Arte e dintorni. Una chiacchiera in libertà con l’artista Piera Vertecchi
Di Cora Craus –
Abbiamo parafrasato le famose “Parole in libertà” di Filippo Tommaso Marinetti per la nostra intervista di oggi. La “chiacchiera in libertà” è con Piera Vertecchi, artista pontina di origini calabresi, in occasione di uno dei suoi accoglienti vernissage dove la silenziosa “parola d’ordine” è sempre stata: amicizia. In questi giorni l’artista espone in diverse realtà sia del capoluogo che di splendide località della nostra provincia tra le quali Sabaudia presso il Museo Emilio Greco. Nella bella città giardino con l’opera “Tsunami” è presente nella collettiva tutta al femminile di “MAD DONNA 2024” curata da Fabio D’Achille direttore di MAD- Museo D’Arte Diffusa.
Arte e gossip sono la linfa vitale della mondanità e allora cosa pensa l’art director della sua artista? Prendete nota, che in più di un’occasione e con ammirazione ha affermato: “Piera Vertecchi espone con perseveranza da diversi anni nel Museo d’Arte Diffusa a Latina avendone sposato la “causa” fatta di rapporto itinerante con il contemporaneo, nella città, nella provincia ma anche oltre i confini nazionali”.
Piera, abbiamo ricordato la sua opera dall’impegnativo titolo “Tsunami” in più, in questi giorni, a Latina, lei espone nella rassegna “Sea2024” Benacquista Art Collection, una rassegna dedicata al mare. Qual è il suo rapporto con il mare?
“Il mare è vita e morte. Nascita di tutte le creature e grande madre che ci abbraccia anche nella nostra fine. Mare è pericolo e speranza”.
Piera il mondo sta vivendo un momento difficile con la guerra che è tornata nel cuore dell’Europa, le vittime di Gaza, il nostro pensiero è per tutte le vittime di tutte le guerre. Le chiedo cos’è per lei la pace?
La pace, per me, è senso di rispetto per la vita di tutti. Da ammiratrice di Mark Rothko, il pittore della contemplazione, vorrei la pace nell’animo di tutti. Che non ci fosse più nessuna brutalità su donne e su persone indifese.
Cosa significa per Lei dipingere?
Per me dipingere è essere quella parte di me che resta sempre nascosta e quando inizio a fare qualche progetto mi sento completa non solo Piera insegnante, amica, mamma, Piera Vertecchi!
Le sue creazioni artistiche risentono di una qualche influenza letteraria?
Penso che le mie creazioni risentano di tutto quello che vivo e se penso a cose che ho letto mi vengono in mente poesie ermetiche, dove le parole suggeriscono emozioni e immagini.
Il suo romanzo preferito?
Rimasi colpita profondamente da ” Il lupo della steppa” di Hermann Hesse. (n.d.r. Premio Nobel per la letteratura nel 1946, il primo ad essere premiato dopo la fine della seconda guerra mondiale, uno scrittore, un filosofo che sentiva profondamente lo spirito che animava e anima la Fondazione Nobel: cercare la pace e la riconciliazione tra uomini tra Nazioni.
“Il lupo nella steppa”: Il libro racconta la storia d’una profonda sofferenza psicologica che coglie il protagonista, Harry Haller (alter ego dello stesso Hesse, con cui condivide le iniziali H.H. del nome) alla soglia della mezza età (la stessa età dell’autore nel periodo in cui scrive il romanzo). Harry soffre d’un forte conflitto inerente alla propria personalità; il percorso di guarigione è la riconciliazione delle due parti antitetiche e contrapposte che ha dentro sé tramite l’umorismo, la risata cioè anche nei confronti di se stessi e davanti all’inadeguatezza della società e dell’intera cultura umana. Solo considerando la realtà dal punto di vista ironico Harry percorrerà i passi necessari per condurlo lungo la direzione della perfezione artistica. Citazione dal libro: “La solitudine è indipendenza: l’avevo desiderata e me l’ero conquistata in tanti anni. Era fredda, questo sì, ma era anche silenziosa, meravigliosamente silenziosa e grande come lo spazio freddo e silente nel quale girano gli astri.” )
Torniamo all’arte pittorica: il suo pittore preferito?
L’artista che sento di grande ispirazione in questi anni è Mark Rothko, precedentemente lo sono stati i surrealisti. Le immagini hanno un potere particolare: possono veicolare con grande forza cose non dette, nascoste nell’inconscio sia personale che collettivo.
Di questo pittore quale opera considera emblematica?
Moltissime opere di Mark Rothko
raccontano solitudine e profondità. Non ne ho una preferita. Anche se ha
inventato una tecnica pittorica amava ripetere: “Non mi
interessa il rapporto tra colore o forma o qualsiasi altra cosa. Mi interessa
solo esprimere le emozioni umane di base: tragedia, estasi, rovina e così via.”
Qual è il suo colore preferito?
Il colore che preferisco… Azzurro chiaro
Dispone della macchina del tempo: in quale periodo storico farebbe incursione?
Se potessi fare una incursione nel passato forse, solo, per un breve viaggio, andrei a “scuola” da Michelangelo Buonarroti