ED Abitare l'Agro PontinoED CulturaED Itinerante

Le Ferriere del Borgo

di Marina Cozzo –

 

“Non cercare di diventare un uomo di successo, ma piuttosto un uomo di valore” – Einstein

Nel 346 c.C. Satricum venne distrutta per mano del Console romano M. Valerius Corbus, ma non anche il culto della Mater Matuta, che continuò ad aver le sue seguaci fino a tutto il II secolo a.C., risplendendo nei focolari domestici anche in piena Repubblica Romana.

Perché esso venga praticamente annientato e dimenticato, dobbiamo aspettare l’avvento del Cristianesimo che inizia nel territorio satricano con il passaggio sulla Via Appia di San Paolo e le predicazioni di San Pietro ad Anzio. E Satricum entra a fare parte della diocesi di Anzio, sopratutto perché due papi, Zaccaria e Adriano, per rifornire Roma di derrate che non potevano più attingere dall’Africa, dalla Calabria e dalla Sicilia a causa dei Barbari, rinvigorirono quelle terre con rinnovate bonifiche e opere di masserie, chiamate “DOMUS CULTAE”.
Una di queste fu edificata nell’attuale Campoverde di Aprilia a circa due chilometri da Le Ferriere.

Da qui il passaggio alla storia moderna del borgo più antico dell’Agro Pontino.

Nel 1116 alcuni monaci italo-greci di Grottaferrata tentarono l’estrazione del ferro grezzo e realizzarono la ferriera per la lavorazione dello stesso usufruendo, in parte, dell’assetto idraulico dell’antica Satricum.
I religiosi rimasero nella zona fino al 1564. Poi Papa Pio IV divise tutti i beni del territorio per affidarli alla Camera Apostolica.

Due anni dopo, Papa Pio V dette Le Ferriere in gestione al Santo Offizio, che ebbe autonomia di gestione e di giudizio su tutte le cause civili e penali della Tenuta. Poi, nel 1588, Papa Sisto V decise di organizzare la ferriera di mezzi più avanzati fornendola di mezzi più moderni, rendendola più efficiente: infatti, nello stesso anno, l’impianto incominciò a lavorare a pieno ritmo divenendo la fonderia più importante dell’intero Lazio e il suo prodotto veniva anche esportato nel regno di Napoli e nel granducato di Toscana.

Giungiamo alla metà del 1700. Continue guerre devastarono la penisola e grande era la difficoltà di rifornimento del ferraccio e del ferro grezzo proveniente dall’isola d’Elba; ma la ferriera del Borgo non cessò mai la sua attività. Il grezzo veniva trasportato con grandi navi soprattutto da commercianti genovesi e scaricato nei pressi di Foce Verde, chiamato per questo Passo Genovese, per proseguire verso Le Ferriere su apposite imbarcazioni trainate da possenti e infaticabili bufali lungo gli argini del fiume Astura.
La manodopera impegnata nella produzione e lavorazione del ferro veniva dalla Toscana e dalla Lombardia e l’importanza per l’efficienza e la qualità del ferro era nota in tutta Italia.
I più grandi architetti facevano riferimento alle Ferriere per la realizzazione di opere architettoniche, che sono ancora tra le più importanti nella storia mondiale. E così, tra il 1740 ed il 1744, anche Vanvitelli, dovendo restaurare la cupola michelangiolesca di San Pietro soggetta a continue crepe, ordinò alle Ferriere la fornitura di enormi cerchioni di ferro.
Gli alti e i bassi sono ovunque e anche la nostra storica fonderia, tra 1798-99, subì una diminuzione del ritmo lavorativo fino al 1810, anno in cui riprese la normale attività.
Ma nel 1865, infine, il Borgo subì la definitiva chiusura dello stabilimento.

Previous post

Mafie nel Lazio, rapporto dell'Osservatorio tecnico scientifico

Next post

“Light as aluminum” - Premio COMEL Vanna Migliorin

Marina Cozzo

Marina Cozzo

Giornalista