Autrici pontine. “Quel ballo con il duce” – Diario di Stella Carfagna
A cura di Cora Craus –
Il titolo del volume “Quel ballo con il Duce”, edito da Atlantide, nasce da un fatto realmente accaduto, un ballo della protagonista con Mussolini il giorno dell’inaugurazione dell’Opera nazionale dopolavoro di Littoria, oggi Circolo Cittadino Sante Palumbo, che cambierà per sempre la vita di Stella Carfagna. Ed è proprio presso il Circolo Cittadino di Latina in piazza del Popolo, dove si svolse quel ballo oltre 90 anni fa, che si terrà la prima presentazione del libro, giovedì 30 gennaio alle 18.00, cui prenderanno parte la curatrice del volume Daniela Carfagna, l’editore Dario Petti, il professore di Storia contemporanea dell’Università Niccolò Cusano Matteo Antonio Napolitano collaboratore della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, e infine Nietta Corradi che leggerà alcuni brani del libro. Ma perché quel ballo cambiò la vita di Stella? Lo scopriremo giovedì sera, il giorno della presentazione.
Un diario rimasto chiuso in un cassetto per oltre 40 anni e che oggi diventa un libro, consentendo ai lettori un originale viaggio nella vita dei primi del ‘900 in un paese lepino, Priverno, e nelle città nuove dell’Agro pontino degli anni Trenta. Ma è anche uno degli scritti autobiografici femminili “più antichi” della provincia di Latina, l’autrice Stella Carfagna classe 1901, scomparsa nel 1997, racconta la storia della sua famiglia tra grande guerra, “spagnola”, biennio rosso, fascismo, seconda guerra mondiale, epurazione. Gli usi e i costumi di una famiglia della borghesia commerciale che si legherà al fascismo come tante in quel tempo. I suoi componenti impegnati in ambito sociale, culturale e politico permettono un’interessante immersione nella vita quotidiana di un microcosmo della provincia italiana a cavallo tra XIX e XX secolo in un periodo storico denso di avvenimenti importanti.
Come scrive nella prefazione la giornalista e conduttrice Rai Barbara Carfagna, il libro di Stella “è un concentrato di ironia, dettagli, emozione, gioia di vivere anche i momenti peggiori, un racconto in assenza di carico ideologico che nella società polarizzata di oggi è introvabile. Con la leggerezza di chi scrive per gli intimi la sua penna (perché di penna si tratta) ripercorre la ‘storia’ minuscola di una famiglia e la ‘Storia’, quella grande. Quella familiare, contadina, scolastica, con le sue illusioni (il fascino del fascismo, oggi un tabù, tutto descritto attraverso il dettaglio del tocco emozionato nientemeno che sulla spalla del Duce) e le delusioni, ben sintetizzate dallo sguardo della bisnonna che, vedendo quell’uomo inopportunamente abbigliato in canotta, se ne torna a casa. La banalità del male e l’allegria necessaria, quella del film “La vita è bella”, che colora la vita al buio dei fratelli nascosti, affamati, impauriti ma presi dalla ‘ridarola’. L’acquerello senza giudizio della natura umana”.