Lotto tutto l’anno.
8 marzo.
Quando l’otto non sarà più considerato un refuso e non si leggerà più “lotto”, sarà allora che non avremo più bisogno di nulla. Quando avremo la stessa retribuzione degli uomini, quando saremo considerate e rispettate fin dentro i nostri pensieri e desideri più complessi. Perché una donna non deve necessariamente essere compresa, basta rispettare che la pensi come crede. Libera di fare, di dire, di pensare, di vestire come vuole. Quando non conosceremo più i desideri del loro futuro troncato, delle varie Giulia o delle più recenti Eliza, Maria, Johanna, Eleonora.
Sarà solo allora che anziché una giornata del ricordo di quante ci hanno preceduto nella lotta, sarà una giornata, anche di festa eventualmente, da condividere con il resto del mondo. Siamo ancora lontani anni luce, anche se, il femminicidio, da oggi è punito con l’ergastolo, non avrà, ahinoi, il potere miracoloso, di ridare loro la vita che le hanno spezzato. Tanti numeri, tanti nomi, tante donne a cui è stata tolta la possibilità di crescere, studiare, giocare, fare la mamma, lavorare, amare.
Lotto, non l’otto. Ancora e ancora, fino a quando non la spunteremo.