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Erri De Luca a PiazzaPulita “Sia benedetto il tuo fondale, accogli le gremite imbarcazioni…“

di Arianna Salpietro –

Mare nostro che non sei nei cieli 
e abbracci i confini dell’isola
e del mondo col tuo sale, 
sia benedetto il tuo fondale,
accogli le gremite imbarcazioni
senza una strada sopra le tue onde
i pescatori usciti nella notte,
le loro reti tra le tue creature,
che tornano al mattino con la pesca
dei naufraghi salvati.

Mare nostro che non sei nei cieli,
all’alba sei colore del frumento
al tramonto dell’uva e di vendemmia.
ti abbiamo seminato di annegati più di 
qualunque età delle tempeste.

Mare Nostro che non sei nei cieli,
tu sei più giusto della terraferma
pure quando sollevi onde a muraglia
poi le abbassi a tappeto.
Custodisci le vite, le visite,
come foglie sul viale,
fai da autunno per loro,
da carezza, abbraccio, bacio in fronte,
madre, padre prima di partire”

È la preghiera laica dello scrittore napoletano Erri De Luca a PiazzaPulita, l’ultima tragedia di migranti al centro del talk show condotto da Corrado Formigli ospite della puntata di lunedì 21 aprile del programma di La7. Il successo di De Luca si deve anche alla sua sensibilità, sono parole che commuovono, scritte per la strage dei migranti che colpisce le nostre coste, parole contro quei sostenitori dell’annegamento che non sanno cosa voglia dire buttarsi in mare aperto per non bruciare nelle case in fiamme e per non restare da dove sono partiti. Lo scrittore sostiene che anche se “imponessero la pena di morte per viaggio non autorizzato, non otterrebbero niente, non scoraggerebbero nemmeno uno di questi nuovi viaggiatori che cercano scampo a tutti i costi” riferendosi al nuovo ribaltamento del peschereccio.

Sono nuovi schiavi che fruttano più guadagno della droga, ecco il nuovo business, ma in che mondo viviamo? Secondo le prime indagini della Procura di Catania il barcone proveniente dalla Libia all’avvicinarsi della nave di soccorso portoghese, con lo spostamento dei migranti sull’imbarcazione sovraffollata e l’errata manovra dello scafista è andata a  collidere con il mercantile King Jacobs, provocandone così il rovesciamento avvenuto nel canale tra Lampedusa e la Libia domenica scorsa.  “Voleva guidare la barca e allo stesso tempo nascondersi tra di noi” hanno raccontato i sopravvissuti .

Ci hanno raccontato che a bordo del barcone c’erano tra 700 e 900 persone, la maggior parte stipati nella stiva dove sono rimasti intrappolati dopo il capovolgimento del barcone“, ha detto il comandante della nave Gregoretti, Gianluigi Bove.
Decine di bambini, oltre duecento donne, centinaia di persone hanno perso la vita e hanno dimostrato il proprio valore oggi, 28 i superstiti tra cui uno degli scafisti, 24 i migranti di cui sono stati recuperati i corpi, i funerali saranno officiati a Malta, nel corso di una cerimonia interreligiosa.

La Procura di Catania dispone il fermo dei due scafisti ora detenuti, il comandante è stato fermato per i delitti di naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina; il componente dell’equipaggio soltanto per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

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Continua la strage, stavolta al largo dell’isola di Rodi, nelle acque greche, un altro barcone partito dalla Turchia si è schiantato contro gli scogli perché abbandonato dagli scafisti a metà tragitto con a bordo circa duecento migranti, è fuggito su una motonave quando la barca è arrivata vicino alle coste di Rodi. Secondo una fonte della polizia portuale greca “la barca si è schiantata sulle rocce prima del porto di Rodi” si è inabissata dopo l’urto contro uno scoglio. Sono 90 gli uomini salvati e fino ad ora sono stati recuperati tre corpi tra i quali un bambino, ma le autorità hanno dichiarato che non ci sono altri dispersi. Tra i sopravvissuti in maggioranza siriani ed etiopi, tra cui ventidue donne e sei bambini. Le persone a bordo sono saltate in acqua senza attendere i soccorsi e hanno cominciato a dirigersi a nuoto verso terra. Ciascuno di loro aveva pagato 2.500 euro agli scafisti. E invece, vicino la costa di Rodi il capitano fugge con le loro vite in mano. Questa strage migratoria incontrollata e nuova tratta di schiavi che De Luca definisce“merce che viene pagata prima e che non importa se viene consegnata” rispetto a coloro  che in passato erano definiti come merce preziosa che doveva essere consegnata perché pagata alla consegna. Almeno la loro vita aveva un valore seppur economico.

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È ora di invertire la rotta.

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Arianna Salpietro

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