L’Opera Nazionale Combattenti cambiò le sorti dell’Agro Pontino
di Marina Cozzo –
Era il 10 dicembre 1917, quando veniva istituita l’ONC, da Francesco Saverio Nitti, ministro del Tesoro, e dal suo collaboratore Alberto Beneduce.
Si trattava di un sistema di intervento economico del primo dopoguerra, con cui lo Stato andava incontro ai contadini, ma sopratutto soldati, che dopo la guerra sarebbero tornati ai loro paesi in cerca di lavoro e di terra.
A regime interno privatistico, come l’Istituto nazionale delle assicurazioni dal quale era finanziato, l’ente nazionale aveva il compito di provvedere all’assistenza economica, finanziaria, tecnica e morale dei combattenti reduci, infatti.
Tuttavia, con l’avvento del fascismo, esso subì profonde modifiche istituzionali: nel 1923 si attuò il ricambio dei vertici, la modifica dei regolamenti e delle funzioni, mettendo l’ONC sotto il controllo totale del governo.
Dipoi, con la riforma del 1926, fu sciolto il consiglio di amministrazione per sostituirlo con un consiglio consultivo; il presidente, designato dal capo del governo, acquisì tutti i poteri amministrativi e di rappresentanza; infine, con l’approvazione dei nuovi regolamenti fu trasformata in maniera radicale la finalità istituzionale.
L’ONC divenne protagonista dello sviluppo economico e sociale del paese, per l’incarico primario di attuazione della politica agraria fascista per la trasformazione fondiaria.
Grazie alle potenzialità tecnico-professionali e alla dotazione finanziaria realizzò il suo maggior compito istituzionale con il piano nazionale di bonifica integrale delle paludi pontine e ridisegnando la fisionomia di quel territorio.
La politica agraria fascista, impersonata da Arrigo Serpieri, teorico della bonifica integrale, si rifaceva all’immissione di capitali pubblici in agricoltura e alla direzione ‘tecnica’ della bonifica.
Si pensi che solo per l’area pontina furono approntati circa 200 progetti di bonifica su un territorio di circa 60.000 ettari, realizzando oltre 3000 poderi assegnati ad altrettante famiglie coloniche.
Per stabilizzare i coloni nelle terre ‘redente’ e assicurare vita duratura e prosperità alle aree bonificate, furono realizzati non solo canali, strade, approvvigionamento di acqua potabile, fabbricati, ma anche 14 borgate rurali e cinque centri urbani (quattro comuni, Aprilia, Pontinia, Sabaudia, Pomezia, e un capoluogo di provincia, Littoria).