Al MACRO Asilo di Roma. “Fuga per la libertà”, il racconto del Campo profughi di Latina della regista latinense Emanuela Gasbarroni.
A cura di Cora Craus –
Martedì, 12 novembre alle ore 18 presso la sala Auditorium del Macro Asilo di Roma via Nizza,138 sarà proiettato, a cura del collettivo curatoriale IL MURO, con ingresso gratuito, il documentario della regista latinense Emanuela Gasbarroni “Fuga per la Libertà. Il racconto del Campo profughi di Latina a 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino. Seguirà un dibattito con l’intervento di Emanuela Gasbarroni, giornalista e regista del documentario, Veronica Arpaia, autrice del libro “Tempo di Muri. Un mondo diviso da Berlino a Trump” [LUNI Editrice], Francesco Careri, co-fondatore del laboratorio di arte urbana Stalker-Osservatorio Nomade.
Nel mese del trentennale della caduta del Muro di Berlino, la proiezione e il dibattito, si pongono come riflessione su un momento importantissimo della Storia recente, fatto di vicende personali strettamente legate ai grandi eventi su scala internazionale, in una complessità geopolitca, etica, sociale ed esistenziale.
Il documentario “Fuga per la Libertà” (durata 70′), della giornalista documentarista Emanuela Gasbarroni, – vincitore di numerosi premi, selezionato nella cinquina come miglior documentario al Globo d’Oro 2018 – narra la storia del Campo profughi “Rossi Longhi” di Latina, che ha ospitato, dal 1957 (dopo l’invasione dell’Ungheria) fino al 1989 (caduta del Muro di Berlino), circa centomila rifugiati che scappavano dai Paesi dell’Est. Dopo la permanenza nel campo, molti rifugiati restavano a Latina o in Italia, molti altri decidevano di spostarsi negli Stati Uniti, in Australia, in Canada, proseguendo la personale ricerca di libertà.
Subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, Latina vede l’istituzione di un campo profughi destinato ad accogliere gli abitanti del sud della provincia che avevano perso la propria casa a causa dei bombardamenti. Successivamente, nel 1947, il campo profughi diverrà uno dei principali centri di accoglienza della popolazione esodata dei giuliano-dalmati, che abbandonò i propri luoghi d’origine in seguito all’annessione di quei territori alla Jugoslavia.
“Nel 1957 il campo profughi di Latina – si legge in una nota dei curatori – viene intitolato a Rossi Longhi (già presidente del CIME – Comitato intergovernativo per le immigrazioni europee) e dotato di una nuova struttura (oggi sede dell’Università La Sapienza) che resterà attiva fino alla sua dismissione definitiva nel 1989, a seguito della caduta del Muro di Berlino. In quei trentadue anni le vicende del campo profughi Rossi Longhi faranno da cartina tornasole di tutti gli eventi politici della Guerra Fredda: oltre la Storia ufficiale delle grandi potenze, fatta di trattati e strategie, c’è una storia fatta di esodi e flussi migratori, di persone e di identità da ricostruire. Così la città di Latina apre le porte a rifugiati ungheresi (i primi ad arrivare nel nuovo campo), jugoslavi, albanesi, cecoslovacchi, bulgari, rumeni, russi (tra cui anche il regista Andrej Tarkovskij, che nel campo fece una brevissima tappa a seguito del suo abbandono della Russia, prima di ricevere la cittadinanza onoraria a Firenze), polacchi (questi ultimi emigrati più per ragioni economiche che politiche) ma anche a cittadini cinesi, iraqueni, vietnamiti e indocinesi. Tante culture diverse, tante storie di vita intrecciate nel microcosmo di un campo profughi italiano”.
L’obiettivo del film è proprio quello di raccontare l’importantissima pagina di storia recente italiana che pochissimi conoscono, tentando di restituire la complessità umana, esistenziale, geopolitica ed etica che ha animato quello spazio per circa quaranta anni. Ma anche cosa significhi libertà nelle sue varie accezioni e rischiare la vita per essa, su cosa significhino esilio, identità, ideologie, ma anche accoglienza, emigrazione, violenza, speranza.
Un argomento quanto mai attuale. Il tutto viene reso anche grazie alla memoria dei tre protagonisti diretti Alex, Mihai e Aurelia. Un progetto nato dalla ricerca approfondita nella copiosa documentazione dell’Archivio di Stato fatta dalla regista per rintracciare le persone che hanno vissuto la fuga e l’esilio, che vi hanno lavorato, ritrovando anche suggestivi filmati dell’epoca”.
Chi sono i curatori dell’evento?
IL MURO è un collettivo curatoriale fondato da un gruppo di giovani creativi e ricercatori della provincia di Latina, nel 2014, con l’intento di indagare e promuovere le arti in un approccio interdisciplinare. Particolare attenzione è rivolta allo studio e alla valorizzazione dei contesti caratterizzati da difficult heritage (come le Città di Fondazione), dei piccoli centri storici, delle realtà urbane periferiche e multiculturali, nella prospettiva di una divulgazione storico-artistica, di ricerca e conservazione della memoria collettiva e del concetto di appartenenza. Accanto alla cura di eventi storico-artistici, IL MURO porta avanti un’importante attività editoriale con la rivista IL MURO Arte – Media – Visual Culture (www.ilmuromagazine.com).