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La notte degli Oscar 2015 firmato Birdman

di Arianna Salpietro –

 

Una pioggia battente accompagna la notte degli Oscar 2015 nella sua 87esima edizione al Dolby Theatre di Los Angeles, show carico di emozione e tensione condotto dal brillante comico Neil Patrick Harris che ha dato il benvenuto ad Hollywood con una performance musicale perfetta ricordando Charlie Chaplin e non per niente Gene Kelly in “Singin’ in the rain”. Probabilmente anche grazie all’aiuto di Anna Kendrick e il fantastico Jack Black, inizia nella serata “entrando” nel vero senso della parola nei film classici che hanno fatto la storia del cinema americano “oggi siamo qui per innamorarci ancora dei film”.

Veterano conduttore degli Emmy e Tony Awards Harris ha salutato il pubblico con una battuta “Tonight we honor Hollywood’s best and whitest … sorry, brightest” (“questa notte celebriamo i migliori e i più bianchi… scusate, più brillanti”), scherzando sulla polemica nata per l’assenza di candidati di colore.

Prende di mira Octavia Spencer, incaricata per tutta la sera di non togliere gli occhi dalla sua valigetta con le previsioni sui vincitori. Sfida difficile per il beniamino di How met your mother dopo l’indimenticabile conduzione di Helen Degeneres, che tra selfie super-twittati e pizza ordinata direttamente in sala era riuscita a creare una notte degli Oscar piena di colpi di scena. Neil è stato più “classico”,solo uno strappo per lui: citando una scena di Birdman parodiando Michael Keaton ha fatto finta di essere rimasto chiuso fuori dal suo camerino con un lembo della vestaglia incastrato nella porta, senza avere tempo in pieno stile Iñárritu sale sul palco in mutande orribilmente bianche.

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Alejandro González Iñárritu ha conquistato tutta Hollywood Boulevard e non solo… su nove nomination ha vinto quattro “statuette” che porta a casa per Miglior film, regia, sceneggiatura originale e fotografia.

Ciò che rende particolare Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza) è il piano sequenza che conferisce al film continuità e fluidità, dando l’impressione che sia stato registrato senza stacchi della macchina da presa. Questo ha portato alla messa in atto di lunghe scene anche di dieci minuti, durante le quali gli attori si trovavano in difficoltà con la paura di sbagliare la battuta per evitare di registrate di nuovo tutto da capo, una bella esperienza di grande collaborazione. Lo stesso regista Iñárritu  ha dichiarato che con il piano sequenza voleva creare allo spettatore l’impressione di “una realtà da cui non si può sfuggire, perché viviamo le nostre vite senza la possibilità di fare un montaggio.”

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Tutti avevano pronosticato un tête à tête con Boyhood. Patricia Arquette vince l’Oscar come Miglior attrice non protagonista. Emozionata sale le scale con gli occhiali alla mano, l’attrice quarantaseienne inizia a leggere il suo discorso a difesa della parità di genere “abbiamo combattuto per i diritti di tutti gli altri, è ora di ottenere la parità di retribuzione una volta per tutte, e la parità di diritti per tutte le donne negli Stati Uniti”. Tra gli applausi in sala spiccano le colleghe Meryl Streep, che la incoraggiava dalla prima fila “Yes! Yes!” e Jennifer Lopez. L’attrice ha poi aggiunto nel backstage “è l’ora delle donne. Uguali significa essere uguali. Ma la verità è che più le donne invecchiano, meno soldi guadagnano, questa è la verità. Che però adesso deve cambiare”. Anche l’attrice nominata per Wilde, Reese WitherspoonSiamo più del nostro vestito” è la campagna per la parità di genere sul red carpet “amiamo la moda e i nostri abiti, ma abbiamo tante altre storie da raccontare. Dal nostro lavoro alle sfide che affrontiamo”, ha lanciato un campagna sui social, per sensibilizzare la parità di genere attraverso l’ashtag #Chiediledipiù. 

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Come da pronostico è stato assegnato il primo Oscar della serata come Miglior attore non protagonista, a J.K. Simmons per Whiplash che dopo aver ringraziato la moglie e i figli ci ricorda quanto sia importante parlare con i propri genitori finché ne abbiamo la possibilità. Simmons ha ragione ed io penso che il dono più bello che si possa fare sia proprio regalare il proprio tempo. Whiplash si aggiudica l’Oscar per Miglior sonoro a Craig Mann, Ben Wilkins e Thomas Curley, ancora Miglior montaggio a  Tom Cross.

Delusione invece per Interstellar che si aggiudica l’Oscar per Migliori effetti sonori quando invece ci si aspettava grandi risultati dal film diretto e prodotto da Christopher Nolan.

Sul tappeto rosso più famoso del mondo ritroviamo la vedova di Chris Kyle, il cecchino più letale d’America interpretato da Bradley Cooper candidato per miglior attore protagonista in American sniper, con la regia firmata dal mitico Clint Eastwood, che si guadagna l’Oscar per  Miglior montaggio del suono (Alan Robert Murray e Bub Asman). Il bell’attore dichiara che “la battaglia si combatte davvero quando si torna a casa”, non si è eroi solo sul campo di battaglia ma anche fra le strade della propria città.

