ED Attualità

Qual è la normalità? Il brano antidiscriminatorio.

di Laura Fasciani –

 

“Ma quando spio il mio corpo che si riflette piano
Non c’è una donna o un uomo, solo un essere umano
Io non so mai chi sono eppure sono e vivo
Più del pregiudizio che scortica cattivo”

Il ritornello della canzone più commentata del Festival di Sanremo, parla di un uomo, o di una donna. È confuso il protagonista della storia, sa solo di esistere, di essere semplicemente un essere umano a prescindere dal sesso, da ciò che appare. Vorrebbe che la gente vedesse al di là del suo corpo. Forse la stessa canzone ha questo intento: non concentrarsi sulle doti vocali, più o meno estese, profonde, intonate; piuttosto porre l’attenzione sulle parole che recita come se fossero sussurrate all’ascoltatore, come a voler suggerire di imparare a guardare dietro a quel che immediatamente appare, di smetterla con i pregiudizi che ci ossessionano e che ci appartengono, a volte inconsapevoli che sia così.

Questa canzone è nata dalla penna di Grazia Di Michele, una delle insegnanti del famoso programma televisivo Amici di Maria.

In un’intervista rilasciata ad AdnKronos la stessa afferma: “L’abbiamo lasciata lì per un po’, come una cosa solo nostra, poi è nata la possibilità di inciderla e di portarla a Sanremo sperando che ascoltandola qualche ragazzo si senta meno solo e qualcun altro possa riflettere sui propri pregiudizi e li abbandoni”

È di certo un brano che manda un messaggio chiaro e denunciatorio nei confronti dell’omofobia, ma una mente più elastica può di certo allargare il concetto ad ogni tipo di discriminazione.

“Io sono una finestra che aspetta che il vapore
Svanisca come un sogno”

Forse si riferisce a quel vapore che si attacca alle finestre quando la differenza di temperatura dall’esterno all’interno è notevole, quando si cerca di intravedere qualcosa, ma una nebbia così fitta ce lo impedisce, quando non ci sono fendinebbia che possano sconfiggere i pregiudizi amari della gente che non comprende quanto sia duro per una persona vivere in un corpo che non sente essere il suo. Come non sentirsi a casa.

D’altronde qual è la normalità? E cosa la diversità? Chi siamo noi per decretare che la maggioranza stabilisce il buon costume mentre la minoranza deve solo adattarsi a questo?

Io vedo un essere umano, uguale a me, dietro ad un rossetto o ad una barba incolta, non mi interessa definirne il sesso.

Sono le persone più intelligenti che abbia mai conosciuto, le più sensibili. Spesso si sentivano solo troppo sole, giudicate, ma con la forza che nessuno di noi avrebbe mai avuto, hanno portato avanti il loro sogno a discapito di tutti quegli occhi puntati che non sanno dissolvere il vapore che li acceca.

“Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l’occasione per comprendere.”  Pablo Picasso

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