Il diritto di essere come tutte le donne: “Jasmine”, il nuovo video del gruppo di Luigi Mantuano
di Alga Madìa –
https://www.youtube.com/watch?v=SJeuka34xRI
Dopo un anno da “La porta”, incontro Luigi Mantuano per parlare con lui della sua nuova creatura. Lui è un vulcano di idee e di voglia di fare cinema come strumento di lotta al servizio di una ideologia e comunque sempre con un fine sociale.
“Jasmine” è il suo ultimo video, presentato con successo (Fuori concorso) l’altra sera al Circolo della Corte dei Conti di Roma, al concorso “Fammi vedere” promosso dal Consiglio Italiano per i Rifugiati.
Chiacchieriamo piacevolmente come sempre, devo dire, ma alla mia domanda se si tratti di un film sulla transessualità, si fa più serio.
Luigi Mantuano: no, non direi, almeno non in primo luogo. Il cinema per me è il racconto di belle storie innanzitutto e questa lo è, tantissimo: è il racconto vero di Jasmine, un professore di chimica turco, che nel suo Paese non poteva vivere una vita normale per la sua natura non riducibile ai termini classici delle classificazione di genere, una donna nata in un corpo di uomo. E che quindi viene perseguitato. Dai suoi familiari prima di tutto: la madre si è rifiutata di riabbracciarla anche prima di morire, terribile. E poi un film sui diritti umani: sulla guerra contro il riconoscimento dei corpi e dell’identità di ciascuno L’ho pensato infatti per il concorso cinematografico per il riconoscimento dei rifugiati politici. Inutile evidenziarne la drammatica attualità. . Jasmine ha ricevuto dieci anni fa in Italia lo status di rifugiata politica per motivi di discriminazione sessuale. Certo è anche un piccolo messaggio per sollecitare l’Italia a riconoscere una legge sui rifugiati e una legge sulle unioni civili.
Io: nel primo corto hai voluto trasmettere ansia, tensione, qui si respira aria di normalità, quasi di leggerezza, anche di fronte a una vicenda drammatica.
L.Mantuano: si, è vero, lì parlavamo della violenza qui di una liberazione. E di una normalità: quando Jasmine raccontava la sua storia mi ha colpito la sua serenità, la sua normalità. L’Italia è portata a vedere i transessuali come delle prostitute, super truccati e vistosi, niente di tutto ciò in questo caso: Jasmine ha rifiutato di finire nel mondo della prostituzione – purtroppo un destino inevitabile riservato a molti trans gender – è una donna colta, un insegnante, ha voluto fare del tutto per vivere la sua personalità liberamente e ci è riuscita. Ora è una cittadina inglese, regolarmente sposata, lavora.
Io: Come arriva Jasmine in Italia, come l’hai conosciuta?
L.Mantuano: Il soggetto è di Gabriella Tomei, è a lei che io in genere rubo le idee, le storie. Era il caso che mi aveva più colpito tra quelli da lei seguiti nel suo lavoro di assistenza legale ai rifugiati. Jasmine arriva a Sezze grazie alla cooperativa di donne rifugiate di Maria Teresa Mukamitsindo, Karibu. E’ a lei che devo i miei primi corti, è stata protagonista de “La porta”, girato da Giancarlo Loffarelli, lo scorso anno, e ora ha prodotto con me “Jasmine”. La personalità di Maria Teresa è unica, come la sua storia: è riuscita in questi anni a creare un modello di accoglienza per i rifugiati riconosciuto e stimato a livello nazionale. Al di là di questo per me lei resta, ripeto, una persona unica, sulla quale vorrei ancora lavorare, raccontare. Ma so che per Maria Teresa non è facile, e a me non piace spettacolarizzare il dolore. Ma vedremo, ora che Karibu è diventata una realtà insostituibile in questo territorio quando parliamo di accoglienza, diritti, integrazione, vorrei fare emergere la storia della donna artefice di tutto questo.
Io: Il concorso ha una giuria di prestigio, da attori e registi come Monica Guerritore, Gabriele Lavia, Faenza a Scimeca, a Walter Veltroni, Monica Maggioni. Come ti sei rapportato con loro?
nella foto: Monica Guerritore
L.Mantuano: Ho vissuto fin dall’inizio questa nuova esperienza insieme ad altri, il cinema è azione di gruppo, non sarebbe stato possibile senza Maria Teresa Mukamitsindo, Gabriella Tomei, Giancarlo Loffarelli, Manuele Pulitano. E poi senza Roberto Zaccaria e Monica Guerritore, il loro sostegno e incoraggiamento costante.