Disteso tra passato, presente e futuro
di Monia Taglienti-
Un abbraccio del mare al cielo, il Borgo Medievale di Nettuno
Odore di mare misto a ortensie accompagna l’ingresso al Borgo di Nettuno; il passaggio tra città e Borgo è talmente tanto breve che sembrerà di essere catapultati nel Medio Evo in pochi semplici passi. Con non poco stupore mi sono resa conto di essere ancora in jeans e maglietta, ho scosso la testa e chiuso gli occhi pensando di avere quei sontuosi abiti con sottogonna del sedicesimo secolo. Sono entrata dal Vicolo del Baluardo, mi ha accolto una tenda di Bouganville e l’odore del forno appena adiacente all’ingresso; cammino su secoli di storia e sembro sospesa a metà aria tra progresso e antichità. Vicolo del Baluardo è come una piccola arteria del Borgo che sale dai piedi fin su la testa; casette piccole colorate con aperture che permettono di entrare in fila indiana, forse per rispettare la sacralità del posto oppure per permettere a più persone di avere un piccolo pezzo di mondo all’interno della città protetta.
Il Borgo prende per mano colui che lo visita e lo accompagna in un viaggio verso un tempo che non esiste più ma che in ogni vicolo si palesa davanti agli occhi di chi incantato ha deciso di fare una gita in questo piccolo pezzo di mondo.
Respiro e chiudo gli occhi, cerco di tornare a quei tempi, sento in lontananza il martellare del falegname e l’odore dei sottaceti della signora Maria, ancor più giù la sega dell’idraulico e il pigiare del mosto. Quanta vita in questo spazio circoscritto di Nettuno.
Continuando su Vicolo del Baluardo arrivo a Piazza Colonna, è un tripudio di colore e luce in questa giornata di metà novembre; è come se il Baluardo dicesse “aspetta, aspetta che ora ti regalo qualcosa di sensazionale”. Piazza Colonna appare oggi come il centro nevralgico della movida nettunese, faccio un salto nel presente per poi rituffarmi nel passato. Il mare luccica in lontananza, dalle scalette di sampietrini che scendono al Porto si vede il cielo che incontra il fratello blu, rimango in estasi per qualche minuto con le spalle protette dal Borgo e gli occhi che si perdono in cerca dell’orizzonte. Ristoranti, lounge bar e pizzerie preparano la nottata di lavoro, ed è un po’ come allora quando il calzolaio e il pescivendolo erano con i loro banchetti affacciati sulla Piazza a lavorare, oggi come un tempo nel Borgo pulsa l’economia di Nettuno.
Continuando la mia passeggiata arrivo in Piazza San Giovanni, dove si erge maestosa e abbraccia la Città, la Chiesa meta di pellegrinaggi durante il mese del Patrono e luogo ambito per le cerimonie dei nettunesi. Avendo la Chiesa davanti, mi giro a sinistra ed è come aver appeso un quadro incorniciato tra due palazzi e il mare che fa da sfondo e mi saltella in mente Pessoa con “Al di là del porto c’è solo l’ampio mare…Mare eterno assorto nel suo mormorare…”.
Decido di lasciarmi il mare alle spalle e di tornare a Piazza Colonna per salire dei gradini alti e ripidi in una scala stretta, stretta che costeggia le mura di alcune case. L’avevo vista passando e vorrei proprio capire dove porta. Non so neanche se si possa, ma si sa la curiosità è donna e non posso farne a meno. Dopo una quarantina di gradini leggo sul muro Via dello Steccato, continuo ad avanzare e si apre uno spettacolo davanti a me fatto di auto, motorini, la vita che va e il Palazzo Municipale che mi saluta sulla destra. La sensazione che ho è quella di essere con il corpo in un’altra epoca e con gli occhi nel futuro che va a spasso col passato.
Mi lego i capelli, con la voglia di scendere le scale correndo, come quando la sabbia scotta e desideri arrivare al mare. Correndo per Via Sacchi mi sento un po’ come i bambini residenti del Borgo che giocano a nascondino nei viottoli, arrivo a Via del Mare col fiatone, poggio le mani sulle ginocchia inarcando un po’ la schiena in avanti e guardo sorridendo il luccichio del mare, come soave poesia rinfranca l’animo e riposa il cuore. Il respiro torna normale e abbraccio questo incanto, lasciando andare i pensieri.