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Youth-La Giovinezza, il nuovo film di Sorrentino

di Marina Bassano –

Passato, memoria, vecchiaia, famiglia, fama, tempo. Paolo Sorrentino torna a confrontarsi con alcuni dei temi già trattati nel film oscar La grande Bellezza, in modo totalmente diverso. Resta presente e forte il suo marchio di fabbrica, il suo modo originale e personalissimo di concepire i film, riconoscibili a occhio nudo.

Torna presentando il film a Cannes, che aveva bocciato La Grande Bellezza, e non premia neanche Youth-La Giovinezza.
Lo fa con un film dal titolo che è ovviamente un contrasto con il mainstream della storia, che si focalizza su due amici sugli ottant’anni, uno compositore e direttore d’orchestra famoso in pensione (Fred Ballinger), l’altro famoso regista che sta finendo di scrivere quello che sarà il suo ultimo lavoro (Mick Boyle interpretato da Harvey Keitel). La giovinezza è impersonata nel corpo di Miss Universo, ospite dello stesso albergo spa, come sta nelle memorie dei due amici, un po’ arrugginite ma sempre presenti e vivide, lontane eppure vicine allo stesso tempo.

L’ambientazione dell’albergo di lusso svizzero, a metà tra una casa di cura e un centro termale spa, con la sua attività quasi nulla e il suo tempo scandito dal suono della campanella, aiutano l’atmosfera di immobilità e di stagnazione ad armonizzarsi con l’apatia di cui è tacciato il personaggio principale, Michael Caine nei panni del direttore d’orchestra Fred.

Tanto statico quanto inevitabile è lo scorrere del tempo di questo film, sospeso in un albergo tra le Alpi svizzere, luogo un tantino chiuso in un microcosmo fuori dal resto del mondo. Albergo che pullula di personaggi simbolici, alcuni che lasciano più di un interrogativo sulla loro reale funzione ai fini dello sviluppo della pellicola, ma che certamente restituiscono parte dell’universo sorrentiniano, altamente visionario e che lascia ampio spazio all’interpretazione.

Questi personaggi sono talmente accennati da farli sembrare accessori, ma che completano un puzzle di esistenze diverse.  Esempi di tali personaggi sono un Maradona dei tempi peggiori, attaccato all’ossigeno, e la massaggiatrice di Fred, una ragazza con la treccia e l’apparecchio, ripresa spesso mentre balla seguendo una consolle.
Accanto a questi personaggi ci sono le scene oniriche vere e proprie: quella spinta al kitsch estremo del video della nuova fidanzata del figlio di Mick, quella di una Venezia notturna con l’acqua che sale a dismisura e quella che inquadra tutte le protagoniste al femminile dei film di Mick riproposte come un’ossessione, mentre ripetono incessantemente le stesse battute.

La colonna sonora di altissimo livello accompagna l’andamento del film e asseconda la sua necessità di trasmettere lo scorrere lento e apatico del tempo per i due amici.

I punti di accelerazione improvvisa del film arrivano da due monologhi pronunciati da due donne: uno della figlia di Fred, Lena, in cui vomita letteralmente al padre tutte le sue colpe della situazione sua e della madre, e uno di Brenda Morel, la storica protagonista dei film del regista, plurinominata nel corso della storia, e finalmente apparsa in albergo, (nei panni di una Jane Fonda truccata e invecchiata) arrivata appositamente per comunicare il suo rifiuto a recitare nel film in scrittura, e per sbattere in faccia al regista il suo fallimento.

C’è spazio per il futuro nel finale, nel tentativo di andare avanti, dall’episodio che smuove Fred dall’apatia e lo porta a fare visita alla moglie dopo anni, e lo porta ad accettare la proposta rifiutata fermamente sin dall’inizio, di tornare a dirigere.

Sorrentino al solito divide in modo netto e opinioni e le critiche sui suoi film, così è stato per La grande Bellezza e così è per Youth. I temi simili e la trama non sempre molto sviluppata sono elementi che gli vengono rinfacciati, ma la trama è solo uno degli ingredienti per la riuscita di un film. Sono due lavori inoltre molto diversi, che trattano alcuni temi in comune ma in modo opposto, uno immerso nel caos della Roma mondana, un altro nel silenzio delle Alpi svizzere. I personaggi sono diversi che interpretano mondi lontanissimi tra di loro. E’ un film che lascia molto all’interpretazione personale e anche il finale può essere letto in modi diversi.

Nel mondo cinematografico moderno, un regista che si discosta da qualsiasi prodotto esistente e che incastona le sue idee in una fotografia e le arricchisce di una musica senza pari.

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Marina Bassano

Marina Bassano

Redattrice