Il Centro socio-culturale anziani Vittorio Veneto: Storia dell’edificio
di Redazione –
L’edificio che ospita il Centro socio-culturale anziani “Vittorio Veneto” come lo vediamo ora, è frutto di interventi di ristrutturazione e consolidamento dello stabile originario, occupato in passato dall’ONMI (Opera Nazionale Maternità e Infanzia).
I lavori volti alla realizzazione di un fabbricato che ospitasse un Centro per anziani furono commissionati dal Comune di Latina a una ditta presieduta dal Dr Architetto Giuseppe Venturi.
Iniziarono nel luglio del 1986 per terminare circa un anno dopo, procedendo in modo spedito grazie a un progetto ben strutturato sin nei minimi dettagli.
La squadra di architetti, ingegneri e altri collaboratori di Venturi (M. Anastasia, G.Del Col, Ing. G. Di Nardo, Arch. F. Santoro, Ing. G.Sciaudone, R.A. Tulli, Ing. C. Viglialoro), si trovò davanti a un palazzo in totale stato di abbandono e molto diverso da come si presenta attualmente. Nelle operazioni di ristrutturazione si dovevano considerare esigenze strutturali ed estetiche, spesso l’una in funzione dell’altra.
Una volta effettuati rilievi e sopralluoghi, si ritenne necessario procedere in base a criteri che tenessero conto di bisogni funzionali, tecnologici e di consolidamento. Per queste ragioni furono effettuati scavi intorno alle fondamenta originarie, conclusi in un solo mese, risultato eccezionale se si pensa che vennero realizzati manualmente, con un sistema ben diverso da quelli utilizzati oggi, che si avvalgono di macchinari. Le vecchie fondamenta furono sostituite da nuove e vennero costruiti pilastri in grado di sostenere la struttura in caso di crollo e renderla autonoma.
Fu costruito un nuovo ingresso baricentrico rispetto al corpo centrale dell’edificio riducendo e razionalizzando i percorsi interni orizzontali e verticali attraverso l’inserimento di un ascensore.
Altro aspetto fondamentale fu la creazione di continuità e funzionalità tra spazi interni ed esterni, perciò vennero realizzate nuove aperture e costruito il portico, anche per limitare la luce e avere un filtro tra interno ed esterno, proteggendo la base del fabbricato da agenti atmosferici (con conseguente funzione di zona protetta all’aperto). Per ottenere unione visiva tra gli ambienti furono demolite separazioni inutili tra questi.
Per ragioni di sicurezza la centrale termica venne sistemata all’esterno ma quanto più vicino possibile allo stesso, onde evitare la distanza tra il luogo di produzione del calore e quello d’irradiamento.
Il progetto, inoltre, era volto a concedere anche spazio alle decorazioni, in quanto prevedeva l’inserimento di ceramiche dipinte dagli artisti più importanti del territorio (tra cui Italo Vivaldi) sulla lunetta posta sopra il portone d’ingresso. Questa iniziativa, però, fu abbandonata e mai più ripresa.
Gli interventi, dunque, furono orientati a rendere l’edificio adatto alla sua funzione di destinazione, ossia dar vita a un luogo di incontro in grado di ospitare molte persone, rendendo la struttura più autonoma, stabile ed elastica possibile.
Un occhio di riguardo fu rivolto al contatto con uno spazio che ricreasse l’ambiente naturale e al conseguente rispetto e conservazione di piante ospitate nel giardino, alcune tuttora esistenti da quando il fabbricato era sede dell’ONMI.