Il polacco Ida è il Miglior film straniero dell’anno;  Miglior corto- documentario Crisis hotline: veterans press 1 Oscar assegnato a Ellen Goosenberg Kent e Dana Perry; Miglior cortometraggio The phone call Oscar assegnato a Mat Kirkby e James Lucas. Miglior cortometraggio animato Feast, ritirano il premio  Patrick Osborne e Kristina Reed ed infine Miglior film d’animazione Big Hero 6 alla presenza di Don Hall, Chris Williams e Roy Conli targati Disney.

Alexandre Desplat vince l’Academy alla Migliore colonna sonora per The Grand Budapest Hotel. Ma non è il solo che il film di Wes Anderson porta a casa, sono quattro in totale: come da copione la costumista italiana Milena Caronero si aggiudica l’Oscar per Miglior costumi presentata da Jennifer Lopez, onorando “le mani”. Nella categoria make up Frances Hannon e Mark Coulier, Migliore scenografia i Production Design: Adam Stockhausen; Set Decoration e Anna Pinnock.

La bella attrice Scarlett Johansson presenta l’esibizione di Lady Gaga che ha omaggiato i cinquant’anni di “Tutti insieme appassionatamente”. Standing ovation e momenti di grande commozione sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles quando alla fine della performance la popstar ha incontrato Julie Andrews, candidata all’Oscar per il musical nel 1966 durante il lungo abbraccio tra le due il pubblico era in piedi.

Non sono mancati momenti commoventi, come quello in cui Meryl Streep ha introdotto il ricordo ai colleghi scomparsi, “In Memoriam” la tradizionale rubrica che ricorda agli Oscar le celebrità scomparse durante l’anno fra cui Robin Willliams, Mike Nichols, Lauren Bacall, Anita Ekberg e la nostra Virna Lisi. I media hanno fatto notare subito l’assenza di Joan Rivers e noi ricordiamo anche quella del maestro del cinema mondiale Francesco Rosi.

Altre lacrime e standing ovation anche per John Legend e Common, che hanno commosso il pubblico sulle note di Glory, parte della colonna sonora di Selma che non a caso vince l’oscar nella categoria di Migliore canzone. Si parla ancora di diritti, oggi più vivi che mai in un mondo in cui si vorrebbe usare il bavaglio come in CitizenfourMiglior documentario su Edward Snowden che ha rivelato diverse informazioni su programmi di intelligence segreti, tra cui il programma di intercettazione telefonica tra Stati Uniti ed Unione Europea riguardante i metadati delle comunicazioni, il PRISM, Tempora e programmi di sorveglianza Internet.

Il più spontaneo discorso è stato quello del giovane sceneggiatore Graham Moore che, nell’accettare l’Oscar al Miglior adattamento per The Imitation Game, ha confessato di aver tentato il suicidio a sedici anni perché si sentiva diverso “ma oggi sono qui. E dico a quel ragazzo puoi farcela, resta strano”  il suo #stayweird è diventato subito di tendenza sui social network.

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Tutti noi abbiamo i nostri preferiti ed io ho incrociato le dita tutta la notte per Julianne Moore  quando Matthew McConaughey ha pronunciato il suo nome come Miglior attrice protagonista ho esultato come davanti una partita. Julianne Moore con la statuetta in mano per Still Alice, non trattiene le lacrime e la sua dedica è per “chi lotta contro l’Alzheimer” e anche per il marito e i figli “Grazie per la mia vita”.

“Sono davvero entusiasta di aver potuto accendere una luce sulla malattia. Così tante persone che fanno i conti con essa si sento sole, smarrite. Ma non dovrebbe essere così le persone con Alzheimer meritano di essere viste, in modo da poter trovare una cura”.

Sono altrettanto contenta per la vittoria come Miglior attore protagonista vinta meritatamente da Eddie Redmayne per la sua fantastica interpretazione del fisico affetto da SLA Stephen Hawking, in La Teoria del tutto. Un ragazzo pulito nei modi e nella difficile interpretazione, da non dimenticare pronto a nuove sfide.

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A chiudere la serata è stata la battuta di Sean Penn che, nell’annunciare il Miglior film, ha introdotto Iñárritu senza filtri “ma chi ha dato la green card a questo figlio di *******?”.

L’immigrazione è stato il tema toccato dal regista messicano, estasiato dalle tante vittorie ottenute dal suo film che ha definito “folle”, comunque determinato a parlare dei tanti connazionali che vivono negli Stati Uniti senza diritti, Iñárritu spera che l’America trovi una soluzione per loro, perché continui ad essere quella grande nazione fatta di immigranti che è sempre stata. Un’America piena di vita, piena di cinema.

"Birdman" Director Inarritu and producer Lesher pose with the Oscars for Best Director, Best Original Screenplay and Best Picture backstage at the 87th Academy Awards in Hollywood

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