ED Itinerante

Scoprendo Terracina. La maestosità di un porto dimenticato.

di Emanuela Federici

Camminando per le vie commerciali di Terracina sembra quasi impossibile immaginare di trovarsi sopra i resti di uno dei poli più importanti dell’antico Impero Romano. L’atmosfera è quella frenetica di una città in continuo movimento e il desiderio di crescita si respira ad ogni angolo, eppure è praticamente inevitabile imbattersi in un reperto archeologico e approdare in un’altra epoca, circondati dalle tracce di secoli di storia. Spesso, infatti, non è semplice rendersi conto di quanto la civiltà abbia coperto le nostre radici, nascondendo ciò che un tempo era fonte di smisurato orgoglio.
“Gran parte dei monumenti risalenti all’epoca romana sono ancora inglobati in altre strutture”, ci racconta Luca Brusca, Presidente della Pro Loco di Terracina, per spiegarci che “nelle facciate di alcuni palazzi della città alta è possibile individuare ancora la struttura tipica delle costruzioni della prima età imperiale”. Colonne, capitelli, opus reticulatum, elementi che vengono divorati da moderne costruzioni disordinate del centro storico.
Nella parte bassa, invece, possiamo trovare delle zone in cui l’architettura romana è parte integrante del paesaggio urbano, una sorta di museo en plein air a completa disposizione dei turisti. Come per il molo est dell’antico porto di Traiano, costretto tra una strada fin troppo trafficata e un soffocante complesso di edifici abitativi. “Il porto, ampliato nel I secolo d.C. dall’imperatore Traiano, era quasi dieci volte più grande di quello attuale”, continua il geometra Brusca, “il molo si prolungava in una serie di archi disposti in forma semicircolare, con un’apertura al mare nella parte est”. Una struttura simile a quella del porto di Cartagine, organizzata per assicurare il sostentamento della grande Roma e per rappresentare, insieme alla Porta Napoletana attraversata dall’Appia, un crocevia del Mediterraneo.
Purtroppo col passare del tempo quest’opera grandiosa, come molte altre, è stata sepolta dalle costruzioni attuali, quindi ora “risulta difficile per il Comune pensare di riportarla alla luce, sia per motivi economici che logistici”, spiega il Presidente della Pro Loco, in compagnia del Vicesindaco, Gianfranco Sciscione. “Significherebbe obbligare centinaia di famiglie ad abbandonare le proprie case, senza contare i negozianti costretti a rinunciare alle loro attività”.
Di sicuro vedere un reperto così imponente in balìa degli eventi e degli atti vandalici fa stringere il cuore, ma la positività di chi sta ai vertici fa sperare in una prossima attività di messa in sicurezza, per promuovere il territorio e per dare valore alle meraviglie che appartengono alla nostra incantevole provincia.

Previous post

La Frantumaglia

Next post

L’anticonformismo che fece carriera

Emanuela Federici

Emanuela Federici

Redattrice -