ED Abitare l'Agro Pontino

Storia dell’agro pontino – seconda parte

Trascorrono i secoli e Circe è sempre lì, immota e austera, ma al contempo presente e custode delle sorti degli uomini e delle terre da conquistare e domare.
L’Agro Pontino non è per niente un territorio facile da tenere a bada, stando alla sua storia di altalenanti momenti tra il caos melmoso delle paludi e la compostezza indotta dal lavoro di migliaia di uomini per bonificarlo e dobbiamo attendere il 1924 perchè vi sia una vera bonifica integrale, con la vendita allo Stato Italiano di un territorio della famiglia Caetani, il Bacino di Piscinara (attuali di Cisterna di Latina e Latina). Iniziarono così i primi lavori con il Consorzio di Bonifica di Piscinara.

Due anni dopo vi fu anche Consorzio di Bonificazione dell’Agro Pontino, formato dall’unione dei latifondisti privati e dello Stato che delegò all’Opera Nazionale Combattenti. Progettista dell’opera fu Natale Prampolini, conte del Circeo. Fu un’opera grandiosa: dal ’26 al ’37, per bonificare l’agro, con il lavoro di operai, reclutati in tutto il Paese, per il prosciugamento, la costruzione dei canali, il disboscamento e la costruzione dei nuovi centri, che sorgevano man mano nei territori.
L’O.N.C. si occupò della gestione dei terreni e dei poderi che venivano costituiti nei terreni bonificati, affidandoli in concessione a coloni provenienti perlopiù dal Veneto, dal Friuli e dall’Emilia.

Ai nuovi coloni veniva dato un terreno coltivabile, una casa con annessa una stalla, una vacca, due buoi e gli attrezzi necessari. Al centro dei vari poderi, venivano costruite le case coloniche. In seguito, il territorio fu suddiviso in comprensori facenti capo ad un borgo con la chiesa, la casa del fascio, il credito agricolo, la scuola, e che aveva la funzione di centro di raccordo fra i vari poderi e per i coloni.
Durante la seconda guerra mondiale, l’Agro dal gennaio del ’44 si trovò stritolato fra tre fronti: la linea Gustav, il fronte di Cassino e lo sbarco degli Alleati ad Anzio. Il 29 maggio l’Agro era liberato, ma i lunghi mesi di guerra avevano seminato distruzione. Inoltre i tedeschi, per ritardare l’avanzata degli alleati, avevano volutamente danneggiato e distrutto molte opere di bonifica, provocando l’allagamento di ettari di terreno, causando in molte zone anche il ritorno della malaria.
Il 7 maggio 1945 vi fu l’agognata resa e tutto tornò alla quiete. Eppure, ancora oggi, a distanza di settant’anni, passeggiando tra le pianure dell’Agro pontino si intravedono le macerie dei casali colonici sembra poter sentire il clangore dei proiettili sugli elmetti dei milioni di soldati che volevano libera la loro terra; l’acre olezzo della polvere da sparo sembra aleggiare sulla cima dei silo che osservavano impotenti la sorte degli uomini bonificatori di mine sotterrate.

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Marina Cozzo

Marina Cozzo

Giornalista