Nadia Terranova, Gli anni al contrario. Romanzo intimistico e idealmente corale
di Cora Craus –
“Gli anni al contrario”, di Nadia Terranova, è un romanzo ben scritto, diretto, fresco, senza retorica, che conquista e avvince. Un romanzo dove appare chiaro, fin dalle prime pagine, che l’elemento narrativo principale, il vero ordito, sono le emozioni, mentre la trama dipana e costruisce con coerenza le vicissitudini, la storia e il portato psicologico dei personaggi. E la Storia è una risonanza sullo sfondo
Un romanzo intimistico e idealmente corale. Nelle pagine di “Anni al contrario” (ed. Einaudi, Stile libero – € 16) si srotolano aspirazioni e sogni personali intrecciati ad ideali e sogni di una generazione idealista e cinica, violenta e debosciata. Una generazione piena di slancio e di pregiudizi, con troppi “cattivi maestri” e pochi grandi visionari.
Il romanzo prende il via nel 1977 a Messina, la città dei due mari “lo Stretto poco prima che sfoci in mare aperto, quel mulino di correnti dove lo Ionio sta per incontrare il Tirreno”.
Il 1977, gli anni della “piena strategia delle tensioni”. «Nel ’77, divampò – scrivono Balestrini e Moroni – la generalizzazione quotidiana di un conflitto politico e culturale che si ramificò in tutti i luoghi del sociale, esemplificando lo scontro che percorse tutti gli anni settanta, uno scontro duro, forse il più duro, tra le classi e dentro la classe, che si sia mai verificato dall’unità d’Italia. Quarantamila denunciati, quindicimila arrestati, quattromila condannati a migliaia di anni di galera, e poi morti e feriti, a centinaia, da entrambe le parti».
Qualche mese dopo gli “anni di piombo” avrebbero raggiunto il loro acme con la morte di Aldo Moro.
Negli echi di questa realtà storica si muovono i personaggi creati da Nadia Terranova: Aurora Silini, Giovanni Santatorre, Mara.
Aurora Silini, figlia del fascistissimo direttore del carcere: “L’università aveva dischiuso ad Aurora i propri cancelli insieme a un intero mondo di manifestazioni e collettivi. Lei ne fu frastornata, ma non tanto da lasciarsi scappare la prima occasione di tradire il padre: trovare conforto e speranza in una fede politica opposta. Da ragazzina Aurora non pensava che fosse possibile avere sul divorzio, o peggio sull’aborto, idee diverse da quelle respirate a casa e a scuola”. E, poi Giovanni Santatorre, rampollo di un affermato e potente avvocato; ma in rivolta contro il padre e contro il suo “comunismo che odora di sconfitta”. Giovanni che cerca una forza ed un coraggio che non ha nell’idea della lotta armata. “Giovanni utilizzò un permesso breve per andare in Emilia a un concerto di Pierangelo Bertoli, che era stato marxista-leninista come lui. In quella regione Giovanni aveva i suoi ricordi più importanti, da Gipo al Convegno di Bologna. Bertoli si dichiarava ancora marxista-leninista, e in cuor suo anche Giovanni”.
Aurora e Giovanni, al centro il loro incontro, il loro amore e la loro piccola: Mara, alter ego dell’autrice. “Aurora e Giovanni avevano deciso che si sarebbe chiamata Mara. Come la ragazza di Bube, aveva detto Aurora. Come Margherita Cagol, aveva aggiunto Giovanni. Margherita, detta Mara, la moglie di Renato Curcio, morta pochi anni prima”.
“Anni al contrario” è un libro che ci ha spinto a riflettere sul nostro recente passato, su di noi che in quegli anni siamo stati protagonisti, comparse, alieni, invisibile “massa”, contradditorio “popolo”, paurosi cittadini, fiancheggiatori e terroristi… poeti e rivoluzionari nell’anima.
In Aurora abbiamo rivissuto il comune desiderio di emancipazione, il sogno di una vita a due diversa, lontana dai cliché delle nostre madri, il femminismo come via di fuga, la tenacia, l’orgoglio di farcela nonostante la vita e le sue sconfitte politiche e private.
Gli anni di piombo, gli anni della paura, e delle illusioni, del coraggio e delle speranze.
L’espressione, “anni di piombo”, deriva dal titolo omonimo del film di Margarethe von Trotta uscito nel 1981 che trattava un’analoga e contemporanea esperienza storica vissuta dalla Germania Ovest. Per anni di piombo, in Italia, si intende un periodo storico generalmente coincidente con gli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta del XX secolo, in cui si verificò un’estremizzazione della dialettica politica che si tradusse in violenze di piazza, nell’attuazione della lotta armata e di atti di terrorismo.
Il 16 marzo 1978, con il sequestro dell’allora presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, si ebbe, in Italia il punto culminante e l’inizio della fine di quel momento storico. Nello spietato agguato di via Fani a Roma fu letteralmente sterminata la scorta del politico. Moro sarà ucciso il 9 maggio 1978 ad opera di un commando delle Brigate Rosse. L’azione fu definita: «attacco al cuore dello Stato».
In sprazzi di lucidità e nostalgia tra rabbia e indifferenza si dispiega accusatorio e sincero il pensiero di Giovanni: “Intanto, molti ex terroristi in carcere cominciavano a collaborare. Nelle piazze non c’era più uno scontro al giorno, tanti ex movimentisti erano tornati al Pci o si erano avvicinati inaspettatamente al cattolicesimo o a fazioni politiche opposte. Lo Stato ristabilisce le sue regole e premia chi s’è adattato, pensava Giovanni, e si ripeteva che era stato lui a non essersi mai adattato”.
E Aurora ferita, disillusa ma non sconfitta: “Leggendo che il fondatore dei marxista-leninisti era approdato a Comunione e Liberazione dove stava facendo una brillante nuova carriera, Aurora ebbe l’impulso di telefonare a Giovanni. Non di scrivergli, proprio di sentire la sua voce, urlare rancore verso il mondo e chiedergli di urlarlo insieme”.
Chissà quali e come sono stati vissuti, come sono ricordati per ciascun lettore “Gli anni al contrario”.