Pietro Ingrao, le origini
di Cora Craus –
Da chi ha “ereditato” la passione politica Pietro Ingrao, uno dei più importanti e incisivi uomini politici italiani nato a Lenola? A questa curiosità prova a rispondere il libro di Fabio Pannozzo “Pietro Ingrao, le origini. – Dialogo su Lenola e il nonno garibaldino” (ed. Atlantide – pag 120 – € 13).
Quanto incide l’ereditarietà, il dna familiare, nella passione politica e nel comportamento etico e morale? “La domanda sorge spontanea” avrebbe esclamato Antonio Lubrano, considerando che l’autore del libro, Fabio Pannozzo, è un medico.
La narrazione delle origini familiari di Pietro Ingrao inizia dal nonno Francesco Calogero Ingrao, giovane siciliano di belle speranze, arditi ideali e “pericolose amicizie” e, tra le pericolose amicizie, vi è Giuseppe Mazzini con la grandiosità delle sue idee politiche, il sogno dell’Unità d’Italia. Un’Italia repubblicana, libera, democratica.
Francesco Ingrao nasce a Grotte, provincia di Agrigento, da una famiglia benestante, di idee progressiste e antiborboniche. “A venti anni egli è già attivo politicamente nel liceo dei Gesuiti di Girgenti, ed è in contatto con alcune logge massoniche a grotte. Fonda, con il fratello Onofrio, la società segreta “I discepoli di Dante”, un gruppo di studenti liceali affascinati dagli ideali democratici e repubblicani propri della massoneria”.
Accusato di essere tra gli organizzatori dei moti siciliani, d’ispirazione mazziniana, lascia la Sicilia e comincia una lunga latitanza. Accolto da uno zio a Lenola, tra mille avventure, vi rimarrà per tutta la vita e per vent’anni sarà un amato e rispettato sindaco della cittadina, all’epoca terra di confine tra il Regno delle due Sicilie e lo Stato Pontificio. Fermo nei suoi ideali democratici e massonici (ne è testimonianza lo stemma esplicitamente ricco di simboli massonici che Francesco Ingrao volle sul portone del palazzo di famiglia e tutt’ora visibile), si batterà per migliorare le condizioni dei lenolesi più disagiati. In questo humus familiare è nato e cresciuto Pietro Ingrao, uno dei padri della Sinistra Italiana.
Il libro di Pannozzo riporta testimonianze sia dei diretti discendenti, quindi cugini e zii di Pietro Ingrao, sia di lenolesi che hanno serbato un vivo ricordo del sindaco garibaldino.
Nella prima parte del libro, tra testimonianze, documenti e ricostruzioni, si respira l’idea, il sogno del Risorgimento Italiano. Un ideale, un sogno la cui realizzazione ha richiesto un fiume di sangue, di soprusi, di tradimenti, di promesse mancate.
La seconda parte del libro racchiude una vera chicca, il capitolo: “Conversazione a più voci sul nonno, il Risorgimento, il mondo contadino”. La conversazione si svolse a Roma a casa dell’onorevole Ingrao; oltre all’autore Fabio Pannozzo, furono presenti Giacomo, Giuseppe Cantarano, Giacarlo Aresta, Giancarlo Di Fonzo. In quell’occasione Pietro Ingrao ricordò così il nonno: “Posso dire anche dei ricordi su come i miei familiari parlavano di lui quando io ero piccolo, anche il rapporto che lui ha avuto con me, e anche dell’idea che a me ne avevano dato, che era una idea tutta buonista, ma in cui non compariva, non veniva fuori, diciamo così, la figura politica. Questo io l’ho visto solo dopo, quando abbiamo trovato le carte”.
A Lenola, per volontà delle figlie e del figlio, è nata un’associazione intitolata a Pietro Ingrao. L’associazione ha un comitato scientifico con l’obbiettivo di promuovere e valorizzare il pensiero politico del più longevo padre della sinistra italiana. L’associazione curerà ed illustrerà, per le future generazioni, la biografia dell’uomo politico e il suo rapporto con il territorio pontino. “Passata la stagione dei suoi bagni a Sperlonga, dei giochi coi nipotini, gli incontri sotto la quercia del suo giardino, c’era sempre l’incontro finale di Pietro in sezione con i compagni, prima di lasciare il paesello per riprendere le cose romane e la sua azione politica”.