ED Abitare l'Agro PontinoED Cultura

Borgo Le Ferriere ha origini nella preistoria

di Marina Cozzo –

 

“Mi tengo a quest’albero mutilato
Abbandonato in questa dolina
Che ha il languore
Di un circo
Prima o dopo lo spettacolo
E guardo
Il passaggio quieto
Delle nuvole sulla luna…”   I Fiumi di Giuseppe Ungaretti

La storia di Le Ferriere è sicuramente la più antica tra i borghi dell’Agro Pontino, dimostrandosi, come zona, tra le più facilmente e felicemente abitabili.

Dobbiamo fare un salto a ritroso nel tempo fino a giungere a 500.000 anni fa, vestirci di pelli di animale e armarci di clava, per immergerci nell’era paleolitica e incontrare un gruppo di ominidi che si è insediato nella valle del fiume Astura.

La scoperta di una vita preistorica nel territorio de Le Ferriere è emersa appena vent’anni fa, nel 1994, e per caso fortuito durante uno scavo che ha riportato alla luce manufatti arcaici.

Il fiume Astura lambisce la zona pontina per 17 Km, per poi confluire in una serie di fossi naturali o artificiali nei territori di Aprilia, con Campoverde, Carano, Crocetta e Pane e Vino, sorbendo l’acqua che scende dai Colli Albani.

Dovremo aspettare il biennio tra il 1934 e il 1935 per assistere ad un riordino di quelle acque, sdoppiando il fiume con la costruzione del canale Allacciante Astura, parte del progetto del Consorzio di Bonifica di Piscinara, e che raccoglie le acque provenienti da ben 27.800 ettari di terreno.

È un’isola felice quella del Borgo di Le Ferriere e flora e fauna fanno da ameno corredo della regione: l’edera, il pruno selvatico, il corbezzolo, il pero selvatico, il leccio, la farnia, l’olmo, la quercia, la ginestra, il nespolo selvatico, l’ortica, il ciclamino, il lauro, la stellaria, la robinia, la clementide, il sambuco, il carrubo ed infinite altre specie sono ancora alla portata di tutti per essere ammirate e possibilmente salvaguardate. La fauna, un tempo ricca e prolifica, è praticamene quasi estinta a causa degli scarichi incontrollati delle industrie chimiche, del percolato delle discariche e dell’uso indiscriminato di erbicidi, pesticidi ed insetticidi impiegati in agricoltura. Così abbiamo solo il ricordo di capitoni, anguille, carpe, anatre, pezzarde, tordi, beccacce, allodole.

Negli ultimi anni, tuttavia, si sta favorendo la rigenerazione delle condizioni per la vita, per cui, lungo le sponde del fiume, non è difficile imbattersi in conigli selvatici, pavoncelle, gazze, upupe, barbagianni, civette, allocchi.

Quanta gente ha visto passare quel fiume, quante civiltà e culture si sono susseguite nel Borgo a partire, appunto, dall’uomo preistorico, per passare dai Micenei, i Latini, gli Etruschi, i Volsci, e i Romani, con le loro capanne, la loro città di Satricum con il porto e le ville, costruite alla placida foce del suo generoso fiume, che ospitarono Cicerone, Augusto, Tiberio, Caligola.

Già, l’antica città di Satricum, con il suo tempio dedicato alla dea Mater Matuta, e di cui Dionigi di Alircanasso fa menzione tra le città che ribellarono a Roma …

 

Previous post

Rosetta, una viaggiatrice nello spazio

Next post

Opere d'arte al polso!

Marina Cozzo

Marina Cozzo

Giornalista