Il BALLO di Iréne Nèmirovsky
di Cora Craus –
Un groviglio di sentimenti e di risentimenti assale il cuore adolescente di Antoinette la protagonista de “Il ballo” di Iréne Nèmirovsky. Sentimenti di odio-amore albergano nei confronti di Rosie sua madre. Mentre in Rosie brillano egoismo, superficialità, a tratti, perfidia e gelosia nei confronti della figlia.
Il padre? Alfred Kampf, succube della moglie, è figura ridondante e inconsistente; brilla la sua presenza-assenza affettiva nei confronti della figlia.
“Il ballo” è un romanzo breve, un autentico capolavoro della narrativa del Novecento. La storia pone l’accento sul difficile rapporto madre-figlia. Lo stile della Nèmirovsky è limpido, trascinante, ironico, tagliente e dissacrante. Caratteristiche, queste, che hanno portato a definirla, forse, un po’ arditamente “l’Oriana Fallaci di Kiev”.
Il romanzo nel corso degli anni ha avuto riduzioni cinematografiche, una francese di Julien Duviver nel 1930 e una versione americana nel 1951 realizzata da Gregory Ratoff. Recentemente sono state realizzate due versioni teatrali una ad Amburgo e un’altra al teatro delle Passioni di Modena.
Il personaggio di Rosie Kampf, la madre della protagonista, donna arida e arrivista che sacrifica al successo mondano la relazione con la figlia, è una vivida e veritiera descrizione della vera mamma (Fanny) che la scrittrice finì davvero per odiare dopo tanti tentativi di dialogo e riappacificazione cui la madre oppose sempre dei rifiuti affettivi. Il difficile rapporto madre-figlia, focus centrale de “Il Ballo”, è anche il fil-rouge che lega e attraversa tutta l’opera della Némirovsky.
Il libro molto autobiografico fece definire Iréne Némirovsky, nella comunità ebraica dell’epoca, “un’ebrea che odia se stessa”.
Altro tema, caro alla scrittrice ebrea-ucraina, è il mondo dei nuovi, improvvisi ricchi, quelli che i nostri cugini d’oltralpe chiamano con sprezzo i parvenu. Ed è proprio l’improvvisa e ambigua ricchezza che intensifica i tratti negativi Rosie Kampf fino al ridicolo, al patetico.
La sua voglia di ascesa e conferma sociale la spinge a organizzare un ballo invitando tutta l’alta società, le persone che “contano”. Per un’assurda forma di gelosia e crudeltà verso la figlia, Rosie Kampf, la esclude dalla festa. Decisione che farà maturare nell’adolescente un immane il desiderio di vendetta.
Con cupa ironia ad Antoinette è affidato il compito di scrivere e spedire gli inviti; ne invierà uno solo alla sua insegnante di pianoforte e lontana parente della famiglia. L’invito, a una così “insignificante persona”, nella mente della signora Kampf, era finalizzato affinché, costei, raccontasse, alla famiglia d’origine, il potere, la magnificenza cui sono giunti: sarà l’unica che interverrà alla festa…