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Il codice dell’anima

 

di Cora Craus –

Un libro affascinante, senza tempo e senza spazio è “Il codice dell’anima” di James Hillman. Un libro non facile ma scritto in maniera così chiara e scorrevole con una “narrazione” – direbbe Nichi Vendola – piena e precisa da conquistare il più pigro dei lettori. “Il codice dell’anima”, le parole di un grande maestro della psicoanalisi. Pagine che ci accompagnano alla scoperta di mondi tortuosi e sconosciuti: l’essenza di ciascuno di noi. Pagine su cui tornare infinite volte a riflettere con il nostro carico di interrogativi.

“Esiste qualcosa, in ciascuno di noi, che ci induce a essere in un certo modo, a fare certe scelte, a prendere certe vie – anche se talvolta simili passaggi possono sembrare casuali o irragionevoli?” Questo qualcosa James Hillman lo definisce “il daimon”, il demone.

Daimon lo chiamavano i greci, genius i latini, angelo custode i cristiani. È qualcosa di più del talento, di più di una divorante vocazione: è la responsabilità del proprio destino. Una responsabilità pre-nascita e Hillman per spiegarcelo ricorre al mito di Er raccontato da Platone. Dopo aver conosciuto ed interiorizzato il mito di Er scoprirete che oltre ad essere la giusta chiave per leggere questo capolavoro esso sarà di grande aiuto anche per comprendere, almeno in parte, il nostro personale linguaggio dell’anima.

Dalla quarta di copertina: “James Hillman ha voluto darci con questo libro le prove circostanziate dell’esistenza e dei modi di operare del daimon. E ha scelto una via inusuale ed efficacissima, quella cioè di impiegare come esempi non oscuri casi clinici ma il destino di personaggi che ogni lettore conosce: da Judy Garland a John Lennon e Tina Turner, da Truman Capote a Quentin Tarantino e Woody Allen, da Hannah Arendt a Richard Nixon e Henry Kissinger, da Hitler a serial killer. Attraverso questa profusione di storie eloquenti e paradigmatiche Hillman è riuscito a farci comprendere le scelte più profonde che decidono la vita. E soprattutto a farci sentire di nuovo la presenza di questo “compagno segreto” dal quale, più che da ogni altro elemento, la nostra vita dipende”.

Tra i tanti capitoli, le tante personalità che popolano “Il codice dell’anima” (ed. Adelphi – pag.410 – € 13) abbiamo trovato sconvolgente l’analisi su Hitler che amava farsi chiamare Herr Wolf, il lupo. Capofila, fondatore del nazifascismo “il male assoluto” come ebbe a definirlo Papa Wojtyla.

Hitler, l’uomo che un anno prima dello scoppio della seconda guerra mondiale con teutonica e folle determinazione disse. “Forse ci distruggeranno, ma in tal caso trascineremo con noi il mondo, un mondo in fiamme”.

Un intenso, terribile paragrafo “Le donne suicide” dove viene evidenziato una mostruosa realtà: tutte le donne con cui ebbe una relazione immancabilmente si suicidarono; Hillman mette in risalto come il capo assoluto, l’emblema del Terzo Reich, il Führer fosse incapace di sostenere una relazione vagamente adulta. “Hitler era attratto da donne psichicamente instabili, il che spiegherebbe il loro impulso autodistruttivo. Si potrebbe anche teorizzare che le inclinazioni sessuali disfunzionali di Hitler, con la probabile coprofilia, producessero in queste donne un tale disgusto e odio per se stesse da preferire “la morte al disonore”.

Hitler, wolf, la pura razza Ariana, la guerra, la grande Germania, ebrei, stranieri, malati, migranti demoni che si riaffacciano dentro e fuori di noi. Il destino, ci ricordano le parole di Hillman, è assunzione di responsabilità; il destino dei singoli è la storia del mondo.

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Cora Craus

Cora Craus

Giornalista