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Latina Bene Comune, dall’amore per la città alla politica.

Di redaziine –

È arrivato il grande giorno, quello dell’ufficialità.  LBC si è presentato alla città dinnanzi a una grande sala affollata di persone.

Latina Bene Comune,, ha fatto così  ieri sera, il suo esordio nell’aula magna del liceo scientifico, G.B.Grassi, presentandosi come nuovo soggetto politico che ha racchiuso in sé diverse associazioni e diverse realtà attive sul territorio, raccontandosi senza schemi o convenzioni, quelle invece della politica cui siamo tutti abituati.  Lo ha fatto nella maniera più semplice e diretta, quella di chi vuole mostrare la sua vera faccia, reale, senza ritocchi o trucch particolari. Per più di due ore si sono alternati sul palco i suoi promotori insieme a  musiche e canti, prosa e improvvisazione teatrale, per proporre così alla città un programma elettorale ancora tutto da scrivere con quanti aderiranno con lo stesso spirito di partecipazione e quello stesso Bene Comune posto al centro del progetto.  Il bene per la citta. Il bene per Latina. 

Damiano Coletta, il suo presidente,  sarà il candidato sindaco per questa nuova, giovane realtà, alle prossime amministrative 2016. Coletta, nel suo intervento finale, ha concluso dicendo: “Davanti a questa situazione abbiamo due scelte: girare la faccia dall’altra parte continuando solo a lamentarci oppure alzare la testa e reagire, rimboccandoci le maniche”.

Riportiamo di seguito integralmente il discorso di Damuano Coletta.

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“Non chiederti ciò che l’America può fare per te, ma chiediti ciò che tu puoi fare per l’America”. Mi piacerebbe partire da qui, dalle parole pronunciate dal presidente Kennedy in un famoso discorso, per parlare dei motivi che ci spingono a presentarci alle prossime elezioni comunali.

Ci sono momenti in cui bisogna esserci, in quanto persone ed in quanto cittadini.

Ci sono momenti in cui ciascuno deve dare qualcosa in più.

Questo è sicuramente uno dei momenti più bui della storia della nostra città.

La classe politica che ci ha amministrato in questi ultimi 15 anni ha indiscutibilmente fallito.

Ci hanno lasciato macerie, una città senza identità, con molteplici indagini della Procura in corso e con lo spettro di un dissesto finanziario dietro l’angolo.

Ci hanno voluto far credere, perché così conviene, che questa città sia malata cronicamente.

Invece è malato il sistema politico che l’ha gestita e pensata in maniera mediocre. Pensiamo anche solo alle due ultime consiliature finite tra insulti nel commissariamento. La prima conseguenza di tutto questo dovrebbe essere un’onesta, quanto impossibile, “assunzione di responsabilità”.

Se chi avrebbe dovuto amministrarci ha fallito sotto tutti gli aspetti, decenza vorrebbe che ne prendesse atto e lasciasse spazio ad altri. Non dovrebbero più riproporsi come se nulla fosse, presentandosi come paladini di una schizofrenica discontinuità, anche da se stessi.

È singolare questa masochistica abitudine tutta italiana, di votare personaggi spesso impresentabili per poi inveire contro di loro, definendoli incapaci e sospettandoli di corruzione.

E poi l’esito dell’operazione “Don’t Touch”, per la quale non finiremo mai di ringraziare la Magistratura e le forze dell’Ordine. E siamo solo all’inizio. Dall’inchiesta emerge un quadro allarmante di prossimità tra la malavita locale e le istituzioni. Un quadro che non sorprende affatto, visto che da anni sono costretti a subirlo i cittadini di Latina. È un quadro che ha contribuito al degrado sociale, economico e morale nel quale questa città è stata fatta sprofondare.

Questo disastro ha responsabilità politiche molto precise, che i cittadini non possono più far finta di non conoscere.

La nostra classe politica ha favorito in maniera diretta (se oltre che politicamente anche penalmente lo stabilirà la Magistratura) la creazione di una “Terra di Mezzo”.

Ci sono state carriere politiche che hanno avuto inquietanti ascese, probabilmente favorite dal “voto di scambio”, formando un cortocircuito tra malapolitica, malamministrazione e malaffare. E anche l’opposizione, pur se in misura diversa, ha le sue responsabilità, per essersi presentata agli appuntamenti più importanti separata in casa, vittima di personalismi e malata di correntismo.

Davanti a questa situazione abbiamo due scelte: girare la faccia dall’altra parte continuando solo a lamentarci oppure alzare la testa e reagire, rimboccandoci le maniche.

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