B. Sabotino – Lavori per lo sbocco a mare del Canale Mussolini
di Marina Cozzo –
In riva alla palude
Viandante al vento nero; piano mormora il secco canneto
nella pace della palude.
Nel cielo grigio passa
uno stormo di uccelli selvatici;
volando di sbieco su foschi acquitrini!.
Tumulto. Da una capanna cadente
svolazza con ali nere putredine;
storpie betulle sospirano al vento.
Sera nell’osteria desolata. La via del ritorno
è aureolata dalla dolce tristezza di greggi brucanti.
Appare .la notte: rospi emergono da acque d’argento.
(Georg Trakl)
Nelle alture di Borgo Sabotino cresceva la macchia e non era raro incontrare, nei punti più elevati, delle capanne formate da tavole grezze e frasche, dimora dei pecorai dall’autunno alla primavera inoltrata, che arrivavano fin lì con le loro greggi dai paesi dei monti Ernici (Alatri, Trevi, Filettino ecc.).
Nell’ampia area percorsa dal Fosso Moscarello si trovava appollaiata una località chiamata “Le Vergini” ove i pascoli risultavano più freschi e abbondanti: qui le capanne erano più numerose e raggruppate così da costituire un vero villaggio primitivo. Nei mesi invernali e primaverili il Villaggio delle Vergini era popolatissimo, mentre nella stagione calda appariva del tutto deserto.
Tutta quella zona di prati e di pantani litoranei era popolata da numerose mandrie di bestiame bovino e greggi, mentre nella parte più bassa e acquitrinosa si incontravano numerosi bufali, il cui allevamento era principalmente concentrato in tre vecchi casali in muratura che sorgevano appunto al centro della località chiamata Passo Genovese; erano stati costruiti da tempo dal Duca Onorato Caetani, come era inciso sulla lapide murata sopra la porta di ingresso del fabbricato principale (il “Procoio”: era una costruzione in muratura di tufo del tutto caratteristica, su pianta circolare, a solo pian terreno; nel mezzo si ergeva un immenso focolare con sovrastante cappa, che girava intorno al pilastro centrale di sostegno del tetto, il quale aveva la forma di un grande ombrello aperto. Su questo focolare veniva fatta la lavorazione del latte per ricavarne le mozzarelle, i formaggi, ecc.).
Ma veniamo agli anni 1929 e 1930, quando il villaggio entrò gradualmente in funzione con tutti i suoi servizi ed alloggiamenti, ed il Cantiere di Foce Verde (con base nel Villaggio stesso), poté completare gli importanti lavori stradali ed idraulici progettati.
Tra i lavori di idraulica era di fondamentale importanza la costruzione, nei pressi della Torre di Foce Verde, dello sbocco a mare del grande Canale Mussolini (il Collettore delle Acque Alte) con il ponte per la strada diretta a Nettuno e la lunga botte in cemento armato per il Canale di Mastro Pietro, l’antico derivatore delle acque del Fiume Astura per l’alimentazione del lago di Fogliano.
Inoltre, alla fine del 1930, il Consorzio di Bonifica presentò al Ministero una proposta per dare alla Chiesa di Passo Genovese una ampiezza maggiore di quella prevista nel primo progetto; il Ministero accolse la proposta di modifica e il tempio venne edificato con dimensioni sufficienti per accogliere due anni dopo i coloni sopraggiunti a seguito dell’intervento in Agro Pontino dell’Opera Nazionale per i Combattenti.
Il Cantiere di Foce Verde, alla fine del 1931, portò a termine i lavori assegnatigli, ma le funzioni del villaggio operaio nel quadro dei lavori di bonifica proseguirono: infatti l’anno dopo in esso si insediò la direzione di un nuovo cantiere di lavoro, il Cantiere di Passo Genovese, al quale vennero affidati i lavori di sistemazione della zona.
“Foto di Enzo Lucà, Arvaliastoria.it”