Il lato materno dello sport. Fiorella Fretta si racconta
di Stefania Belmonte –
Campionessa e mamma di Latina. Conosciuta nel mondo sportivo internazionale per i suoi successi ed apprezzatissima atleta nel contesto pontino. Donna dal carattere solare e ottimista, un sorriso per tutti. È Fiorella Fretta, che oggi intervistiamo nella sua veste di mamma. Lo sport unisce, è passione, genera amicizie, è pensieri che scorrono lungo la strada allo stesso ritmo della corsa. È legame indissolubile tra madre e figlio.
Hai ottenuto tantissimi successi sportivi. Come sei riuscita a conciliare famiglia e allenamenti, suppongo, molto impegnativi?
Non sono mai stata quella che si suol dire “la casalinga perfetta”. Ho sempre lavorato a alla casa ho potuto dedicare solo il tempo indispensabile a non farla apparire un “tugurio”! Quando sono andata a vivere con Ettore, ho dovuto imparare le cose più semplici: dalla stiratura, al lavaggio di certi capi, alla cucina. Mio marito ha fatto il percorso con me, spesso ricordando le ricette della sua mamma, ormai defunta, o anche certi preparativi per le pulizie. Quando è arrivato Andrea, nostro figlio, lavoravo in azienda come vice di Ettore che era il direttore. Il mio amato e tanto desiderato bambolotto ha subìto gli inevitabili travagli con genitori presi dal lavoro. Ho sempre fatto sport, in particolare tennis e in famiglia abbiamo cercato di spronare Andrea ai primi rudimenti di sci-tennis- canottaggio-calcio e nuoto, non dimenticando corsi d’inglese, di computer e di musica. Sperando che tra tante attività qualcosa restasse e lo coinvolgesse per il futuro, o almeno diventasse parte del suo bagaglio culturale.
Sei riuscita a trasmettere i valori dello sport a tuo figlio, cosa non scontata in una società sempre più sedentaria e attenta a ben altri aspetti. Qual è stato il tuo “metodo”?
La mia vita d’atleta è stata agevolata dall’aiuto e la partecipazione totale di marito e figlio. Solo così ho potuto destreggiarmi alla meno peggio ma con tanta buona volontà tra i vari ruoli: famiglia, lavoro e sport. Certamente il terreno su cui lavorare, Andrea, era molto fertile per cui ha dato presto ottimi frutti. Come genitrice non mi sono mai sentita adeguata, perché ho sempre avuto dubbi sulla strada da percorrere: non è un mestiere che si impara e neppure un dono insito in noi. Purtroppo lo impariamo mano a mano che la vita si dipana e gli ostacoli sono difficili da superare. Mi riconosco tanta buona volontà, tanta voglia di imparare e il timore, a volte, di aver imparato proprio a spese di mio figlio. Oggi, dopo tanti riconoscimenti e dimostrazioni da parte di tutti, posso dire che è cresciuto bene, con solidi valori morali e tante belle qualità. Probabilmente siamo stati un buon seme per il suo fertile terreno e quando ha spiccato il volo, ha trovato la giusta rotta.
La tua vita da atleta è iniziata quasi per caso…
Quando ho cominciato a correre, nel 2000, alla verde età di 54 anni, in realtà avevo seguito Andrea che, a sua volta, era un runner. In quel periodo Ettore si era infortunato e, non potendo giocare a tennis, ho voluto provare il podismo. Mio figlio ha pensato bene di iscriversi alla Roma-Ostia, mitica e storica 21km della capitale. Io l’ho seguito e, con appena due mesi di preparazione, il risultato è stato talmente buono da indurlo a farmi da preparatore per le gare successive, riconoscendomi una certa predisposizione. Addirittura il figlio-coach ha preso il patentino da allenatore di atletica leggera per seguirmi meglio. La passione per la corsa è nata casualmente ed è proseguita grazie alla convinzione di Andrea che io potessi ottenere buoni risultati di categoria. Così è stato.
Quali sono i tuoi migliori ricordi di questa complicità madre-figlio all’insegna dello sport?
Per lungo tempo Andrea mi ha seguito negli allenamenti, mi ha accompagnato alle gare prima solo su strada, poi anche su pista. Ci sono stati molti bei momenti di complicità. Ettore, che per problemi di cuore poteva solo camminare, ha sostenuto questa passione seguendoci nei tanti viaggi per tutta Italia tra maratone, mezze, pista ed altro. Anche Andrea si è tolto qualche soddisfazione a livello personale, con buoni tempi ma non a livello di tanti altri fortissimi che affollavano la sua categoria. Per me è stato diverso perché le atlete della mia età non sono state mai tantissime e la volontà, la predisposizione, il buon allenamento mi hanno permesso di vincere titoli italiani, europei e mondiali.
Tra questi ultimi ricordo con molta emozione e piacere l’argento ai mondiali di corsa in montagna che si sono svolti a Paluzza nel 2011. Ettore era rimasto a casa per non strapazzarsi troppo, mi ha accompagnato Andrea sobbarcandosi ore e chilometri di viaggio fino a Paluzza, in provincia di Udine. Pioggia e vento rischiavano di far annullare la gara, poi ci fecero partire. Percorso a circuito in mezzo ai monti, fango e rischio di cadere ad ogni passo. Andrea mi spronava perché ero terza dietro due tedesche. Nell’ultimo giro sono riuscita a sorpassarne una, l’altra era decisamente troppo avanti. Ricominciava a piovere a dirotto, Andrea mi seguiva in quegli ultimi 600 metri prima del traguardo, incitandomi a non mollare. La folla presente vedendo la maglia “Italia” mi acclamava urlando (in dialetto): “Dai Italia, corri che la tedesca è e pochi metri da te”. Ero stremata, con le ultime forze e Andrea che oltre le transenne correva con me e a tutta gola mi chiedeva l’ultimo sforzo per guadagnare l’ambìto argento, mi sono letteralmente tuffata oltre il traguardo, tallonata dalla Germania. Sono stati momenti di intensa emozione e commozione. Un abbraccio tra madre e figlio, atleta e coach assolutamente indimenticabili.
Quale suggerimento che vorresti dare ad altre mamme?
Un consiglio alle altre mamme? No, per carità, non credo davvero di poter consigliare altro che amare i figli senza condizioni e, dove possibile, cercare una comunione d’intenti per sostenersi a vicenda nella lunga strada alla scoperta della vita. In verità ancora oggi mi domando se ho dato tutto il meglio: comunque ci ho provato!
SCHEDA – I successi più importanti della carriera sportiva di Fiorella Fretta
Da giovane è stata medaglia di bronzo ai campionati italiani di judo, ed ha vinto diversi tornei di singolare e di doppio.
Dal 2000, quando ha abbracciato il podismo, ha conquistato diversi titoli italiani master su tutte le distanze, dai 400 metri ai 100 chilometri.
Bronzo a squadre sui 10 chilometri ai campionati del mondo di Riccione 2002
Argento a squadre in maratona ai campionati del mondo di Riccione 2007
Bronzo individuale ai Campionati europei di cross di Ancona 2009
Oro negli 800, 1500 e 5000 metri ai campionati italiani master di Cosenza 2011
Argento individuale ai campionati del mondo di corsa in montagna di Paluzza 2011
Argento individuale sui 3000 metri, bronzo sugli 800 metri e suo 1500 metri ai campionati europei indoor di San Sébastian 2013
Bronzo individuale ai campionati del mondo di cross di Budapest 2014
Bronzo a squadre ai campionati del mondo di mezza maratona Budapest 2014