Da grande..voglio realizzare i miei sogni.
di Elisabetta Calandrini –
La borsa dell’università pesa troppo.
Comincio a rimpiangere gli anni del liceo, quelli dove ti portavi dietro solo i libri delle materie del giorno e il panino col salame per fare merenda. Adesso nella borsa mono spalla devo farci entrare i libri, l’agenda ,il telefono e il caricabatteria, il pc e l’alimentatore, il portafoglio e le chiavi di casa. Per non parlare dei fazzoletti, il liquido antibatterico contro i miliardi di germi che mi attaccano in metropolitana e via dicendo.. altro che Mary Poppins. Controllo gli orari sul tabellone e prendo il primo treno che mi porta verso casa. Corro fra trolley di varie dimensioni, li svincolo, spalleggio sulla porta del vagone, fulmino con lo sguardo una ragazza che crede di essere più veloce di me e finalmente sono dentro. Ho trovato un posto libero accanto ad un uomo in giacca e cravatta che guarda un film dal suo tablet e lancia occhiate sul telefono. Mi chiedo come facciano certe persone ad essere così svelte nel trovar posto e sistemare contemporaneamente le loro cose. Lo osservo per qualche secondo ed ho come l’impressione che sia in attesa di una chiamata, me ne accorgo dal tremolio della sua gamba e gli occhi sempre fissi sul telefono. Io intanto, apro per l’ennesima volta il libricino delle Epistole di Orazio, cercando la forza negli occhi e nella testa di studiare ancora un po’. Improvvisamente il mio sguardo cade sul finestrino, si è appannato e stanno scendendo le prime gocce di pioggia. E’ tornato l’inverno, penso.
Quest’anno terminerò gli studi e comincerò una vita diversa dal solito tram tram quotidiano. Voglio imparare a scrivere, voglio diventare una grande scrittrice anche se in tanti dicono che a furia di sognare finirò col fare la fame nei cessi degli autogrill. Non importa. A me piace sognare.
Oggi ad esempio, ho conosciuto una ragazza al mio corso di laurea, si chiama Stefania. Mi ha raccontato di avere un sogno, uno di quelli che sarebbe troppo sprecato da tenere chiuso in un cassetto. Lei lo ha inseguito, maturato e corretto ogni giorno, sacrificando il suo tempo e molto spesso investendo del denaro. Stefania e la musica sono due cose identiche, legate da un filo conduttore che le rende inseparabili. Ha cominciato a cantare fin da bambina, poi crescendo ha capito che sarebbe stata la sua professione. E’ una ragazza dolcissima ed onesta, forse è per questo che ad un passo dal successo, nonostante il talento e la grinta, non è mai riuscita ad ottenere qualche piccola soddisfazione in più. I suoi provini, la sveglia alle sei del mattino per fare la fila alle audizioni della scuola di Amici, i contatti, le telefonate, le serate, i complimenti, l’ansia e il controllo della respirazione. Suo padre sempre contrario, sua mamma felicissima. Ogni cosa, ogni sacrificio a volte sono serviti a poco, forse a niente. E il brutto, mi ha spiegato, non è tanto l’essere respinta, ma veder sfondare nel mondo dello spettacolo gente poco professionale, ragazze più ‘disponibili’, che brave. Durante il suo percorso fortunatamente ha conosciuto persone fantastiche che le hanno dato la forza di andare avanti e di combattere perché credono che meriti davvero un posto importante. E l’ho creduto anch’io, soprattutto dopo aver ascoltato le sue registrazioni.
La sua voce fa salire i brividi fin sopra la testa.
Quello che mi ha colpito di Stefania è che mai, nemmeno per un secondo ha pensato di mollare. Tanta gente a furia di sperare, si stanca, sceglie qualcosa di diverso e finisce col non crederci più chiudendo quel sogno nel famoso cassetto della vita, delle cose irrealizzate.
I miei genitori mi hanno insegnato una cosa importante nella vita e cioè che non smetti di sognare fino a quando sai di valere qualcosa. Il problema è che non si guarda più al talento ma alla ragazza facile, poco corretta, quella disposta a pagare e ad aprire le gambe, quando serve. Se presenti il curriculum dei tuoi sacrifici, sei bocciato, a priori. Ovviamente alcuni avranno avuto anche la fortuna di farcela per quello che valgono e non per quello che possono offrire. Qualcuno ce l’ha fatta grazie alle sue forze e forse anche a una botta di c…o.
Comunque sia ne vedo troppi fantasticare come me, che sono appoggiata a questo finestrino da quasi mezz’ora e al mio sogno da tutta la vita. Ne vedo troppi come Stefania o come mia mamma alla quale sarebbe piaciuto diventare una veterinaria.
Voglio diventare quella che posso, senza se, senza ma, senza forse o chissà.
Voglio farcela e spero non smetteranno anche quelle persone che aspirano a diventare solo un po’ migliori di quelle che sono.