L’autismo spiegato alle mamme. Parla la psicologa Tavani
di Stefania Belmonte –
Una serie di comportamenti a cui, all’inizio, non si fa nemmeno troppo caso. “Sarà una fase”, “magari gli passa”. Poi arrivano le stranezze, comportamenti stravaganti che non ci si aspettava. A volte moti aggressivi.
Arriva la preoccupazione e ci si rivolge, come primo punto di riferimento, al pediatra. Poi si apre un mondo, quello dell’autismo, in cui per le famiglie spesso è difficile orientarsi.
La dott.ssa Veronica Tavani*, psicologa, in un’intervista ci spiega in parole semplici ciò che una mamma (e un papà!) dovrebbero sapere sull’autismo: cosa è, quali sono i campanelli d’allarme, a chi rivolgersi.
L’autismo è un disturbo che si presenta in forme diverse e con livelli di gravità molto variabili, tanto che sempre più spesso si sente parlare di “autismi”. E’ corretto?
Sì. L’autismo è una sindrome (ovvero contiene un insieme di sintomi) dello sviluppo, un disturbo pervasivo (che pervade quindi diverse aree della vita), che si manifesta alla nascita o entro i primi due-tre anni di vita. I bambini che presentano questo disturbo sono perfettamente normali come altri bambini, ma manifestano comportamenti disfunzionali che sono molto diversi dai comportamenti dei bambini che non presentano questo disturbo. Generalmente si isolano, hanno difficoltà nei rapporti sociali, non hanno intenzionalità comunicativa, o spesso non sanno come si comunica. La frustrazione del non poter comunicare porta di frequente a scoppi di ira e problemi comportamentali. Sono bambini estremamente attaccati alla routine, e anche un minimo cambiamento a volte li disorienta e li rende ansiosi. Hanno difficoltà ad avere e mantenere contatto oculare con gli altri e difficoltà nel gioco che quasi mai è simbolico (non sanno giocare “facendo finta che”). Questi sono solo alcuni dei sintomi, poiché lo spettro autistico è molto ampio. I deficit che presentano questi bambini possono andare su una scala da lievissimi a molto severi, e incidono sulla sfera della comunicazione, della socializzazione, dell’immaginazione, del gioco e del comportamento.
Essendo un disturbo estremamente variegato oggi si preferisce parlare di “autismi” al plurale, in quanto lo spettro dei comportamenti è vasto e non c’è un autistico uguale ad un altro. Le persone con autismo convivono con il disturbo tutta la vita, non si guarisce, ma possono migliorare moltissimo (attraverso diverse terapie) la loro qualità di vita.
Come si riconosce l’autismo, quali sono i campanelli d’allarme?
Generalmente i genitori si accorgono di alcuni comportamenti “diversi” dalla norma, ma credo sia bene non generalizzare e non creare eccessivi allarmismi, molto spesso i bambini hanno difficoltà che non necessariamente afferiscono allo spettro autistico. Comunque ritengo che in presenza di almeno sette dei seguenti elementi sarebbe opportuno parlare con il pediatra e/o eventualmente sottoporre il bambino ad una visita:
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Non riesce e non vuole stare con altri bambini
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Sembra incosciente dei pericoli reali
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Sembra essere sordo o non vedere bene
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Ha crisi e scoppi di ira dinanzi ai cambiamenti
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Non guarda negli occhi l’altro e non riesce a mantenere il contatto oculare neanche per pochi secondi
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Ha poca mimica facciale
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Sembra ridere in situazioni inappropriate o comunque manifesta emozioni incongruenti
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Ha difficoltà nell’apprendimento
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Sembra essere iperattivo fisicamente
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È ossessivamente attaccato ad alcuni oggetti
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Persevera in giochi strani o senza finalità
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Ruota gli oggetti o li osserva da strane angolazioni
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Non sembra voler comunicare
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Mostra atteggiamenti fisici stereotipati
A chi ci si può rivolgere per una eventuale diagnosi e, successivamente, per iniziare la terapia più adeguata?
Generalmente il primo che accoglie la domanda è il pediatra, si può parlare inizialmente con lui, che in genere provvede a inviare per un controllo all’Unità di Neuropsichiatria infantile del territorio (SSN). Ci si può rivolgere alle Neuropsichiatrie del Sistema Sanitario Nazionale, gratuitamente. I professionisti che si occupano della diagnosi sono neuropsichiatri, psicologi, medici.
In qualità di psicologa, vuole dare un consiglio alle mamme che ci stanno leggendo?
Tutti i genitori si preoccupano per i loro figli, e certamente ogni stranezza o differenza che notate nei vostri bambini non necessariamente è segnale di qualcosa che non va. I bambini sono molto diversi tra loro, e spesso queste stranezze rientrano durante la crescita. Chiaramente l’autismo è un disturbo che mostra marcate differenze o sintomi rispetto alla normalità dei bambini, quindi il consiglio è di verificare questi segnali di cui abbiamo già parlato e rivolgervi ad uno specialista. Una diagnosi precoce è una delle migliori possibilità di successo nei trattamenti, che sono molti e molto efficaci. Esempi ne sono la terapia comportamentale, la logopedia, la terapia farmacologica, la musicoterapia, la terapia sistemica in acqua, la pet therapy.
*Dott.ssa Veronica Tavani, psicologa
specializzanda presso l’Istituto per la Formazione di psicoterapeuti ASPIC, Roma
Cell. 329-1908335 Studio: via Legnano 61 – Latina