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Le Ferriere: i coloni prima e dopo la 2° guerra mondiale. La fortuna portata dai panteschi

“Il cambiamento è il processo col quale il futuro invade le nostre vite”.
(Alvin Toffler)

di Marina Cozzo –

Fino al tutto il 1800, il vasto territorio de Le Ferriere era da considerarsi un unico latifondo, che a metà secolo, in un’ asta pubblica, venne acquistato dal Conte Achille Gori Mazzoleni, Mercante di Campagna.
Questi dava in affitto le tenute che, oltre ad essere dedite all’agricoltura, erano anche usate per la pastorizia. Alle sue dipendenze il conte Mazzoleni aveva centinaia di uomini, dei bifolchi, che tuttavia incrementarono la rendita delle terre.
Alla sua morte, nel 1891, subentrarono i figli, fra cui Attilio che seguì le orme del padre e che, nel 1896, promosse una colonizzazione del territorio, ancora mai avvenuta. Era un uomo baffuto e piccolo di statura Attilio, che si faceva chiamare Conte, ma conte non era. Poco male, perché quell’ometto intelligente, imperioso, spicciativo e non poco arrogante, era ricchissimo e amministrava, solo nella parte meno paludosa dell’Agro Pontino, ben 9.800 ettari di terra in cui allevava anche cavalli di razza pregiata: insomma un gran partito per le dame dell’epoca.

Il conte Attilio Gori Mazzoleni
I primi coloni arrivarono dalla Marche ed ebbero a disposizione, per tutto l’anno, dimore stabili che Attilio Mazzoleni aveva ristrutturato, coinvolgendo in questa opera tra il 1896 ed 1897 tutto il borgo medievale, compresa la “Cascina Antica” (quella che ospitò la famiglia Goretti e poi diventata il luogo del martirio della Santa) e le fonderie che vennero trasformate in cartiera.
Tutta la proprietà, divisa, passò a Leone Caetani e ad altri, per essere poi ceduta in blocco a Gustavo Dominici nell’aprile del 1924.
Il 1921 è l’anno che vede istituita la prima scuola pubblica con il maestro Subiaco Maurizio. Il Dominici, nel 1937, restaurò la chiesa settecentesca del borgo dedicata a S.Antonio Abate .

Dopo la seconda guerra mondiale, giunsero altri coloni: i panteschi che trasformarono anche l’agricoltura introducendo le colture delle uve da vino e da tavola. Primo fra tutti fu il signor Modica Vito che, oltre agli impianti a tendone dell’uva da vino, con la sua lungimiranza tipica del pantesco, realizzò una moderna azienda agricola dotata di cantina per la trasformazione del prodotto, di abitazioni patronali, di una palazzina per gli operai, di magazzini, di officina ed altro.

vigneto pantesco

Gli stessi “Panteschi” , negli anni ’60/’70, si sono specializzati nella produzione di uva da tavola e hanno realizzato un intero quartiere ed una cooperativa denominata “Cossira”, antico nome attribuito all’isola dai Fenici alla “Figlia del Vento”, alias Pantelleria.
In seguito, l’azienda agricola Casale del Giglio ha completato l’opera con i nuovi impianti a filare di pregiati vitigni e con la produzione di vini riconosciuti in tutto il mondo.

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Marina Cozzo

Marina Cozzo

Giornalista