Latina e i cinema, tra molte ombre e qualche luce
di Marina Bassano –
Per un amante del cinema, un amante vero intendo, andare a vedere un film a Latina non è esattamente un’esperienza idilliaca, anche se in fin dei conti irrinunciabile, perché di stare senza non se ne parla.
Ultima nota dolente in ordine di tempo la chiusura del Cinema Giacomini, luogo storico, ex cinema-teatro. Suggestivi gli interni, con il classico corridoio lungo separato da piantane con elegante corda divisoria per dividere gli ingressi delle due sale. Da tempo aveva in programmazione film di scarsa considerazione, ed era poco frequentato. Verso la stessa direzione purtroppo si sta avvicinando il Supercinema.
Personalmente spero vivamente che le voci di una destinazione commerciale dell’edificio del Giacomini siano infondate e che la destinazione d’uso non venga cambiata, apportando nuova vita al panorama cinematografico latinense, ma la mia resterà soltanto una vana speranza.
I tre cinema storici (Corso, Giacomini e Supercinema) fanno parte di un vissuto della città diverso necessariamente dall’ultimo nato Oxer, tutti e tre situati a poca distanza l’uno dall’altro, in pieno centro storico,tutti e tre con palchi e schermo per ospitare le rappresentazioni teatrali come le proiezioni. Regno sia dei più giovani che non hanno il mezzo proprio, che delle lunghe passeggiate degli adulti per il corso principale, sfociate in una delle loro sale. Da non dimenticare il binomio tipico Pizzeria Rusticanella–cinema, vivo nelle memorie di molti. Di diverso approccio il nuovo cinema Oxer, sorto fuori dal centro, con molti parcheggi a disposizione e dotato di molte più sale rispetto agli altri. Si fa quindi portavoce di un altro modo di andare al cinema, alla scelta mirata e risoluta di andare, avere la comodità di parcheggiare vicino, godere dello spettacolo sullo schermo e andare via.
Scendendo nel dettaglio dei singoli cinema, c’è da dire che tutti e quattro sono tristemente accomunati dalla scomodità delle poltrone, un calvario per la schiena, quando dovrebbe essere banale che in un posto dove si sta seduti per ore questo dettaglio sia da tenere in conto. Dove le poltrone sono un po’ più comode c’è sofferenza per le gambe, strette nei pochi centimetri che le separano dalla fila davanti, che costringono ad acrobazie degne dei migliori circensi per cambiare posizione nell’arco delle ore.
Focalizzandoci sui più attivi Corso e Oxer, possiamo dire che un punto a favore del Corso è certamente la rassegna estiva Cinema all’aperto che propone in estate a un prezzo ribassato film usciti durante l’anno sotto le stelle accompagnati dai rintocchi del campanile comunale. Passando alle sale interne invece, c’è da dire che quelle più piccole sembrano poco più che salotti di casa, e i rumori che inevitabilmente provengono dalla sala affianco disturbano alquanto.
La scelta dei film in programmazione è invece un netto punto a favore dell’Oxer, che forse data la maggiore disponibilità di sale (7) riesce a portare in città film anche non di cassetta, fuori dai circuiti delle grandi distribuzioni che appiattiscono le menti e costringevano a dover fare chilometri per poter vedere un film diverso, dimostrando anche un certo gusto cinematografico. Molto bella anche l’iniziativa di qualche anno fa di una tessera socio che prevedeva sconti ad entrata, l’abbonamento a una rivista di cinema e la possibilità di richiedere un poster di un film a scelta.
Tuttavia, queste note positive vengono neutralizzate dalla scarsa cura dei particolari, come l’orario di inizio dei film, spesso con molto ritardo, che fa creare lunghe file all’esterno, cosa non esattamente piacevole d’inverno; orario che una volta è stato addirittura anticipato rispetto all’orario previsto, con arrivo in sala puntuali e film iniziato. La facilità di accensione delle luci a film non appena terminato, quando scorrono ancora i primi titoli di coda, o addirittura quando ci sono le ultime scene, o luci accese durante i trailer pre-proiezione, dimostrano non molto rispetto dei clienti, ma anche nei confronti del film stesso, cosa che un addetto ai lavori dovrebbe mostrare più degli altri.
Purtroppo queste sono cose importanti per chi il cinema lo vive come un momento alto, che ama le sale cinematografiche come contorno imprescindibile e decisivo per la riuscita del film stesso. Perché l’opera che si ammira sullo schermo trasmette il suo fascino che risulta legato al contesto in cui si trova. Non si tratta perciò di particolari di poco conto.
Rientra tutto nel mondo magico che il cinema dovrebbe farci vivere. Forse sono troppo romanzata nelle mie idee, la realtà poi è inevitabilmente un altro conto, ma credo che chi lavora nei cinema dovrebbe in qualche modo preservare questo mondo. A modo suo, come può.
E se per la varietà delle pellicole è probabilmente questione di gusti della maggioranza della cittadinanza (sui cui comportamenti al cinema sarebbe da dedicare un articolo a parte) per il resto penso che si potrebbe fare molto di più.
Quanto scritto non intende ovviamente essere una cieca e negativa presa di posizione, ma è un punto di vista personale su esperienze vissute nel corso degli anni e osservate con attenzione. Al peggio, mi aspetto una mia foto con scritto “Lei non può entrare” fuori le porte dei nostri amati cinema.