Mater Matuta la dea dell’inizio del giorno nel Satricum
di Marina Cozzo –
“Così a un’ora fissa Matuta soffonde con la rosea luce dell’aurora le rive dell’etere e spande la luce… E’ fama che dalle alte vette dell’Ita si assista a questi fuochi sparsi quando sorge la luce, poi al loro riunirsi come in un unico globo, formando il disco del sole e della luna…” Da De rerum Natura – Lucrezio.
Figura matriarcale, la dea preromana, che accoglie amorevolmente un seguito di fedeli incredibile e molto eterogeneo per cultura: da Roma a Ostia poi Cori, Benevento, Pesaro e perfino Da Beirut e un po’ in tutta l’Africa.
“Mater Matuta è l’Essere Umano femminile che riproduce sé stesso all’interno della Natura. Il principio femminile della vita che espande sé stesso all’interno della Natura.”
Il culto di Mater Matuta era una prerogativa delle donne, o meglio, delle sole donne sposate, mentre ne erano severamente escluse le donne schiave, perché accettare lo stato di schiavitù implicava l’allontanamento dell’essere umano femminile dalla partecipazione allo sviluppo e al respiro del principio stesso.
In termini romani, la dea Diana è il principio femminile della vita; Mater Matuta è la sua variabile di madre che tende a diventare assoluta come funzione sociale della donna all’interno del sistema sociale in cui vive.
Quindi, il principio di questa divinità è “l’essere” che genera e ne rappresenta un grande e profondo senso filosofico, poiché in esso si concentra la coscienza del sé all’interno della natura, la cui funzione è di stimolare la riproduzione dell’umanità e, quindi la maternità.
Ma se da un lato vediamo la dea come madre della Natura, madre delle madri, con questo scopo primario di diffondere l’istinto materno e la generazione di figli, dall’altro Mater Matuta è un terribile despota: se la donna non esercita la propria volontà all’interno del nucleo che essa genera, Mater Matuta la rende asservita ai propri figli, finendo per diventarne dipendente.
Per questo motivo, quando una donna decide di diventare madre è bene che si rapporti, prima di tutto, con la dea Diana nella ricerca della propria libertà imparando ad usare il volere, la volontà e le proprie determinazioni nella soddisfazione dei propri bisogni. Poi, presa consapevolezza e coscienza di sé, allora si può rapportare con Mater Matuta, quando decide il momento di partorire un figlio.
Inoltre, l’abitudine all’esercizio della propria volontà le consente di non diventare dipendente da nulla e da nessuno e di portare a termine l’impegno assunto senza che quest’impegno diventi totalizzante della sua vita.
Ora, come allora!