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Due padri, due figli

 

di Cora Craus –

 “Due padri, due figli – Una famiglia tra Napoli e Latina”, di Salvatore D’Incertopadre (ed. Atlantide – pag. 323 – € 15) è un affresco familiare, storico e umano accurato e preciso. Le vicissitudini, l’emozioni dei personaggi narrate in “presa diretta” rende la lettura piacevole ed intrigante.     

Il romanzo si sviluppa con uno stile autonomo, una narrazione pervasa da una vena sentimentale, mai nostalgica, intervallata da pagine che ricordano molto da vicino i Baedeker, ovvero il racconto dei luoghi, dei monumenti, visti non come appunti isolati ma inquadrati come protagonisti palpitanti, testimoni vivi delle vicende umane.

Tutto ruota intorno all’intrecciarsi, al susseguirsi temporale delle storie generazionali della famiglia Capece.

Gennaro Capece e il figlio Vincenzo sono il primo padre e il primo figlio annunciati dal titolo del romanzo. L’ ambientazione, uno dei punti di forza del libro, è nella città di Napoli con le sue tradizioni religiose, storiche, magiche e culinarie.

La seconda parte vede il trasformarsi di Vincenzo Capece nel ruolo di padre, il secondo padre annunciato dal titolo del romanzo, e suo figlio Marco, va da sé, il secondo figlio del titolo. L’ambientazione della seconda parte della storia è ben diversa: siamo a Latina, la città nuova, la città nera, ma soprattutto è la città dell’opportunità lavorative.

Probabilmente, il libro, per quelli della generazione nata negli anni cinquanta e trasferitesi nella città pontina, rappresenterà un vero taccuino dei ricordi, un diario collettivo degli ultimi quarant’anni di storia, storia locale, di Latina, storia del nostro Paese. L’Italia.

Una emozione in più per noi abitanti di Latina che oggi sentiamo la città come la nostra effettiva comunità, la nostra Polis senza per questo rinnegare o sentirsi lontano dalle radici natie. L’autore parla di Napoli, della Campania ma crediamo che possa valere davvero per tutti coloro che qui, nei decenni, hanno trovato accoglienza e futuro.

Un aspetto particolare del romanzo “Due padri, due figli – Una famiglia tra Napoli e Latina”, ha attratto la nostra attenzione, e su questo aspetto abbiamo deciso di soffermarci, è quel filo d’Arianna che attraversa e tiene ben salda la storia, l’elemento femminile: Rachele, Assunta, Claudia, Marta.

Vediamole da vicino queste figure femminili:

Rachele è la figura capostipite della storia, e, attraverso di lei, donna del popolo molto amata e rispettata dal marito, viviamo le prime conquiste delle donne del dopoguerra in una Napoli distrutta, sfregiata, umiliata…eppure pronta a ricominciare. Le prime conquiste, la prima vera e tangibile “rivoluzione” è una rivoluzione che apparentemente nulla a che vedere con i diritti civili, politici e sociali: sono gli elettrodomestici. Oggetti che cambiarono la realtà delle donne, non sul piano intellettuale, della lotta politica bensì su quello della fatica fisica e ciò contribuì all’espandersi del cosiddetto piccolo ceto medio. Rachele, sia pure in embrione, ha il senso del valore e della propria autonomia di persona.

Testimone che passa nelle mani della nuora Assunta, la moglie di Vincenzo Capece, Assunta rappresenta la generazione nata negli anni cinquanta, effettiva esponente del piccolo ceto medio napoletano, con mamma insegnante e papà impiegato. Assunta è una ragazza portatrice di valori affettivi antichi e solidi della tradizione; accetta con sincera disponibilità di andare a vivere dai suoceri che ama e cura con affetto filiale. Ma in Assunta la consapevolezza politica e sociale del suo valore è chiaramente espresso dalla sue convinzioni politiche: vota Partito Comunista Italiano. La sua apertura mentale la si può apprezzare nella “normale” accettazione delle sue due più care amiche, Brigida e Anna Maria, una coppia omosessuale, lesbica.

Assunta segue il marito a Latina, dove si è trasferito per motivi di lavoro. In queste pagine del romanzo si respira davvero l’essenza positiva e negativa di questa città. Siamo a metà degli anni Settanta e lei incontra molta fatica e disagio nell’integrarsi nel tessuto cittadino pur vivendo con molta partecipazione emotiva la storia locale e nazionale di quel non facile periodo. Coltiva la sua passione per la lettura e il cinema. Si lascia totalmente e felicemente assorbire dal suo ruolo di moglie e di orgogliosa madre di Marco, un bellissimo e complicato figlio.

Assunta è stata un ideale evoluzione femminile- femminista di Rachele, Claudia, la moglie di Marco è l’evoluzione, sempre in chiave femminista di Assunta e della generazione nata negli anni settanta. Claudia, ragazza ribelle ma con la testa sulle spalle, insofferente ad una famiglia patriarcale dove tutti i diritti sono dei maschi: padri e fratelli. Gli piace lo studio e lotta contro la famiglia per ottenere questo diritto; principalmente ha ben chiaro che lo studio sarà il suo lasciapassare per l’indipendenza economica e sociale.

Nella tenace, paziente ed innamoratissima moglie di suo figlio Assunta trova la figlia femmina che avrebbe voluto avere ma soprattutto trova l’amica che ha cercato a Latina per venticinque anni. “E non aveva mai trovato tra la gente di quella città, autarchica e chiusa su se stessa, troppo indaffarata a far soldi per cercare amicizie disinteressate”.

Il romanzo si chiude con i “riflettori” su una bambina Marta Capece. Che tipo di donna sarà, quali insegnamenti tramandati dalle donne di famiglia vorrà accettare vivendoli come suoi?

 

 

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Cora Craus

Cora Craus

Giornalista