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“Freccia Rossa”, il nuovo romanzo di Salvatore D’Incertopadre

 

 

di Cora Craus –

Una dinamica narrazione psicologica, un reportage sentimentale vivono nelle pagine de “Freccia Rossa” di Salvatore D’Incertopadre. Si coglie il contraddittorio spirito tra una vita che almeno anagraficamente va verso “Il viale del tramonto” e un cuore, una mente, un’anima che non registrano né i limiti del corpo né quelli del tempo. Il fischio del treno “Frecciarossa” fa da sottofondo.

In questo lavoro l’autore esprime una tenuità di parola e un sicuro narrare, un tocco di “Educazione sentimentale” per dirla come monsieur Flaubert. Un’educazione per adolescenti di ieri come sono i due protagonisti. Ma la freccia scagliata da Cupido, l’amore per sua natura non rendono eterni adolescenti a qualunque età e con un futuro sempre tutto da scrivere?

In “Freccia Rossa” l’autore sembra voler cambiare stile, “pelle”; i sentimenti maturi si esprimono in un equilibrato e lieve spazio letterario. C’è un allontanarsi dallo stile effervescente, ironico, artistico- descrittivo che accomuna le sue passate prove letterarie. Credo di aver letto e recensito tutti i suoi precedenti lavori e la differenza l’ho avvertita in maniera decisa.

Chi sono i protagonisti della storia? Roberto, un ingegnere sessantenne napoletano sfiduciato e deluso dalla vita sia sentimentale che lavorativa. “Non credo che qualcuno abbia scritto per ognuno di noi una trama da dipanare durante il corso della propria esistenza. È evidente però che gran parte della nostra vita dipende dalle scelte che si fanno nel suo divenire”.

Elena, una bella e affascinante donna milanese con una vita dolorosa e difficile alle spalle e una figlia prossima a divenire avvocata. Un’amatissima figlia che nel passato è stata per lei fonte di più di una preoccupazione: “Sai mamma, Bahssin mi ha chiesto di coprire il capo quando sono fuori di casa, così come fanno le donne del suo paese. Quando gli ho detto che non avevo nessuna intenzione di andare in giro con il velo, mi ha risposto che quel suo desiderio era un ordine da eseguire con obbedienza, come fanno sempre le donne islamiche. Poi ha aggiunto che se avessi disobbedito sapeva come fare per convincermi”.

L’ambientazione della storia già ha una sua paradossalità: un comodo stare seduti, un quieto raccontarsi tra viaggiatori su un treno simbolo dell’alta velocità, della più accentuata modernità. Anche la tratta percorsa, Roma-Milano, è molto simbolica e aderente alla storia e al suo srotolarsi.

Si parte da Roma la città della “Grande bellezza” come ci ricorda il premio Oscar Sorrentino. Una città fané, la città delle glorie e delle illusioni passate. Il punto di arrivo è la città del fare, del realizzare, della concretezza meneghina, una città che per un attimo, negli anni Ottanta come racconta l’autore, è stata travolta dall’illusione del “tutto facile”, la città dei rutilanti lustrini e discoteche a gò-gò, la famosa “Milano da bere”.

Un treno lussuoso e un’elegante ventiquattrore per un viaggio, una meta, una memoria sempre uguali a sé stesse per un meridionale: la ricerca del lavoro. “Il treno attraversò il Po, il fiume che segna il confine naturale tra il Nord e il Sud dell’Italia, e non solo in termini geografici.”

Cosa spinge alla fiduciosa confidenza queste due persone diverse per abitudini, per famiglia e per vissuto? E è una fiducia ben riposta? È definitivo il loro arrendersi alla vita, il loro rinunciare a rimettersi in gioco come persone e sentimentalmente? Saranno capaci di superare sconfitte, inibizioni, ferite interiori che sembrano non rimarginarsi mai? “Già” riflettè ad alta voce Roberto, “spesso l’amore cambia la vita e non è detto che lo faccia in meglio. L’amore può avere a volte un esito disastroso lasciando un ricordo amaro di quanto condiviso con l’altra persona”.

C’è una sotterranea, spasmodica urgenza, quasi una fibrillazione in questo racconto dallo stile intimistico che chiede di portare alla luce risposte ai personalissimi interrogativi di ciascun protagonista per ritrovare la voglia di vivere, la passione per la vita.  “La passione ma non può essere intesa solo come desiderio finalizzato al piacere, è solo una delle componenti dell’amore. Un amore vero nasce dall’insieme di passione, intimità e impegno”. Il cuore napoletano di Roberto, stesse origini e stesso DNA del napoletanissimo autore, riusciranno a fendere, a portare uno sprazzo di luce nelle uggiose nebbie di Milano?

 

 

 

 

 

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Cora Craus

Cora Craus

Giornalista