Noi pendolari, analisi semiseria del ritorno alla quotidianità.
di Emanuela Federici –
Vacanze Finite… Eh già! Ogni anno sembrano più corte e meno riposanti. L’unica nota di coerenza si intravede nel girovita, camuffato da maglie morbide e maglioni oversize giustificati dal freddo!
Come ogni 7 gennaio che si rispetti, la sveglia all’alba riporta bruscamente alla vita frenetica di sempre, con le sue peripezie e i suoi inconvenienti quotidiani. Ed è così che noi pendolari di Latina ci ritroviamo tutti riuniti alla stazione sperando in un miracolo post-natalizio che ci faccia arrivare in orario il primo giorno di lavoro.
Chiaramente i buoni propositi della sera prima ci immaginano sul treno delle 7:00, pronto a portarci a Roma con estrema serenità. La verità è che quel treno non riusciremo mai a prenderlo! Le vecchie care abitudini della mattina non esistono più in questa giornata funesta. Il traffico su Via Epitaffio sembra raddoppiato in proporzione alla rabbia repressa dei conducenti e i nuovi (anche se già sabotati) autovelox non semplificano le cose. Ma cavolo, Natale è appena passato e noi vogliamo essere ancora buoni e pacifici. Attendiamo con pazienza ai semafori, guardiamo compassionevoli la vecchietta che si piazza in mezzo alla strada con il bastone incastrato nella grata di un tombino e canticchiamo allegramente una canzone mai sentita alla radio. La vita è meravigliosa e vogliamo iniziare l’anno belli carichi e positivi.
Il parcheggio della stazione è mezzo vuoto. Wow! Il pensiero vaga autonomo e scontato: meno macchine > meno gente > speranza di posti sulle vetture. E ci si avvia saltellanti ai treni. Ma a ridosso di quell’edificio squadrato qualcosa nutre il sospetto che non ci abbandona mai. Già alla vista dell’ingresso si capisce che qualcosa non corrisponde alla prima impressione. Ma solo entrando ci si ritrova a fare a pugni con la mera realtà. Davanti la biglietteria si staglia una fila interminabile di persone, tutte in cerca di un abbonamento.
A questo punto il pendolare medio si mette in coda automaticamente, anche se il bigliettol’ha già comprato. Deformazione professionale! È una questione di senso d’appartenenza. La parola d’ordine è “lamento”. Dopo i primi 5 minuti di sgomento, si inizia a protestare per qualsiasi cosa, a turno. “Ma com’è possibile una fila così lunga?”. “Il 7 gennaio e un solo sportello aperto?”. “Quanto può essere lento un uomo a dare il resto?”. Ci si arrabbia, si sbuffa, si implora il dio Trenitalia di ritardare ulteriormente i treni (già in ritardo, chiaramente).
Immagino che per chi sia seduto sulle panchine nella sala principale dev’essere uno spettacolo invitante. Una trentina di persone che si agitano e saltellano da un piede all’altro cercando di sconfiggere il freddo dovuto alle porte aperte. Gente che esulta ogni volta che qualcuno, esausto, getta la spugna e si dirige con le spalle curve all’edicola per comprare un biglietto singolo.
Si fissa il tabellone increduli vedendo che i 20 minuti di ritardo si sono trasformati in 35 e ci si maledice per la grazia ricevuta. La visione dell’entrata a lavoro è sempre più lontana. Ma il pendolare non molla. Il pendolare si incavola, si nutre dell’angoscia del viaggiatore occasionale e tutt’al più sparge la voce di un guasto ad un treno sulla tratta Napoli-Roma (che è una costante) per scoraggiare i più deboli e ottenere più spazio in carrozza.
L’addetto allo sportello sembra quasi addormentarsi, per quanto va a rilento. Ogni volta che riceve un modulo compilato per l’abbonamento annuale lo fissa attonito e poi conclude la pratica con meticolosa attenzione per i dettagli, neanche fosse una composizione. Ma alla fine arriva il nostro turno, come in un sogno. Lo sconforto rende i suoni quasi ovattati. E dopo qualche interminabile minuto quel minuscolo cartoncino investe il proprietario di un potere immenso. La libertà di poter salire su un bel treno sudicio e affollato per almeno un mese!
E allora quei 30 minuti di fila nella stazione di Latina sembrano niente. Tornare a casa alle 22:30 per un guasto alla linea diventa quasi una soddisfazione. E ci si rende conto che i divani da cui non riuscivamo a staccarci durante le vacanze sono davvero sopravvalutati. Sì, il rientro a lavoro è davvero uno dei momenti più stimolanti dell’anno e noi a Latina sappiamo come renderlo indimenticabile!