Donne e arte. Due importanti mostre al femminile presso la Ranarossagallery
A cura di Cora Craus –
Curate dall’artista pontina Ersilia Sarrecchia due importanti mostre presso la Ranarossagallery di Modena il vernissage di entrambe sarà sabato, 27 aprile alle ore 17,30. Le mostre sono: “Solvet et Coagula” di Paola Geranio e “Gibiane” di Grazia Salierno.
La prima mostra:“Solvet et Coagula” di Paola Geranio
“Il titolo della mostra personale – si legge in una nota della curatrice Ersilia Sarrecchia – scelto dalla stessa artista, si ispira al linguaggio alchemico per descrivere il processo di trasformazione. Questo processo, simboleggiato dalla dissoluzione e ricomposizione degli elementi, viene applicato alla sua pittura che, a mio avviso, si può ricondurre alla nuova figurazione italiana e internazionale. In particolare, caratteristica del suo lavoro è il contrasto tra i colori vivaci che definiscono i grandi volti e la pittura più libera che assume forme quasi astratte.
La ricerca tecnica diventa un viaggio interiore che permette all’artista di entrare in contatto con le proprie emozioni e riflettere su sé stessa. L’uso materico del colore e la gestualità veloce narrano una sorta di danza, un processo di trasformazione simile a una preghiera in movimento.
Questo lavoro interiore porta Paola ad un contatto diretto con la sua anima, ad una visione ed una metabolizzazione che si risolvono appunto attraverso la pratica artistica. I volti dipinti con colori forti e sguardi penetranti invitano gli osservatori a specchiarsi e confrontarsi con le proprie esperienze.
La pittura diventa quindi un atto di auto-riflessione, in cui l’artista e lo spettatore sono entrambi partecipi. Inoltre, l’opera di Paola Geranio ci invita ad esplorare concetti come la dualità e l’equilibrio, la tensione tra lo “sciogliere” e il “coagulare”, tra dissoluzione e ricomposizione, dualità presenti nella vita e nella psiche umana. Questo processo di trasformazione non è solo individuale, ma anche universale, poiché tutti noi siamo coinvolti in un costante processo di cambiamento e crescita.
La pittura diventa quindi un mezzo per esplorare e comprendere queste dualità, per trovare un equilibrio tra opposti apparenti. Infine, l’uso simbolico del colore e dello sguardo nei volti dipinti, ci invita ad esplorare concetti come la memoria, l’identità e la consapevolezza di sé, arricchendo ulteriormente l’esperienza artistica proposta dall’artista. La sua visione riflette la ricerca di ciò che è nascosto tra i dettagli, trasformando la pulsione in segno e colore, e le immagini che ne scaturiscono, pur essendo diretta conseguenza di un percorso personale, coinvolgono più largamente visioni comuni.
La pittura come mezzo di introspezione, offre allo spettatore un momento di contemplazione, una riflessione sulle emozioni trasmesse dalle immagini con uno sguardo rivolto alle esperienze umane.. volti che interrogano, chiedono aiuto, oppure semplicemente sembrano volerci coinvolgere ammiccando con un sorriso accennato alla ricerca della nostra complicità”.
La seconda mostra “Gibiane” di Grazia Salierno
“Non si può stare troppo lontani dalla terra. – scrive la critica d’arte Carla Massimetti – Mentre cresciamo ce ne allontaniamo e già verso i diciott’anni ci viene un po’ di vertigine per il nostro tendere al cielo, per le braccia che buttiamo intorno nell’aria, a disegnare gesti. Ci viene un po’ disgomento per lo spazio che gli occhi sanno guardare, e ci sembra infinito.
Grazia Salierno conosce questo sgomento, la gioia un po’ spaventata per gli orizzonti che le si piazzano davanti quando esce di casa, lei che ogni mattina ha diciott’anni, o solo cinque, o più di cento. Butta le braccia al mondo e percorre la terra, esplorando ogni volta la stessa terra. Quello che le si muove intorno è una scia di luce, una perenne vibrazione di verdi, di scuri, di ombre.
Grazia è capace di tornare alla terra ogni giorno. È capace di osservarla vibrare e di richiamare quella vibrazione dentro di sé quando è nel suo studio e sa come riempirlo di verdi scurissimi, marroni ingarbugliati, improvvisi arancioni, folti ocra; o di luci così misteriose che non sai se è passato qualcuno o se era il sole, o l’aria. O magari qualcuno c’era davvero, perché se ne vede la pelle che ha lo stesso sgomento felice e pensoso di un ramo e invece è un braccio che danza. O è un vecchio misterioso, forse un contadino russo con un fascio d’erbe in mano, che sembra finalmente incamminato verso la sua isba su un sentiero che, chissà come, passa dalle Murge. È la terra che fa questi scherzi, dato che ci genera tutti e di tutti conosce l’origineche siano foglie, pagliuzze, crisalidi, alberi, animali, sassi, danzatrici o vecchi.
E Grazia, che si fida di lei, ci fa il dono celeste di riceverla la terra, tutta completa con i suoi scherzi e le sue gibigiane. Ce la riversa addosso con le sue tele come una pioggia d’oro, tintinnante e leggera, appena agitata dal tocco aereo dei suoi pennelli, dai guizzi colorati, da un bagliore di un contorno. C’è un sacco di luce nelle Gibigiane di Grazia; c’è gioia, c’è danza, c’è ritmo. E anche i nostri passi cominciano a danzare incantati, pieni di gratitudine”.