Il ’68 a Latina raccontato attraverso i libri: Idee, informazione, donne, ricordi nei media di ieri e oggi
di Cora Craus –
Latina 1968, la rivoluzione giovanile raccontato dai libri ma ovviamente anche dai media dell’informazione. I latinensi come hanno vissuto il mitico 68 e dintorni? Stiamo curiosando tra i libri di autori “locali” (troverete su “ESSEREDONNA” una serie di articoli) che narrano di quel periodo storico, di fatti e avvenimenti che hanno coinvolto la nostra città, i nostri giovani, le nostre agguerrite ragazze. Proviamo a spulciare a 50 anni di distanza cercando le voci, le testimonianze nelle pagine di alcuni romanzi, quali, ad esempio, “Il Cùnsolo” di Floriana Giancotti, “Il Fasciocomunista” del Premio Strega Antonio Pennacchi, cercando i ricordi di chi in quelle lotte giovanili ha voluto esserci, di chi si è illuso di esserci, di chi ci ha creduto e lottato fino in fondo.
Fermiamo, oggi, il nostro interesse sulle donne e lo facciamo attraverso inserti o pubblicazioni d’importanti giornali. C’è stato anche a Latina “Il ’68 delle donne”? Parole che sono anche il titolo di una bella pubblicazione de “Il Manifesto” diretto da Norma Rangeri. Tra i tanti racconti di donne vi è quello di Manuela Fraire che ci riguarda molto da vicino: “Ho fatto i picchetti fuori della Fulgorcavi di Latina ma mi sentivo fuori posto a dire agli operai in sciopero cosa si doveva fare contro i padroni. Sapevo di venire dalla parte dei padroni anche se, lo ricordo bene, sentivo di non somigliare neanche a loro.”
Il sessantotto è stato l’incubatrice o, se si vuole, il prologo di battaglie femminili come l’aborto o il divorzio e ha rappresentato una presa di coscienza politica femminile senza precedenti. Il successo o l’insuccesso politico si misura sempre sulla condizione femminile e le istanze, le idee “dell’anno più lungo del ‘900” furono foriere di grandi affermazioni. Ovviamente sono tante anche le voci discordanti sul valore del sessantotto tra le quali spicca quella di Rossana Rossanda fondatrice de “Il Manifesto” che ha dichiarato: “Il Sessantotto è stata una grande forza destituente ma non costituente. Ha rifiutato molte cose, ma non ha costruito positività.”
Altrettanto discordante e critica è la voce di Marcello Veneziani che su “IL Tempo” scrive. “Ma cosa fu poi il’68? Povero di eventi, senza grandi catastrofi, accadimenti storici, cambiamenti di potere, il ’68 fu soprattutto un cambiamento radicale di mentalità. Una rivoluzione culturale, per fortuna non come quella esaltata dai sessantottini nella Cina di Mao, che costò qualche decina di milioni di morti”. Su una cosa concordiamo senza se e senza ma con Marcello Veneziani fu “Un radicale cambiamento di mentalità”, una realtà che abbracciò e fuse i giovani di Latina con i giovani di tutto il mondo. I giovani di Latina scelsero come polo attrattivo la facoltà di Architettura della Sapienza a Roma. Il filo d’Arianna di quella generazione fu, oltre, la politica anche la musica.
“Le nuove generazioni sempre più spesso – scrive Mauro Novelli, docente di Letteratura Italiana all’Università Statale di Milano – vedevano piuttosto nella musica leggera il veicolo idoneo tanto per quietare i propri bisogni di liricità, quanto per riconoscersi politicamente, figure del calibro di Bob Dylan e Joan Baez, eventi quali il festival di Woodstock sono rimasti emblemi di quella stagione”.