ED Abitare l'Agro Pontino

Borgo Vodice: riparo sicuro per gli sfollati della II Guerra Mondiale

di Marina Cozzo –

Quanta storia custodiscono i Borghi dell’Agro Pontino. Se non per età di creazione, sicuramente per quello che i loro nomi rappresentano e rievocano, menzionando il campo di una qualche battaglia della Prima Guerra Mondiale.

Seguendo il nostro percorso di accenno storico, dopo la Bonifica Integrale, per dare alloggio e cure ai pionieri, approdando nel territorio del Comune di Sabaudia, troviamo Borgo Vodice che giace sulla Strada Migliara. Esso prende nome da Monte Vodice, un importante caposaldo austriaco che sbarrava l’accesso dei nostri soldati all’Altopiano di Bainsizza.

Secondo le cartografie dell’epoca antecedente la Bonifica, l‘area su cui sorge il borgo è quella compresa tra Lestra Molina delle Capre e Lestra Fontana d’Alma dove ristagnavano acque sorgive che non trovavano sfogo nel letto del Fosso di Campolungo e del Fosso di Campofaiano.

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Il 15 Giugno del 1934, l’Ing. Alfredo Pappalardo dell’ Opera Nazionale Combattenti redasse il piano per l’edificazione di Borgo Vodice, dove i primi coloni o appoderati giunsero tra il mese di ottobre e quello di novembre del 1934.

Il centro abitato ha un aspetto diverso dagli altri borghi, presentandosi più armonico e studiato: la grande piazza, la chiesa e l’acquedotto circolari sono gli elementi che caratterizzano il Borgo.

La parte più alta, immediatamente adiacente all’attuale centro abitato, era percorsa da una ferrovia decauville per il trasporto del legname della macchia che, dall’attuale strada del Parco Nazionale del Circeo, raggiungeva il fiume Sisto all’altezza della migliara 54. Da qui il treno percorreva il ponte in legno (poi fatto saltare in area dai tedeschi per allagare le campagne e impedire l’avanzata degli alleati e ricostruito nel dopoguerra) per raggiungere le segherie (località La Sega).

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Durante i bombardamenti, gli abitanti di Terracina vennero sfollati e trovarono riparo dalla guerra proprio in questo piccolo, ameno e singolare luogo: case, magazzini, baracche, perfino edifici pubblici, erano occupati da molte famiglie.

Un giorno, poi, un comando tedesco si era insediato nell’edificio delle attuali Poste.

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Fortunatamente non si verificarono rappresaglie, ma furono razziati i pochi capi di animali rimasti nelle campagne e rastrellati gli uomini in grado di lavorare. Gli stessi uomini che invano tentavano di rifugiarsi in cunicoli sotterranei.

Si può ben immaginare lo scompiglio portato dagli sfollati in quel piccolo sito, dalla guerra, dai rastrellamenti e, come se non bastasse, dalla malaria della popolazione costiera nell’entroterra. L’Ufficiale Sanitario del Comune di Sabaudia, dottor G. Manno, il 25-9-1943 si ritrovava ad aprire il primo ambulatorio antimalarico.

Parco-Nazionale-Circeo

Terminata la guerra e assicurata la pace, a Borgo Vodice giunsero gli artigiani: sarti, calzolai, barbieri e fabbri cominciarono ad aprire le loro botteghe, conferendo alla località rurale, dedita prevalentemente all’agricoltura e pastorizia, un aspetto e una vocazione diversi.

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Marina Cozzo

Marina Cozzo

Giornalista