Pride, film imperdibile raccontato da Cinzia Mentullo e da Marina Bassano.
LA STRANA ALLEANZA TRA GAY E MINATORI NELL’INGHILTERRA TATCHERIANA
di Cinzia Mentullo –
Ispirato ad una storia vera, PRIDE ci riporta all’Inghilterra tatcheriana del 1984 per raccontarci della solidarietà che un gruppo di gay e lesbiche offrì ai minatori gallesi in sciopero per la difesa del posto di lavoro. Una lotta per il diritto a lavorare sotto terra, con salari da fame e in condizioni spaventose che appare difficile da capire ai giorni nostri. Eppure quella lotta – spontanea, disorganizzata e naif, come si conviene a qualsiasi manifestazione di protesta che interessa classi sociali disagiate – diventa un simbolo intorno al quale si coagulano estrazioni sociali, modi di vivere e culture diverse, impegnati a difendere un valore comune: la forza del gruppo rende partecipi alla concretezza della realtà e protagonisti dei cambiamenti, assorbe le disuguaglianze e le diffidenze preconcette, impedisce le ghettizzazioni ideologiche e apre a contaminazioni culturali inaspettate, generando consapevolezza sociale e politica.
Più che nel filone della commedia ironica stile “Full monty” (al quale è stato accostato), PRIDE si inserisce a pieno titolo nel percorso del cinema inglese a tema sociale. La sceneggiatura magistrale, l’impeccabile regia in perfetto equilibrio tra distanza e partecipazione, la fedele ricostruzione ambientale e, non da ultimo, la bravura del cast (fatto di attori professionisti e non) danno al film la capacità di raccontare conflitti drammatici con leggerezza. Forse proprio l’atmosfera datata e i momenti di sfrenata spensieratezza, che alleggeriscono il clima di scontro sociale, contribuiscono a suscitare anche nello spettatore meno sensibile inevitabili riflessioni su temi etici di sconcertante attualità come l’omofobia, l’inspiegabile conservatorismo delle classi sociali svantaggiate, il perbenismo come facile deriva del qualunquismo, il tradimento dei compagni di lotta come mercimonio per mantenere piccoli privilegi. Lo stesso talentuoso regista Matthew Warchus (stella del teatro inglese per la più giovane regia con la pregiata “Royal Shakespeare Company”, alla sua opera prima cinematografica con questa pellicola) ha descritto il film come <<senza lieto fine, senza Cenerentola che si redime e vince, in un certo senso è la storia di un fallimento, pur contenendo una lezione ancora valida>>.
E valida, dissacrante e debordante si rivela l’improbabile coalizione tra il gruppo multicolore composto di gay e lesbiche e quello più fragile, grigio, reazionario e conformista formato dai minatori in sciopero. La strana alleanza passa attraverso momenti di conflitto interno e di imbarazzo esterno, percorrendo fasi costruttive e distruttive. Dal magma incandescente nato dall’incontro tra i due gruppi prende infine forma e corpo l’obiettivo comune: la lotta trasversale a tutto ciò che azzera la dignità delle persone, la negazione del diritto al lavoro ma anche l’omofobia e il perbenismo conservatore della “middle class”. Sullo sfondo l’ombra minacciosa delle ciniche politiche tatcheriane, che ci appaiono oggi largamente superate ma anche inutilmente spregiudicate.
Particolarmente plastico il personaggio di Mark Ashton: indomito e seduttivo, con la sua rabbia inquieta incarna l’ideale di giovinezza e insieme l’anima ribelle del movimento. Sopravvisse alla lotta accanto ai minatori e morì nel 1987, anch’egli falciato dalla piaga dell’AIDS.
Valutazione: 4,5 palline su 5; film “da non perdere”.
Pride, battaglia gay a fianco dei minatori nella Londra anni ‘80
di Marina Bassano –
Pride è un film piacevole che prende spunto da una situazione reale per rivisitarla in chiave particolare e dando un tocco di colore a tutta la vicenda. Il fatto realmente accaduto è la cooperazione tra il sindacato dei minatori e la comunità gay e lesbica inglese durante gli anni della Lady di ferro, Margaret Tatcher, contro i tagli e le chiusure di alcune miniere. Siamo a Londra nel 1984 e un gruppo di ragazzi gay e una ragazza lesbica si riuniscono per raccogliere fondi a sostegno dello sciopero dei minatori fondando la LGSM (Lesbiche e Gay sostengono i minatori). Non trovando ascolto tramite i canali ufficiali del sindacato per i prevedibili pregiudizi legati al nome dell’associazione, si rivolgono a una piccola comunità del Galles, dove dopo l’iniziale riluttanza si instaura una amichevole e affettuosa amicizia collaborativa.
Il regista Mattew Warchus si districa bene con un cast variegato e appropriato, tra le dinamiche che si vengono a creare tra i due gruppi, in una prevedibile ma divertente fusione di idee e di modi diversissimi di vivere. Il fallimento dello sciopero viene lasciato indietro a favore di un lieto fine toccante che culmina con la sfilata in occasione del gay pride a Londra, per cui accorrono decine di gruppi di minatori, come riconoscimento della solidarietà dimostrata alla loro causa.
Il film non disdegna l’uso di qualche clichè sul mondo gay, come le musiche e l’ovvia predisposizione al ballo, include l’inevitabile coming out con la famiglia di un ragazzo timido e tralascia temi caldi come l’AIDS, sfiorandoli da lontano, ma il risultato è un film divertente e scorrevole, che procede a un buon ritmo e con brillantezza.
Il film ha ottenuto in Inghilterra i riconoscimenti come Miglior Film Indipendente, Miglior Attore e Miglior Attrice non Protagonista (Andrew Scott e Imelda Staunton).
Programmazione: Oxer 16.40, 18.40, 20.40, 22.40