire l’appartenenza ad esso attraverso epoche storiche e siti naturali che si fanno testimoni della presenza umana, anche laddove sembra ignorata. Ne deriva che l’antico di Trabucco possa volteggiare da richiami alla civiltà greco romana a risonanze delle culture precolombiane, lontani da miti e leggende e inclini a una ricognizione archeologica e, non da ultimo, antropologica.
L’aspetto cromatico è parte integrante, e non, come potrebbe sembrare a uno sguardo superficiale, contrapposto all’elemento lineare e geometrico assai presente. Nei colori si fa luce la materia vibrante, animando le opere di un dinamismo che è ancora una volta spazio, ma anche emozione, restituzione di una realtà sentita intensamente e percepita nelle tre dimensioni, la quale, rapportata al razionalismo di segmenti e linee, dà vita a una sintesi magistrale che plasma la poetica dell’artista. Frammenti di memoria nel continuum spazio temporale”.